"Kacchan?"
Katsuki si svegliò sormontato da un paio di occhioni verdi che lo fissavano con apprensione.
Una cosa che si chiedeva spesso era: com'era possibile che a 25 anni Deku avesse ancora quella vocetta?? Sembrava un cazzo di moccioso! La cosa lo irritava, perché gli aspetti più infantili dell'altro spesso lo mettevano in difficoltà...
In pratica gli mandavano in subbuglio il cuore, ma erano cose che non era disposto ad ammettere nemmeno dopo anni di fidanzamento.
Fatto sta che quella vocina del cazzo alleviò subito quello stramaledetto mal di testa che lo tormentava da ore.
"Scusa, Kacchan! Ho cercato di fare il prima possibile ma c'è voluto comunque tempo... Hai misurato la febbre?" Deku si sedette sul letto al fianco del compagno e gli tolse il panno bagnato dalla fronte per cambiarlo con uno nuovo.
"No." Katsuki si voltò a guardare l'ora sulla sveglia digitale sul comodino, e scoprì che erano passate a malapena due ore da quando Deku era uscito per un'emergenza di lavoro.
E si scusava pure con quella faccia, come se avesse fatto chissà che cosa!? Ma che problemi aveva!?
"Ho dormito tutto il tempo." Lo rassicurò quindi con uno sbuffo. Non si era nemmeno accorto della sua assenza, non aveva nulla di cui scusarsi. Non aveva mica bisogno di un badante!? Era solo una stupida febbre!
Si era ammalato la notte precedente, dopo essersi tuffato per inseguire un dannatissimo villain nel fiume ghiacciato. Era Gennaio.
Deku naturalmente aveva reagito com'era prevedibile, ossia aveva ignorato tutte le sue proteste e quella mattina aveva passato un'ora al telefono per organizzare come sopperire alla sua assenza con gli altri eroi della sua agenzia. Nel pomeriggio però aveva ricevuto una chiamata d'emergenza, un figlio di puttana particolarmente fuori di testa aveva preso in ostaggio una scuola materna, ed era proprio il tipo di casi delicati in cui doveva intervenire l'eroe numero uno.
Così Deku era letteralmente volato fuori di casa, ed ora era tornato con ancora addosso la sua uniforme da eroe e pieno di sensi di colpa per quelle due ore in cui aveva abbandonato il compagno.
"Meno male! Allora controlliamo se è scesa un po'!" Deku sospirò come se si fosse tolto davvero un grande peso dalla coscienza, e cominciò ad indaffararsi col termometro.
"Filato tutto liscio?" Katsuki scrutò il compagno da capo a piedi, com'era solito fare sempre dopo una missione, mentre gli prendeva il termometro dalle mani.
I vestiti di Deku erano sporchi di polvere, ma non si era fatto un graffio. Mh. Bene.
Meglio per l'altro, si sarebbe incazzato come una bestia se lo avesse fatto preoccupare.
"Sì! Era solo un mitomane, in realtà è bastato parlargli per mandarlo in crisi. È corso fuori senza un ostaggio e l'ho steso con un solo colpo! Dovevi vedere i bambini, erano più entusiasti di vedere gli eroi che spaventati! A differenza delle maestre... Due di loro mi sono svenute in braccio, contemporaneamente!" Deku raccontò tutto con un sorriso, come ogni volta che era felice di riuscire a fare qualcosa di buono per gli altri, ma scoppiò in una risatina divertita appena notò la fronte di Katsuki aggrottarsi per le ultime parole.
"Saranno svenute per l'emozione di trovarsi di fronte all'eroe numero uno, come fanno sempre." Katsuki pronunciò "numero uno" cercando di imitare una ragazzina isterica che si trovava di fronte al suo idol, ma con la sua voce arrochita dalla tosse che creava un effetto ancora più grottesco e comico al tempo stesso.
"Kacchan..." Deku si limitò ad un sospiro, arreso ormai da tempo all'insensata gelosia del compagno.
E poi in fondo gli faceva piacere. Katsuki era sempre stato possessivo con lui e, per lungo tempo, le scenate di gelosia erano state l'unica dimostrazione effettiva che Deku aveva avuto dei suoi sentimenti.
"Dubito... E poi lo sai che hai decisamente più fan di me tra le donne! Chi è che era stato eletto Eroe sexy del momento numero uno~?"
A Katsuki non convenne rispondere, il ricordo di quando la rivista "Donne Oggi" lo chiamò per riferirglielo lo imbarazzava ancora... Per cui lasciò volentieri chiudere il discorso dalle labbra di Deku che lo occuparono in un bacio.
