Sorelle!” - Urlò Charlotte McGonagall aprendo con malagrazia la porta
della stanza ricreativa.La più giovane della famiglia McGonagall aveva solo undici anni. Dotata di
un’insolita vivacità che troppo spesso le costava rimproveri da parte della sua
istitutrice, era però l’anima di quell’enorme casa.
Le sorelle avevano un temperamento così diverso l’una dall’altra.
La figlia di mezzo, Jane, aveva tredici anni ed era la più tranquilla delle tre:
non amava cacciarsi nei guai, nè contraddire il loro padre. Per i tempi della
società vittoriana, Jane McGonagall era lo stereotipo della sposa perfetta.
La maggiore, invece, era assai diversa. Con quattordici anni compiuti si
avvicinava alla tanto temuta età adolescenziale che non avrebbe certo fatto bene
alla ragazza, il cui animo era già ribelle per natura. Tuttavia Elizabeth era
dotata di una rara e acuta intelligenza, animata, senza dubbio, da una
pungente e continua curiosità.Charlotte stava di fronte alle sorelle con il sorriso stampato in faccia e le mani
portate dietro la schiena.
Jane staccò gli occhi dalla stoffa su cui stava ricamando e, vista la sorella, alzò
un sopracciglio - “Charlotte, quante volte te lo devo ripetere? Non si corre nei
corridoi e di certo non si entra in una stanza urlando!”.
Una tinta rossastra colorò le guance della minore mentre Elizabeth alzava gli
occhi al cielo - “Santi numi, taci un attimo, Jane! E tu, Charlotte, cosa nascondi
dietro la schiena?” - le chiese con un sorrisetto.
Charlotte, al colmo dell’eccitazione, saltellò verso di loro sventolando un foglio
di carta dai bordi dorati.
“Ohh volete sapere cos’è questo? Ebbene, se vi dicessi che è un invito al ballo di
questa sera, mi credereste?”
Elizabeth strabuzzò gli occhi e saltò in piedi, abbandonando malamente il libro
che stava leggendo.
“Un ballo! Oh quale notizia ci rechi! Finalmente qualcosa che animi il mortorio
che è la nostra casa!”
“Liz!” - l’apostrofò indignata, Jane - “Non usare questi toni. Nostro padre va
fuori ogni giorno per lavorare e mantenerci!”
La maggiore divenne rossa per la rabbia e Charlotte, incapace di trattenersi, fece
un passo in avanti e si portò le mani sui fianchi - “Ah sì, Jane? Pensi davvero
che nostro padre passi ogni giornata lontano da qui per lavorare, lo pensi
davvero?” - urlò la minore.Nella stanza cadde il silenzio.
Jane ammutolì, distogliendo lo sguardo mentre i suoi occhi si facevano lucidi.
Elizabeth fulminò Charlotte con lo sguardo e questa abbassò la testa.
Charlotte aveva esagerato e lo sapevano tutte e tre.
Avevano giurato che non avrebbero più parlato di quell’argomento.
John McGonagall era stato un rispettabile commerciante dell’alta aristocrazia
inglese per molto tempo fino a quando un tragico evento distrusse tutto.
Charlotte aveva solo due anni quando la signora McGonagall morì e da quel
momento loro padre non fu più lo stesso.
Il matrimonio tra Miss Bates e Mr McGonagall fu uno dei pochi ad essere
celebrato per amore e quando lei morì, lui ne fu devastato.
Per anni le tre sorelle avevano udito flebili sussurri che sembravano passare di
bocca in bocca ad ogni istitutrice. Si raccontava che fosse impazzito, che avesse
perso il senno della ragione, che avesse gettato disonore al suo nome e ai suoi
antenati.
Jane non ci aveva mai creduto: non avrebbe mai ritenuto possibile che il loro
padre si comportasse in un modo tanto disonorevole. Eppure si dovette ricredere
quando vide con i suoi occhi il corpo svenuto del padre sorretto da due
gentiluomini della campagna. Alcool, avevano detto e da quel momento le
sorelle avevano giurato di non parlarne più.“Charlotte, taci” - le ordinò la maggiore con tono insolitamente duro - “Hai detto
abbastanza. Dammi quell’invito ora.”
Charlotte glielo diede senza la minima replica e si sedette quieta quieta accanto
a Jane.
Elizabeth lesse rapidamente l’invito e un sorriso le si dipinse sul viso.
La cattiva condotta di Mr McGonagall li aveva esclusi repentinamente dall’alta
società e, nonostante i nobili compatissero le giovani sorelle, nessuno si curava
di loro.
“Il ballo d’inverno” - sussurrò Elizabeth con un filo di voce e il viso distorto
dall’incredulità.
Jane e Charlotte la fissarono senza capire.
Elizabeth mostrò loro il biglietto - “Questo, mie care, non altro che l’invito al
gran ballo d’inverno. Io… “ - la maggiore trasalì - “Pensavo fosse solo una
leggenda”
“Una leggenda?” - chiese Jane con tono diffidente.
“Sì, una leggenda. Si narra che George Bates, cinquant’anni fa, organizzò un
imponente ballo al quale erano invitati tutti: aristocrazia, ceti medi e inferiori.
Si narra che in quella serata non venne pronunciata alcuna parola negativa e
che si festeggiò con gioia e letizia” - Elizabeth si interruppe guardando i volti
sognanti delle due sorelle. “Come lo sai, Lizzy?”
“La mamma” - mormorò con un filo di voce. Lei era l’unica che ricordava.
