quattro

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Il giorno successivo Harry si svegliò stranamente in orario, e così anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Ormai non aspettava neanche che la sveglia suonasse. Si alzava prima del previsto, si preparava e costringeva Ron a fare lo stesso, per poter uscire velocemente dal dormitorio ed andare nella Sala Grande.

Il suo amico gli aveva chiesto ripetutamente il motivo di tanta improvvisa diligenza, Harry rispose che era a causa di Hermione e di tutte le materie che aveva arretrato.

La verità è che appena si svegliava apriva la Mappa del Malandrino per controllare dove si trovasse Malfoy: se era ancora nel suo dormitorio, se magari era andato da Mirtilla Malcontenta, o se spariva misteriosamente dalla Mappa... E in momenti che passavano insieme durante le ore della punizione non facevano che agitarlo ancora di più.

Ormai era ossessionato da lui. Non poteva fare a meno di odiarlo, ma aveva bisogno di capire la verità sul suo conto. E questo lo portava a voler stare il più tempo possibile vicino a lui. E anche in Sala Grande, non vedeva l'ora di scorgerlo arrivare dalla porta. E quando se ne andava, un'improvvisa agitazione lo inondava in tutto il corpo.

Sentiva, irrimediabilmente e costantemente, una forza gravitazionale che lo trascinava con impeto verso Malfoy e lo spingeva via allo stesso tempo. Harry era al centro di questa tempesta, si trovava nell'occhio del ciclone.

Quel pomeriggio era davanti la classe di Pozione prima dell'orario previsto. Aveva quindici minuti di anticipo e stava aspettando. Si appoggiò al muro e cominciò a sentire le gambe che tremavano. Si passò le mani fra i capelli più di una volta, freneticamente. Si spostò, si nascose dietro ad un angolo e, facendo attenzione a non veder arrivare nessuno nei paraggi, prese la Mappa del Malandrino per monitorare i movimenti di Malfoy. Dopo qualche secondo apparse il suo nome, non era molto lontano da lì e si stava avvicinando verso il luogo in cui si trovava anche lui. Posò velocemente la Mappa e fece finta di niente.

«In anticipo oggi, eh Potter?» disse Malfoy arrivando col suo passo arrogante e sfacciato. «Cos'è, eri impaziente di vedermi?»

Harry diventò imbarazzato, seppur cercò di non darlo a vedere. Malfoy non era solito fare battute del genere. Le uniche cose che gli uscivano dalla bocca erano insulti o nomignoli assurdi. E mentre stette in silenzio perché non sapeva bene cosa dire, gli sembrò che il ragazzo davanti a lui avesse accennato un sorriso.

«Entriamo, Malfoy» disse lui cercando di evitare l'imbarazzo. «Prima finiamo e prima ce ne andiamo, no?»

Draco annuì col capo.

Quando entrarono, Harry prese delle ampolle e cercò di sistemarle nelle mensole giuste, era tanto preso dal suo lavoro che non si accorse nemmeno che il Serpeverde si era accasciato su una sedia e se ne stava lì, a guardarlo. Immobile e austero.

Si girò dopo qualche minuto, quando si rese conto che lo stesse guardando.

«Hai qualcosa da dirmi, Malfoy?» gli disse lui usando le stesse parole che aveva usato l'altro ragazzo qualche giorno prima.

Ma Draco era irremovibile, stava fermo, seduto e non accennava neanche ad alzarsi.

«Per Merlino, vuoi darmi una mano? Ci metterò il doppio del tempo da solo!» Harry stava cominciando ad infastidirsi. Posò gli utensili sullo scaffale più vicino e si avvicinò al ragazzo che gli stava seduto di fronte.

«Stai calmo, Sfregiato» rispose con un ghigno.

Harry rise a sua volta. «Stare calmo con te? Le persone ci provano anche ad essere pacifiche, sai? Ma è inutile.»

Harry si avvicinò ancora di più, mentre Malfoy si alzava all'in piedi per affrontarlo. I due ragazzi si ritrovarono pericolosamente vicini. Il Grifondoro dovette alzare leggermente il viso per guardarlo negli occhi. Il suo naso sfiorava col mento di Draco.

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