Il suono del termometro lo riportò alla realtà.
"Vuoi finire anche tu a letto come un rottame!?" Lo allontanò schiaffandogli una mano in faccia e gli sfuggì uno dei suoi migliori ringhi per la frustrazione.
Dannazione, già odiava dover stare a letto così a non poter fare un cazzo, si sentiva inutile! Non voleva mischiargli la febbre e far stare anche Deku nello stesso modo!
"Bhè, almeno è scesa!" Deku non avanzò una protesta e gli controllò la febbre con un sorriso.
Normalmente avrebbe risposto qualcosa tipo "Non mi importa, Kacchan! Mi sei mancato!" ma sapeva che, dietro quei modi bruschi, il compagno si stava solo preoccupando per lui e questo lo rese felice.
"Vado a cambiarmi! Ti serve qualcosa? Hai sete? Fame?" aggiunse, tornando a guardare il compagno con attenzione.
"Va' a cambiarti." Ma Katsuki lo liquidò chiudendo gli occhi per cercare pace.
Sentì il peso di Deku alzarsi dal letto e, quando riaprì gli occhi, si strozzò con la saliva vedendolo intento a spogliarsi di fronte a lui.
"Che cazzo! Vai a farlo in bagno!" gli sbraitò contro tossendo, non per la febbre, e gli lanciò contro la prima cosa che si trovò a portata di mano. Il termometro.
"Ma Kacchan! Dovresti conoscerlo a memoria il mio corpo, ancora fai il timidone??" Deku scoppiò in una risatina deliziata, chiaramente compiaciuto nonostante fosse arrossito.
"Levati dal cazzo e basta!" Katsuki gli ringhiò contro e gli diede le spalle, concentrandosi a tenere gli occhi chiusi per non cedere alla tentazione di sbirciare.
Dannazione a quel finto santarellino pudico! Deku sapeva BENISSIMO che il sottoscritto avesse un debole per la sua schiena nuda, quando si apriva la divisa da eroe che normalmente lo copriva da capo a piedi.
Gli ricordava tutte le volte che lo aveva spogliato in tutta fretta da quei vestiti troppo ingombranti, quando venivano colti da un momento di passione dopo un lavoro e si nascondevano in qualche vicolo deserto...
Non il più romantico dei ricordi ma, per fortuna, la loro relazione era fatta anche di aspetti più carnali.
E questo quel piccolo bastardo lo sapeva benissimo, dannazione!
"Sei sempre così dolce, Katsuki, anche dopo tutto questo tempo..." Deku lo raggiunse di nuovo e si stese sul letto alle sue spalle, nudo.
Qualcosa non tornava, l'altro non lo chiamava MAI "Katsuki" a meno che non fosse proseguito da "Bakugou" e seguito da qualcosa che lo avrebbe fatto incazzare, rigorosamente con un tono arrabbiato che in tutta sincerità su Deku suonava solo ridicolo.
Ma Deku aveva appena chiamato il proprio nome con tono dolce, e Katsuki non ci prestò molta attenzione.
"Katsuki, una volta mi hai ringraziato perché non mi sono mai arreso con te... Mi hai detto quanto fossi felice che io abbia sempre continuato a seguirti, senza lasciarti andare... Ricordi?" Deku lo abbracciò da dietro e Katsuki sentì di doversi voltare per guardarlo. Doveva volergli parlare di qualcosa di importante, se aveva tirato fuori quella cosa accaduta una vita fa.
Così si girò tra le braccia del compagno per guardarlo ma, quando incontrò i suoi occhi, rabbrividì.
"E allora perché tu mi hai lasciato andare?" Occhi rossi lo fissarono con freddezza, la voce tagliente che non apparteneva a Deku gli penetrò nelle ossa...
Katsuki si svegliò di soprassalto.
Scattò a sedere sul letto annaspando col respiro strozzato, madido di sudore. Il cuore gli batteva così forte che si portò una mano sul petto, come a volergli impedire di schizzare fuori.
Con un respiro profondo, si rese conto di trovarsi solo in quel letto troppo grande e si lasciò cadere di nuovo sul materasso, senza osare chiudere di nuovo gli occhi.
Un sogno iniziato con un dolce ricordo di non troppo tempo fa si era trasformato in un incubo, e Katsuki non faticava a capirne il perché.
"Perché mi hai lasciato andare?"; perché cazzo non aveva ancora trovato Deku!? Se lo chiedeva ogni fottuto istante.
Erano passati tre giorni, lunghissimi ed inutilissimi giorni che non erano serviti ad un cazzo di niente.
