capitolo 6

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"E' stato fantastico, Bakugou-san! Io non ne sarei mai uscito vivo, tutto da solo!"
Katsuki era appena rientrato nella sua agenzia dopo aver catturato il doppio dei villains che si aspettava di trovare sul luogo di una segnalazione, trascinandosi dietro CosoNumero4 che si era ferito una gamba in battaglia. E sì, sapeva di essere stato davvero fantastico, ma era già la milionesima volta che CosoNumero4 glielo ripeteva strillandogli dritto all'orecchio ed avrebbe proprio preferito che smettesse.
CosoNumero4 era il moccioso appena uscito dalla U.A che era da poco stato assunto nella propria agenzia e, appunto, il quarto dei sottoposti con cui Katsuki lavorava a più stretto contatto.
Katsuki aveva registrato solo due informazioni su di lui: il suo quirk ed il fatto che fosse stato raccomandato da Eraserhead in persona, unico vero motivo per cui Katsuki lo aveva preso nonostante quella voce assillante.
In realtà era anche forte, era uno dei sottoposti di cui si fidava di più, ma gli aveva fatto venire il mal di testa dopo essergli stato appeso addosso a parlargli nelle orecchie per tutto il tragitto.
"Kacchan!"
Katsuki faceva ancora fatica ad ammetterlo perfino a se stesso, ma la vocetta squillante di Deku era un suono molto più piacevole, nonostante fosse alterata dall'apprensione. Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, all'altro al massimo diceva di stare zitto e non assillarlo con quella trombetta da deficiente che si ritrovava in gola.
"Che cazzo ci fai qui?" gli domandò, segretamente felice di vederlo.
Era la prima volta che Deku veniva a trovarlo in agenzia da almeno due mesi, infatti non conosceva nemmeno l'ultimo acquisto, CosoNumero4.
I primi tempi il compagno passava a trovarlo tutte le volte che poteva, gli portava il pranzo -che comprava, perché era un fottuto incapace- o passava anche solo per un saluto. Poi gli impegni dell'eroe numero uno erano diventati sempre più ingombranti.
Certo, vivevano insieme e Deku non gli dava di certo il tempo di sentire la sua mancanza. Katsuki non faceva altro che lamentarsi di quanto l'altro rompesse il cazzo, standogli incollato addosso tutto il tempo che passavano insieme... ma in fin dei conti erano entrambi colpevoli della morbosità del loro rapporto.
Insomma, sì, gli mancava. Era felice di vederlo un solo minuto in più nell'arco della giornata.
"Ho letto di un eroe ferito sul luogo in cui eri intervenuto tu, ma non c'erano dettagli!" Deku gli corse incontro e Katsuki vide la preoccupazione sul suo volto lasciare il posto al sollievo, appena il compagno lo vide reggersi sulle proprie gambe in perfetto stato.
Piuttosto, l'espressione di Deku si trasformò in qualcosa di completamente diverso quando il suo sguardo si posò sul ragazzo che gli stava ancora aggrappato addosso, cingendogli le spalle con un braccio.
"Oh no, ero io... ma Bakugou-san mi ha salvato appena in tempo, è stato eccezionale! E comunque non posso ancora definirmi un eroe, ho appena ricevuto l'onore di fare da supporto a Bakugou-san!" il giovane sottoposto non sembrò particolarmente colpito di trovarsi di fronte all'eroe numero uno. Si rivolse a Deku come se fosse una persona qualunque, e Katsuki non riuscì a trattenere un mezzo ghignetto divertito guardando la perplessità sul volto del compagno.
Deku non si era mai montano la testa, ancora diventava tutto rosso quando le persone lo fermavano per strada, spesso scoppiava perfino a piangere per l'emozione. Ma essere guardato da un giovane aspirante eroe come se non fosse nulla di speciale, almeno non rispetto all'eroe numero due, lo aveva visibilmente sorpreso.
"Stava ancora lottando contro un villain, quando è volato davanti a me e mi ha tirato via appena in tempo! Poi è riuscito a continuare a combattere senza lasciarmi andare un attimo, degno di un vero eroe!" il ragazzo continuò imperterrito.
"Sì, Kacchan è sempre stato fantastico fin da bambino. Sapevo che sarebbe diventato un grande eroe!" rispose Deku, ma CosoNumero4 lo degnò appena di uno sguardo prima di tornare a rivolgersi unicamente al suo superiore nonché evidente eroe personale.
"Voglio diventare un eroe come te, Bakugou-san! Insegnami tutto, per favore!" concluse, con gli occhi che gli brillavano d'ammirazione.
"... Bene. Per ora però vai a farti medicare." Gli ordinò Katsuki, senza scomporsi per quella pioggia di complimenti. Di solito si sentiva implodere per l'imbarazzo tutte le volte che dei fan lo riempivano di complimenti, specialmente i bambini, anche se riusciva a non darlo a vedere con la sua aria perennemente corrucciata. Ma era davvero impassibile ai complimenti di quel ragazzo che vedeva soltanto come qualcuno su cui contare a lavoro, come lo era alle avances di qualsiasi persona che non fosse Deku.
