CAPITOLO IV
il mondo in una stanzaUna sottile vena di tragica ironia pervadeva quella situazione. Se si prendeva un attimo per rifletterci, se si concedeva di pensare per un istante di troppo a quanto fosse assurdo il suo intero mondo, Eunju si trovava a lottare con sé stessa e contro l'impulso spasmodico di darsi un pizzicotto: poteva essere davvero quella la realtà?
Aveva trascorso anni interminabili a crogiolarsi nell'invidia. Anni in cui aveva ammirato da lontano le coppie felici passeggiare ovunque intorno a lei, i loro visi illuminati da un sorriso che sembrava capace di far brillare il mondo intero. E lei li aveva guardati tutti, uno per uno. Si era chiesta se la loro vita fosse davvero così felice come le loro espressioni lasciavano intuire, e con una punta di malignità si era augurata che anche loro fossero destinati a soffrire almeno un decimo della sua pena. La gelosia le aveva riempito il cuore per anni, il rancore cieco le aveva annebbiato la mente. Aveva continuato a domandarsi per giorni interminabili quando sarebbe arrivato il suo turno di essere così felice, quando anche lei sarebbe stata come tutti gli altri adolescenti, quando sarebbe arrivato un angelo a salvarla.
A diciassette anni aveva smesso di sperare che sarebbe arrivato qualcuno a salvarla, aveva smesso di credere nelle favole. Ma all'improvviso qualcosa era accaduto. Proprio mentre il pendolo della sua vita continuava ad oscillare tra apatia e umiliazione, mentre la sua vita si trascinava avanti giorno dopo giorno lentamente. Il suo intero mondo si era capovolto. Il cuore in tumulto aveva ripreso a battere ad un nuovo ritmo, una melodia vitale che non credeva di poter più sentire. Si era sentita barcollare, ma questa volta c'era stato qualcuno ad aiutarla a rimanere in piedi. Non un angelo... ma otto meravigliosi ragazzi randagi che avevano rimesso in ordine i tasselli del suo puzzle. Era accaduto. Tutto si era sistemato, ogni cosa era tornata al suo posto.
E in mezzo a quei volti, tra tutte quelle mani che si erano tese e che costantemente continuavano a tendersi verso di lei, una non aveva mai esitato a stringere la sua. Una luce tremula nell'oscurità, un abbraccio caldo nelle giornate fredde. Chan era quello che fin dall'inizio le aveva tenuto la mano, che le aveva asciugato le lacrime quando era crollata davanti a lui e gli aveva confessato di non riuscire più a vivere quella vita. Chan era quello che i ragazzi avevano chiamato quando Eunju aveva cercato di sparire per non infettarli con il suo male. Era un bacio sulla fronte al risveglio, quando finivano per addormentarsi nello stesso letto e lui l'abbracciava durante la notte, stringendola come se avesse paura di vederla andare via.
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• Do you want to be oddinary? || Stray Kids •
Fanfic«Siamo noi ad essere una famiglia, Eunju. Ci siamo noi... e poi ci sei tu. Non sei più una di noi, sei solo... ordinaria.» Tutti commettono degli errori. Alle volte con il passare del tempo ci raggiungono e le conseguenze possono essere davvero inso...