I villains che aveva catturato erano delle inutili pedine di un'organizzazione, ad ognuno di loro era stata detta una cosa diversa ed avevano incontrato il bastardo in nero in luoghi diversi, col risultato che nessuno sapeva dare una stramaledettissima informazione utile.
Quel figlio di puttana aveva fatto le cose troppo per bene.
Così Katsuki era subito passato al piano "lo cerco in ogni fottuto angolo del mondo", ma con scarsi risultati.
Kirishima non era stato l'unico volontario ad assisterlo nell'impresa, praticamente metà dei loro vecchi compagni di classe aveva scorrazzato per tutta la notte in ogni vicolo della città mentre l'altra aveva spremuto ogni fonte in loro possesso alla ricerca di informazioni.
Ma niente. Niente di un fottuto niente. Quel tizio in nero sembrava non essere mai esistito.
Finito con la città, Katsuki era passato alla periferia ma naturalmente non poteva prendersi il lusso di dedicarsi alla ricerca di Deku 24 ore su 24.
Restava sempre il cazzo di eroe numero due e ehy! Il mondo continuava ad avere i suoi problemi!
A metà mattinata il cellulare aveva squillato, nessuna notizia di Deku ma un'emergenza da risolvere alla svelta. Aveva minacciato di morte la polizia e l'agenzia di Deku per motivarli a dedicarsi a tempo pieno alla ricerca del numero uno mentre lui faceva il suo lavoro, ed erano iniziati quei tre giorni infernali.
Quando non lavorava, riprendeva a setacciare ogni luogo che gli veniva in mente fino a dirigersi sempre più lontano. Dopo 48 ore di ininterrotte frustrazioni, la notte precedente si era costretto a tornare a casa per dormire dopo essere arrivato sul punto di svenire per strada.
Ed ora eccolo lì, a perdere tempo ad avere stupidi incubi.
Si voltò a guardare l'ora dalla stessa sveglia che aveva visto in sogno, erano le 5 del mattino.
Meglio alzarsi, odiava stare fermo a non fare un cazzo.
Il letto cigolò sotto il suo peso quando si mise a sedere, e Katsuki ricordo che quella mattina Deku sarebbe dovuto andare a comprare una rete nuova, dato che aveva metà giornata libera.
Quella ormai aveva un paio di assi rotte, le avevano sfondate proprio la notte prima di quel giorno di merda...
Si sentivano parecchio ispirati, forse perché per due notti di fila erano crollati entrambi stremati appena avevano toccato il letto e sentivano la mancanza di qualcosa in più del semplice dormire abbracciati, e ad un certo punto il letto aveva fatto un rumore sospetto.
Erano scoppiati a ridere l'uno sulle labbra dell'altro ed avevano ripreso da dove si erano interrotti.
Ormai erano abituati, tra materassi andati in fiamme per le esplosioni di Katsuki e reti sfondate, cambiavano almeno un letto al mese...
Katsuki ricacciò indietro la sensazione di vuoto che gli dilagò nel petto, e si alzò per andare a fare la doccia.
Era impossibile non pensare all'assenza di Deku ad ogni passo che faceva in quella casa. Non ricordava nemmeno come fosse viverci da solo, la sua vita solitaria non era durata nemmeno la metà della metà della convivenza con l'altro.
Se sforzava la memoria poteva però ricordare come fosse prima dell'arrivo di Deku, ossia arredata così minimale da risultare triste. Katsuki si era sforzato a comprare l'essenziale senza perdere tempo in stronzate, Deku aveva portato la vita e il calore in quella casa.
Ora tutto in quell'appartamento richiamava Deku, tutto aveva un ricordo della loro vita insieme.
Uscendo dalla camera da letto passò affianco al vaso italiano che avevano comprato nel loro primo viaggio insieme, il primo da soli come coppia.
Era un'accozzaglia di cocci messi insieme con la colla, con vistose crepe ovunque. Era una vera schifezza, ma non lo avrebbero mai scollato da lì.
Lo avevano rotto sbattendoci contro in un momento di passione -come l'80% degli incidenti che accadevano in casa loro- e Deku era scoppiato a piangere come una fontana, farfugliando stronzate sui cattivi presagi, che si sarebbero lasciati perché avevano rotto un ricordo tanto importante.
Katsuki gli aveva sbottato contro che erano tutte cazzate e non sarebbe di certo bastata un'idiozia del genere per farli lasciare. Ciò era bastato a risollevare l'umore di Deku e a riaccendere il momento di passione; in seguito aveva ostinatamente rimesso insieme tutto il vaso con litri di colla, decantando che i loro preziosi ricordi andavano conservati. Katsuki aveva ceduto a tenere quell'obbrobrio in camera da letto.
