Gaia's POW
Io e Charles siamo appena atterrati in Bahrain per il secondo Gran Premio di stagione, seguiti naturalmente da tutta la squadra.Mi formicolano le mani, e non perché sono addormentate, ma perché hanno tanta voglia di arrivare a contatto con il bel faccino di una certa persona che non ha scollato gli occhi dal mio ragazzo nemmeno per un istante.
Ragiona, Gaia. Non fare cose affrettate.
Sì, ce l'ho anch'io una coscienza, vi sembra così strano? Beh, a me sì. È spuntata tutto d'un tratto, proprio quando vorrei non averla per poter dare massimo sfogo ai miei desideri. Ma ha ragione lei, devo contenermi.
«A che pensi?» le labbra di Charles sfiorano il lobo del mio orecchio.
A come far entrare un essere umano in una scatoletta di sardine, amore.
«A nulla, ero solo sovrappensiero.»
«Sei strana in questi giorni, qualcosa non va?»
Scuoto la testa cercando di tranquillizzarlo ma lui sembra incuriosirsi di più. Solo che ad un certo punto arresta il passo, pietrificato, con gli occhi sgranati proprio come se avesse visto un fantasma.
«Gaia, non è che sei incinta e non me lo vuoi dire?»
Scoppio a ridere talmente forte che tutta la squadra si volta a guardarci. Con quella sua espressione innocente che sembra dire "perché non ci sto capendo nulla?" non fa altro che farmi ridere ancora e ancora, fin quando arrivo al punto di dimenticare come si fa a respirare.
«No che non sono incinta, idiota.» lo colpisco con una pacca sulla spalla. Forse ho esagerato, visto come trattiene l'espressione di dolore che riduce il suo viso ad un cruccio. Ops.
«E allora cosa c'è che non va?» ritorna in sé, «Ho fatto qualcosa di male?»
«No.» lo bacio sull'angolo della bocca, «Tu non c'entri proprio niente.» Bugia. L'ennesima.
«Ehi, ragazzi!» una voce ci interrompe, una voce che riconosco perfettamente e che in questi giorni mi perseguita come le zanzare in piena notte. Susie.
«Ciao.» salutiamo entrambi, io non con particolare entusiasmo.
«Scusa Gaia, potrei rubarti Charles un secondo? » ecco che il timer della mia pazienza comincia a scorrere più velocemente.
«Perché? C'è qualche segreto di cui io non posso venire a conoscenza?» incrocio le braccia al petto. Noto come il resto della squadra continui a camminare senza far caso a noi, tanto meglio.
«No, assolutamente. Volevo solo scambiare due chiacchiere.» si attorciglia una ciocca bionda fra i capelli lasciando vacillare lo sguardo fra me e Charles.
«Puoi farlo anche qui davanti a me.» rispondo a muso duro, non intendo dargliela vinta. Daniel aveva detto di aspettare che facesse qualcosa? Quale migliore occasione...
Charles non apre bocca, il che è piuttosto strano, di solito quando si prospetta una mia sbroccata mi tiene sempre a freno, invece questa volta è come se volesse lasciarmi sfogare, come se sentisse quanto ne ho bisogno.
«Gaia, non capisco quale sia il tuo problema. Se hai paura che ti rubi il fidanzato forse dovresti farti prima due domande.» mi guarda dall'alto in basso, ed il timer si è esaurito.
Avete presente quando vi arrabbiate e il vostro cervello comincia a fare delle cose bizzarre, quasi incontrollabili. Il mio mi spinge a fare due cose, spaccare nasi e parlare spagnolo, ma dato che la violenza non è mai la soluzione giusta, il risultato è questo: «Mira Susita, son las 8 de la mañana y darte una bofetada es lo último que me apetece, pero estás ganando una hostia, colegui»