sette

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Harry fu trasportato di tutta urgenza in infermeria. Quando era caduto a terra, non aveva ancora ripreso i sensi, si rese conto del luogo in cui si trovava solo quando si ritrovò steso nel letto, il capo fasciato e un gran mal di testa.

Non ricordava molto dell'ultima cosa che era successa. Si stava preparando per giocare la partita di Quidditch... e poi? Aveva visto i suoi amici, aveva incontrato Malfoy, col suo sorriso beffardo, che per una sola volta gli era parso sincero... ma non ricordava molto altro.

La testa cominciò a girargli e dovette portarsi le mani alle tempie per il dolore che provò.

Il bolide. Se l'era ricordato. Il bolide che lo colpiva con violenza. La caduta dalla scopa così improvvisa. Il terrore nel vedere il vuoto sotto ai piedi. La paura di cadere. La paura di morire. Sarebbe stato ironico, pensò Harry, se ad ucciderlo non fosse stato Voldemort, ma una semplice caduta dalla scopa durante una partita di Quidditch.

«Harry!» si sentì chiamare il ragazzo. La testa girava ancora. «Harry come ti senti?»

Vide spuntar fuori dalla porta i lunghi capelli mossi di Hermione e, accanto a lei, Ron le faceva compagnia.

«Eravamo preoccupati per te» disse il rosso.

Harry sorrise appena, ma era troppo stanco per poter rispondere. Distolse lo sguardo dai suoi amici e guardò fuori dalla finestra.

«Cos'è successo?» chiese Harry in un sussurro.

Hermione e Ron si guardarono negli occhi, aggrottando le sopracciglia.

«Harry, stavamo per chiederti lo stesso» disse Hermione. «Anzi, volevamo chiederti se tu avessi sentito qualcosa, o se ti fosse parso strano qualcuno.»

Harry ci pensò un attimo, ma subito dopo scosse il capo come a negare.

«Stiamo indagando un po' tutti sull'accaduto. La partita è stata sospesa, a detta di Silente. La data sarà rimandata a data da destinarsi.»

Ron rise sotto i baffi perché Hermione sembrava parlare come una vera e propria diplomatica.

«Dev'essere stato Malfoy, ne sono sicuro.»

L'espressione di Harry si risvegliò improvvisamente. «Cosa te lo fa pensare?»

«Scherzi? È sempre stato lui a fare questi scherzi così subdoli. Sarà stato geloso che quest'anno giocavi senza di lui.»

Hermione gli diede una gomitata, ma sembrava essere d'accordo con lui in fondo.

Madam Pomfrey entrò nella stanza, portando dei medicinali.

«Il signorino Potter ha bisogno di riposare, ragazzi.»

Stranamente, i due amici non fecero proteste, sapevano anche loro che Harry fosse stanco dopo tutto quello che era successo. Così, senza dire altro, annuirono e si diressero verso l'uscita.

«Grazie» Harry pronunciò mentre stavamo per uscire. «Grazie, Hermione. So che sei stata tu» le sorrise.

Hermione sorrise e annuì a sua volta, chiudendosi la porta dietro di lei. Un'espressione corrucciata, però, si fece spazio sul suo viso.

Harry chiuse gli occhi e il sonno arrivò prima di quanto si aspettasse.

Dall'altra parte della scuola, Draco camminava per i corridoi con un'espressione assente, al suo fianco c'erano come al solito Crabbe, Goyle e Pansy.

«Non lo diremo a nessuno, ok?» disse Pansy.

Gli altri due ragazzi annuirono.

«Draco?» continuò lei, cercando di attirare la sua attenzione-

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