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"Che diavolo stai dicendo?" La mia voce era un sibilo quasi impercettibile, ma Harry lo sentì forte e chiaro come una pugnalata al cuore. Abbassò lo sguardo, cupo in volto; si rese probabilmente conto di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire.

"No, dico: ma chi ti credi di essere? Spunti qui dal nulla cadendo da un albero eppoi mi chiedi di cantare? Ma che hai nel cervello?" ero furioso. A dire il vero non riuscivo nemmeno io stesso a spiegarmi il perché della mia collera nei suoi confronti. Pensai che fosse per il fatto che mi avesse sentito cantare, non sopportavo l'idea che qualcuno mi sentisse. E sapere che lui, un perfetto sconosciuto, lo avesse fatto e mi avesse persino chiesto di rifarlo beh, mi dava ai nervi. Molto.

Harry scosse la testa lentamente e alzò lo sguardo; potei intravedere una leggera velatura di tristezza nei suoi occhi.

Mi spezzò il cuore. Ma perché mai?

"Non volevo offenderti, mi dispiace" si limitò a dire. Io rimasi in silenzio perché non avevo la più pallida idea di cosa rispondergli. E adesso? Mi aveva chiesto scusa, avevo vinto. Ma cosa avevo vinto?

Solo un paio di occhi verdi che mi guardavano con tristezza. Non mi piacque molto il premio, anzi: non mi piacque per niente. Sentii il cuore andare in fiamme e lo stomaco stritolarsi come in una morsa, un mix di sensazioni che non avevo mai provato prima.

Non riuscivo a guardarlo in faccia. Perché diavolo non ci riuscivo? Era come avere un camion addosso, non riuscivo a respirare. Sentivo i suoi occhi bruciare ogni pezzo di pelle che si ritrovavano a guardare, ogni pezzo di me. E non avevo la più pallida idea di cosa fare.

"Io vado" mi limitai a dire e scappai letteralmente via da quegli occhi verdi.

Corsi. Veloce, veloce, più in fretta che potei. Sentii Harry chiamarmi, ma non lo ascoltai; avevo troppa paura di quegli occhi così onesti, così veri.

Mi facevano sentire finto e misero; non volevo più sentirmi così.

Quella sera tornai a casa tardi, saranno state le due. Lungo il tragitto per tornare a casa mi ero fermato in un pub ed avevo iniziato a bere. Molto. Sentivo che avrei fatto praticamente qualunque cosa pur di togliermi dalla mente l'immagine di quel ragazzo dagli occhi tristi. Dio, ma cosa avevo fatto di male per meritarmi una simile tortura?

Arrivai a casa ubriaco fradicio, non so nemmeno io come ci arrivai. Da qualche parte nel mondo ci doveva essere qualcosa come un angelo custode a farmi da balia. Preferii non pensarci troppo e mi buttai sul letto, distrutto. Accesi il telefono e notai un messaggio da parte di un numero sconosciuto.

Lessi velocemente il messaggio e rimasi allibito. 'Eh? Zayn? Ma che caz-' pensai interdetto.

Punto primo: come diavolo aveva fatto ad avere il mio numero? Eppoi, cosa più importante... Che diavolo significava che ero bellissimo da ubriaco?!

***

La mattina dopo mi svegliai in compagnia di un dolcissimo mal di testa. Fanculo. Sentivo letteralmente la testa esplodere e pulsarmi pesantemente, Dio che schifo il post sbornia. Fortuna volle che mia madre fosse già uscita quella mattina e che anche le mie sorelle si fossero eclissate: ero contento, almeno non sarebbero state costrette a vedere quello spettacolo deprimente. Poi era anche sabato, dunque niente scuola. Gettai fuori dalle labbra un respiro di sollievo e mi alzai lentamente dal letto, mi sentivo come un bradipo appena risvegliatosi dal letargo. I bradipi vanno in letargo? Boh, chissene. Fatto sta che stavo una merda. Presi il cellulare per controllare se ci fossero messaggi o chiamate - non che me ne aspettassi, visto il mio basso numero di conoscenti - e fu allora che mi tornò in mente quello di Zayn della sera prima. Cazzo, come avevo fatto a dimenticarmene? Ah la vodka, che cosa magica. Mi aveva fatto dimenticare completamente che avevo uno stalker di nome Zayn Malik ma non di quei fottuti occhi verdi, che sognai per tutto il tempo in cui mi ero lasciato cullare da Morfeo. Dannato Harry, cosa mi avevi fatto per farmi stare così?

Il ragazzo sull'albero // Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora