Un'accetta colpì la superficie vetrosa,sfondandola e mancandomi per pochi centimetri. I frammenti mi caddero numerosi addosso costringendomi a chiudere gli occhi. Sentii l'arma cadermi accanto. Quei pezzettini di parabrezza mi tagliarono in alcuni punti intorno al collo. Nulla di grave. NON DOVEVO FERMARMI.
NON DOVEVO LASCIARMIIMPAURIRE. Anche se ormai la paura aveva preso completamente il sopravvento, mi ripresi giusto in tempo per evitare di centrare in pieno un albero.
Dovevo continuare a guidare. Sapevo di non aver subito gravi danni alla gola. In caso contrario avrei già avuto la lingua penzoloni e la testa attaccata al volante. Invece no. Solo graffi. E una voglia matta di fuggire.
Il fanale posteriore destro rimase distrutto nel mancato impatto con il tronco dell'albero. Avevo girato troppo bruscamente. Svoltai a sinistra,rimettendo l'auto in strada.
Feci altri cento metri in circa dieci secondi. Sentivo ancora quei rumori secchi, che nel boschetto alla mia destra si facevano sempre più incalzanti e nervosi. Mi inseguivano. O meglio, mi seguivano.
Poi, d'un tratto,scomparvero e lasciarono posto solo al rombo della mia Camaro. Poco dopo qualcosa attraversò velocemente la strada dietro di me. Riuscii a scorgere un'enorme ombra passare in modo fulmineo.
Eccolo. Quell'uomo.Quella cosa. Per quanto riuscii a vedere alla luce dei raggi della luna, quella figura distorta nel buio non assomigliava assolutamente a nulla che avessi mai visto.
Ma che voleva da me?Perché continuava a perseguitarmi? Dopo un altro minuto di tragitto in quell'infinita stradina scorsi in lontananza un incrocio. Molto probabilmente quello che mi avrebbe indirizzato verso un'autostrada.
Non m'importava più quale. Man mano che mi avvicinavo cominciava a prendere forma una strana figura scura al centro dell'incrocio.
Si schiarì. Vidi dei vestiti. Aveva un braccio alzato. Era un uomo. Non riuscivo a vederlo in volto. Aveva le gambe in una strana posa, le ginocchia piegate verso l'interno. Quasi non avesse la forza per sostenere il proprio peso. Aveva un giubbotto di jeans a maniche corte.
Era magro. Le sue braccia, esili e pallide, stavano larghe in quelle vesti che sarebbero potute facilmente appartenere ad un uomo quattro volte più grande. Era anche piuttosto basso. Muoveva lentamente la mano da destra a sinistra. Mi stava salutando e aveva la testa rivolta verso il basso. Rabbrividii. Quella strana figura scura della quale non riuscivo a vedere bene tutti i tratti mi stava salutando. In una posa disumana, tra l'altro. Fui tentato di frenare, ma pensai a quell'altra ombra. Quella grande. Quella che nascondeva chi sa quale essere.
Quella figura apparentemente antropomorfa (i miei dubbi in merito erano sempre dipiù) si faceva sempre più macabra man mano che mi avvicinavo. La sua pelle era pallida, quasi rifletteva la luce lunare.
Mi accorsi che sorrideva. Nonostante l'esile costituzione e gli arti piuttosto sottili aveva una grande bocca all'interno della quale vidi denti stretti e lunghi che si chiudevano come a formare una gabbia.
Non era umano.Allora decisi che l'avrei distrutto.
A quel paese lui, i sorrisi terrificanti e quella cosa che mi seguiva da due ore.Preparati ad assaggiare i pneumatici, Mr. Sorriso a 64 denti.
E così accelerai sempre più. Quando ero ormai a dieci metri da lui, sicuro che l'avrei tranciato in due parti , qualcosa oscurò la luce dei fari e dei raggi della luna che poco prima illuminavano il cofano della mia auto. Girai il volto verso sinistra e l'ultima cosa che vidi fu una sagoma enorme e oscura che impattava l'auto distruggendo il finestrino, la portiera e , probabilmente , ribaltando il veicolo.
Dopo solo buio.
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Woods
HorrorUn uomo rimane bloccato con la sua Chevy Camaro in una strada deserta che fiancheggia un bosco. Ben presto si rende conto di non essere solo e deve fare affidamento su tutta la potenza del motore della sua sportiva per allontanarsi dalle creature ch...