Soprattutto perché in realtà non capiva nemmeno che fossero avances.
"Grazie per preoccuparti per me, anche se non è grave! Adesso vado, così stai tranquillo!" CosoNumero4 si congedò con un sorrisone entusiasta, come se fosse felice di avere una gamba fuori uso se questo gli aveva permesso di stare addosso al suo eroe.
A Katsuki bastò un cenno del capo per ordinare ad un sottoposto nelle vicinanze di accompagnare il ragazzo in infermeria, e si avviò nel suo studio seguito da Deku.
Indossava ancora metà della sua attrezzatura da eroe (ciò che non era stato distrutto in battaglia e che non aveva dovuto togliere per strascinarsi dietro CosoNumero4) ed iniziò a spogliarsi del resto quando si chiuse la porta alle spalle.
"Posso aiutarti, Bakugou-san? Posso lucidarti le scarpe, Bakugou-san? Posso anche fare le capriole, se vuoi. Insegnami!" Deku borbottò tra sé e sé con aria scocciata, mentre lo aiutava a togliersi la granata dal braccio in uno di quei gesti che gli venivano spontanei.
Katsuki ci mise qualche attimo a capire, e lo guardò con un cipiglio perplesso.
Quello non era un comportamento da Deku, e poi l'altro aveva raramente motivo per essere geloso. Nessuno osava fare avances all'eroe più scontroso della classifica, pubblicamente fidanzato e notoriamente fedelissimo.
Aveva l'attenzione di innumerevoli fan sia uomini che donne, ovvio, ma di solito Deku si limitava a mettere il broncio ogni volta che Katsuki metteva una foto di troppo su instagram o una donna appena salvata gli sveniva tra le braccia.
Era da Deku reagire così, intristendosi ed andando in paranoia, mentre non era assolutamente da lui fare il verso ad un ragazzino più piccolo di lui... quella era una scenata di gelosia in piena regola?
"... Coso è un bravo sottoposto, fa solo il suo lavoro." Rispose, stiracchiandosi le braccia mentre andava a sedere sulla sua poltrona.
"Coso?" Deku lo guardò perplesso e lo raggiunse, restando in piedi poggiato alla scrivania con le braccia incrociate al petto, in posizione di chiusura.
"Non ricordo il suo nome, sta qui da due mesi." Katsuki scrollò le spalle e si spiegò come se la risposta fosse un'ovvietà. Deku parve confortato per un attimo, ma non si lasciò bastare la risposta.
"Strano che non te lo ricordi, è così carino con quelle lentiggini. Li scegli apposta così? Hai una passione per le lentiggini?" bofonchiò Deku, senza guardarlo negli occhi.
D'accordo, sì, era geloso.
Katsuki non ce la faceva a vedere il compagno soffrire, aveva perfino messo da parte l'orgoglio per chiedergli scusa di quante gliene aveva fatte passare da piccoli, cadeva come una pera cotta appena vedeva i suoi occhi farsi un po' lucidi. Però vedere l'eroe numero uno perdere il controllo per un po' di gelosia avrebbe gonfiato di compiacimento il petto di chiunque.
Si prese un attimo per ricostruire mentalmente l'immagine del sottoposto. almeno le facce delle persone con cui lavora le ricordava.
CosoNumero4 era carino? Le lentiggini erano la prima cosa che aveva notato di lui, doveva ammetterlo.
Gli avevano subito ricordato Deku, appunto. Ma non gli avevano mai suscitato nemmeno per un attimo lo stesso istinto di mordergli le guance che provava per il compagno.
Quindi bhà... non aveva idea se quel ragazzo fosse carino o meno, tanto a lui non fregava un cazzo.
Era già tanto che aveva ammesso ciò che provava per una persona ed un solo fidanzato da sopportare bastava e avanzava, non aveva bisogno anche di altre vocine squillanti a rompergli le palle nella vita.
Katsuki era decisamente la persona meno propensa del mondo a tradire, in qualsiasi modo possibile. Ma era divertente vedere Deku così geloso, non riuscì a resistere dal prenderlo un po' per il culo.
"Eh, sai... la carne fresca. Tu ormai hai un'età." Ghignò, e dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere guardando l'espressione basita di Deku.
Come biasimarlo? Chiunque sarebbe rimasto sconvolto, certe parole non sarebbero mai uscite dalla bocca di Katsuki. Sapeva a stento che cosa volesse dire e da dove gli fosse uscita fuori una cagata del genere...
L'aveva sentito dire da Kaminari una volta, per far ingelosire quel povero disgraziato di Kirishima.
L'amico quella volta rasentò l'attacco di panico, Deku in quel momento sembrò sul punto di avere un infarto.
"VAFFANCULO, KACCHAN!!! Sono serio!" Deku sbottò battendo un piede per terra, e stavolta fu il turno di Katsuki di sgranare gli occhi in un'espressione interdetta.