Charlotte trasalì aggrottando le sopracciglia - “Non ci hai mai parlato di questo
ricordo”.
Elizabeth arrossì - “Mi è tornato in mente solo ora… Lei era la figlia di George
Bates, come sapete, e mi raccontava sempre di questo ballo e come non attendeva
altro che parteciparvi e…” - Elizabeth si interruppe, con le lacrime agli occhi, e
cercò di riprendere il proprio contegno.
Fece per aprire bocca quando si udì il rumore di passi rapidi e frettolosi.
Le sorelle ebbero solo il tempo per riprendersi e sistemarsi prima che le porte si aprissero e Mr McGonagall facesse la sua comparsa.
Le tre figlie ammutolirono.
Non vedevano frequentemente il padre e quando questi era in casa, si
rinchiudeva in una di quelle enormi e numerose stanze, senza degnare di uno
sguardo le figlie.
Potete ben capire quale sorpresa colse le fanciulle nel vedere arrivare il loro padre
nel bel mezzo della mattinata con la giacca spolverata di neve.“Padre” - salutarono con reverenza le figlie inchinandosi leggermente.
Il padre non rispose e strappò l’invito dalle mani di Elizabeth.
La ragazza impallidì, ma non proferì parola.
Mr McGonagall lesse attentamente il biglietto e alzò il viso, diventando livido
alla vista chiara e nitida delle figlie.
Abbassò bruscamente lo sguardo - “Cancellate dalle vostre menti ogni fantasia
su questo ballo. Non ci andremo” -
Jane impallidì, Elizabeth trasalì e Charlotte lo guardò sconsolata.
“Ma padre” - intervenne la maggiore.
“Ho detto che non ci andremo. Questione chiusa, non voglio sentire altro.”
Fece per andarsene ma le parole di Elizabeth lo trattennero - “Ma perchè? E’ un
ballo organizzato il giorno di Natale cui tutti sono invitati, aristocrazia e ceti
inferiori, e si narra che sia una notte magica e…” -
“Ho detto basta, Elizabeth!”
Gli occhi scuri del padre erano cupi e animati da un lampo furioso - “Finchè
siete sotto questo tetto, le decisioni le prendo io!” - strinse i pugni tremando
leggermente.
“Sì e come pensate di prendere queste decisioni? Passando ogni giornata a
ubriacarvi e tornando a casa senza neanche proferire verbo verso le vostre figlie?”
- Elizabeth era rossa dalla rabbia e le sue sorelle trattennero il fiato.
Mr McGonagall tacque.
“Questo è dunque il lavoro che hanno svolto le vostre istitutrici? Elizabeth
domani partirai per il collegio. Il tuo carattere deve essere domato!”
Charlotte lo fissò a bocca aperta mentre Elizabeth tremava.
“Nostra madre non l’avrebbe mai voluto” - sussurrò Jane con un filo di voce.
“E COME SAI QUELLO CHE TUA MADRE AVREBBE VOLUTO? LEI NON
C’E’ PIU’. E’ MORTA!” - urlò Mr McGonagall con gli occhi folli e lucidi di
lacrime.
Elizabeth scosse la testa e, combattendo la paura che suo padre le ispirava, parlò
ancora una volta.
“No… io la ricordo. Ricordo il suo sorriso, i suoi abbracci. Ricordo l’entusiasmo
con cui descriveva quel ballo. E parlava di voi. Diceva che non avrebbe voluto
sposare altro uomo che voi, diceva di essere così fortunata…” - la voce di
Elizabeth vibrava, incerta, e le sue guance erano bagnate di lacrime.
Mr McGonagall tacque, lasciando parlare la figlia.
La sua espressione era persa fra i ricordi.
“Vostra madre era una donna meravigliosa. Rimasi folgorato all’istante dalla
sua bellezza e dal suo carattere. Era una donna che portava luce nell’oscurità.
Ero io ad essere l’uomo più fortunato su questa terra.”
Le parole di Mr McGonagall erano flebile e vibranti di una passione che per
molto tempo non aveva più animato quell’uomo.
Si avvicinò alle figlie che, silenziose, gli fecero spazio sul divanetto.
“Ricordo ogni suo più piccolo dettaglio. Aveva i capelli scuri lisci come la seta, il
corpo perfetto e bellissimo e quegli occhi di un azzurro cristallino… Sembravano
capaci di contenere il cielo intero. Era una persona così viva, non avrei mai
pensato…” .
Nella stanza cadde nuovamente il silenzio.
“Mi dispiace, padre. Non avrei dovuto…” - balbettò Elizabeth con il viso rosso
dalla vergogna.
Mr McGonagall la guardò scioccato e l’ombra di un sorriso - “No, hai fatto bene.
Mi hai ricordato l’uomo che ero e… vostra madre non avrebbe mai voluto…”
Charlotte lo guardò con quegli occhi scuri e profondi e balzò verso di lui.
Mr McGonagall fu colto a sorpresa da quell’abbraccio tremante e pieno di calore.
Subito si aggiunsero le altre due figlie e nessuno in quel momento seppe dire
chi piangeva di più.
La famiglia si sciolse dall’abbraccio e Mr McGonagall si alzò, rosso in viso,
guardando le figlie con occhi commossi.
“Preparatevi. Non saranno certo i McGonagall a mancare a questo ballo!”D.S.
18/12/2020
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One shot time
General FictionBungiorno gentaglia! In questa storia posterò le one shot realizzate per i vari contest di scrittura ai quali partecipo. Spero vi possa piacere ^^