«Siamo noi ad essere una famiglia, Eunju. Ci siamo noi... e poi ci sei tu. Non sei più una di noi, sei solo... ordinaria.» Tutti commettono degli errori. Alle volte con il passare del tempo ci raggiungono e le conseguenze possono essere davvero insopportabili. Lee Eunju non avrebbe mai pensato che il suo errore l'avrebbe raggiunta ed era convinta che il senso di colpa fosse una conseguenza abbastanza buona... evidentemente si sbagliava. Costretta a rimanere seduta in una centrale di polizia che si muove troppo lentamente davanti ai suoi occhi, si limita a sperare che quel calvario che si è trovata costretta percorrere possa raggiungere in fretta la sua conclusione. Colpevole di aver tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo, non può fare a meno di credere di essersi meritata tutto quello che le sta accadendo. Hwang Hyunjin è scomparso. Forse è stato rapito o forse, come la polizia lascia credere loro, è scappato per non affrontare le conseguenze di quello che potrebbe aver fatto. Eunju non ha idea di dove sia finito, ma quello che ha lasciato dietro di sé, quella foto imbrattata con un pennarello rosso, non può che rendere inquieti i suoi sogni. Le persone importanti della sua vita sembrano venir inghiottite dall'oscurità. La sua famiglia scompare nel nulla, senza lasciare nient'altro dietro di sé che una serie di foto vandalizzate e degli incubi ad infestare il sonno di Eunju. Ben presto si rende conto che in quella ragnatela che qualcuno le sta tessendo intorno, lei è l'ennesima vittima di un affamato predatore. Nessuno la aiuterà a salvare la sua famiglia. Deve pensarci da sola. Ed è così che con il coraggio che scarseggia, uno zaino con pochi vestiti e due coltelli nascosti nei jeans, Eunju esce di casa per quella che potrebbe essere l'ultima volta. Non le importa di sfidare il ragno che sta giocando con la sua vita: è pronta a seguire i fili di quella ragnatela, a lottare con le unghie e con i denti, pur di riavere indietro i suoi ragazzi
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