Entrando in bagno, Katsuki inciampò nella scopa che era caduta per terra ormai da giorni.
Quel nerd di merda faceva schifo nelle faccende domestiche, ma col tempo aveva imparato almeno a dargli una mano a furia di prendersi sgridate per tutta la polvere che lasciava in giro.
Ma tendeva ad essere distratto, e fare cose tipo mollare una scopa dove capitava per correre da lui appena rientrava in casa, abbandonandola finché Katsuki non la trovava e gliela lanciava dietro gridandogli che gli aveva detto centinaia di volte che dovesse essere più ordinato.
Per questo preferiva occuparsi personalmente delle pulizie. Non gli pesava nemmeno, non lo faceva per fare un favore al suo compagno impedito, ma per se stesso. Era un perfezionista e gli piaceva vivere nell'ordine.
Stessa cosa per quanto riguardava la cucina... Anche se cucinava molto più spesso i piatti preferiti di Deku che i propri.
Deku però si ostinava a volerlo aiutare anche in quel campo, purtroppo.
Di tanto in tanto improvvisava qualche dolce per fargli una sorpresa, col risultato di avvelenare entrambi.
Le prime volte che aveva provato a preparare la cena prima del suo arrivo lo aveva chiamato in panico, chiedendogli cosa avrebbe dovuto fare se teoricamente avesse dato fuoco a un pollo e fatto esplodere il forno.
Poi era passato a comprare tutto al ristorante e spacciarlo per opera sua. Lo aveva fatto una sola volta, per festeggiare qualcuna delle loro troppe occasioni. Katsuki lo aveva capito subito ma gli aveva tenuto il gioco, fingendo di essere rimasto colpito dai suoi miglioramenti. Ma Deku non aveva retto nemmeno fino al dessert...
Aveva ceduto sotto il peso dei sensi di colpa ed era scoppiato a piangere, chiedendogli scusa per averlo preso in giro. Katsuki aveva riso di lui per una settimana e a volte glielo ricordava ancora.
Insomma, era stato deciso fin da subito che il più capace a gestire la casa fosse Katsuki, ma quella scopa quella mattina si trovava lo stesso ancora lì.
D'altronde mancava a casa da giorni e la notte prima era stato troppo stanco per farci caso.
Katsuki la mise in piedi con un ringhio frustrato e la andò a posare, dopodiché si rifugiò nella doccia.
Sotto l'acqua gelida non c'erano ricordi che potevano raggiungerlo.
O almeno, provò a scacciare il pensiero che in cucina non avrebbe trovato Deku che apparecchiava per la colazione e metteva a tavola esattamente le cose che avrebbe mangiato Katsuki, senza nemmeno bisogno di chiederglielo.
Katsuki aveva smesso ormai da tempo di chiedergli come facesse l'altro a capire quando avesse voglia di caffè doppio e quando invece di succo d'arancia.
Provò a non pensare che quella mattina avrebbe bevuto un caffè in silenzio, senza la voce del compagno che gli leggeva le notizie del giorno e commentava con tutti i suoi discorsi da nerd.
Mentre si diceva che tutto questo sarebbe durato ancora per poco, che presto sarebbe tornato tutto come prima, provò a non pensare che non avesse ancora idea del come, che gli mancava ancora un punto di partenza per riprendersi Deku...
Provare a non pensare era perfino più faticoso di affrontare il dolore e la frustrazione, uscire dalla doccia fu un sollievo.
Il caffè però avrebbe aspettato, perché squillò il cellulare.
Era Kirishima.
Aveva avvertito tutti di non disturbarlo per stronzate, quindi il cuore gli saltò in gola mentre afferrò lo smartphone con tanta ansia da avere paura di romperlo.
"Novità?!" la voce gli tremò, era così fremente d'aspettativa che era sicuro di non dover aggiungere una parola: l'amico sapeva di cosa stava parlando.
"Oi Bakugou, sì... Sono all'ospedale, Denki e Sero sono stati colpiti insieme ad altri eroi. Non è niente di grave, si rimetteranno tutti, però... è stato Midoriya."
La linea cadde, insieme allo smartphone in frantumi di Katsuki.
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don't cry...
FanfictionLacrime di sangue rigavano le guance pallide di Deku, il suo volto aveva un'aria ancora più malsana eppure adesso si teneva perfettamente in piedi da solo, come se si fosse ripreso del tutto in un attimo. I suoi grandi occhi verdi che gli avevano se...