Aveva il volto paonazzo, come se dire una parola del genere fosse stato uno sforzo troppo grande per lui, ma l'imbarazzo non aveva scalfito il cipiglio sulla sua fronte. Era adorabilmente ridicolo.
"Oi! Chi ti ha insegnato queste parolacce!?" Katsuki afferrò il compagno per i fianchi e se lo tirò addosso, sghignazzando con un sorriso divertito e fiero della prima parolaccia uscita dalle labbra del piccolo innocente Deku.
"Tu." Deku rispose immediatamente, ancora imbronciato ed accigliato, ma si sistemò comodo sulle gambe del compagno senza avanzare una protesta.
Katsuki lo guardò... e scoppiò a ridere, perfettamente consapevole che l'altro avesse ragione.
Per quanto Katsuki si fosse calmato, crescendo, vederlo ridere in quel modo felice e spensierato restava una visione più unica che rara e nel giro di un attimo Deku si lasciò contagiare dalla sua risata.
"Non eri arrabbiato, tu? Geloso di un moccioso..." Katsuki lo prese in giro e gli afferrò il viso tra le dita, strizzandogli quelle guance morbidissime che gli mettevano voglia di morderlo tutto.
"Solo perché sei più bello quando ridi. E poi ho capito che stavi scherzando... Vero?" Deku guardò dubbioso il compagno, che continuava a tenergli le dita premute sulle guance alterandogli la voce in modo buffo.
Il sorriso di Katsuki dovette bastare come risposta perché scoppiarono entrambi in una nuova risata, fronte contro fronte, la sua mano passò sotto il mento di Deku e tutti i dubbi svanirono in un bacio.
"Bakugou-san! Sto bene! Cosa devo fare adesso?" la voce squillante e fin troppo energica di CosoNumero4 irruppe nella stanza insieme al suono della porta spalancata all'improvviso.
Deku scattò in piedi, rosso come un peperone fino alla punta dei capelli.
Katsuki guardò il suo sottoposto, ripromettendosi che la prima cosa che gli avrebbe insegnato sarebbe stata imparare a bussare prima di aprire le porte.
Da quel momento, Deku non sopportava nemmeno la vista di quel ragazzo.

Chissà come l'avrebbe presa il Deku fuori di testa che Katsuki si trovava in casa ora, perché in quel momento CosoNumero4 si aggirava nella loro camera da letto.
Erano passati due giorni da quando aveva riportato il compagno a casa e Katsuki non aveva lasciato il suo fianco per un solo istante. Avevano provato a convincerlo di affidarlo alla polizia e metterlo al sicuro, dove avrebbero potuto proteggerlo ed aspettare che si riprendesse con calma, ma Katsuki non ne aveva voluto sapere.
Non avrebbe fatto rinchiudere Deku da nessuna cazzo di parte, ci pensava lui a proteggerlo.
Non avevano ricevuto nessun attacco, forse perché c'era la metà delle agenzie migliori della città schierata nel quartiere, pronta ad aspettare un solo passo falso del figlio di puttana in nero per catturarlo.
Per quanto riguardava possibili attacchi da parte di Deku stesso, anche quello era sotto controllo.
Katsuki aveva accettato di dover dormire ed aveva indetto dei turni con i suoi sottoposti più fidati per tenere d'occhio Deku. Non era un compito difficile, dato che l'altro per metà del tempo dormiva.
Quando era sveglio continuava ad alternare momenti in cui non ricordava niente e non parlava, a momenti in cui delirava come un coglione fuori di testa. Ma si sentiva così debole che non provava nemmeno a muovere un dito, non con uomini in piena forza che lo tenevano sotto tiro.
Katsuki aveva l'impressione che più l'effetto del quirk di quel bastardo si indeboliva, meno quella versione folle di Deku avrebbe funzionato. Forse non riusciva più ad usare One for All perché quel quirk apparteneva al vero Deku, e quello era il primo passo verso il ritorno alla normalità.
Però parlava, parlava tantissimo... e rompeva il cazzo da morire, provando a convincere chiunque a portarlo fuori in cambio delle ricompense più oscene.
Katsuki aveva pensato di tagliare le orecchie al suo sottoposto più fidato, dopo che lo aveva visto arrossire per l'imbarazzo quando Deku gli aveva offerto di mollargli il culo.
Avrebbe dovuto usare il tempo dei turni per dormire, ma non riusciva a stare tranquillo...
Così aveva chiamato CosoNumero4, che di certo non avrebbe ceduto alla tentazione.
"KACCHAAAAAAAAN!"
La voce lagnosa di Deku gli arrivò alle orecchie dall'altra parte della casa.
Katsuki, che stava provando a dormire sul divano in salotto, alzò gli occhi al cielo e si alzò di scatto.
L'altro aveva iniziato a chiamarlo sempre "Kacchan". Katsuki sapeva che lo facesse solo per prenderlo per il culo e per confonderlo, sapeva benissimo che quello non fosse il suo Deku. Il suo Deku non avrebbe mai sedotto altri uomini, non avrebbe mai ferito degli innocenti... però proprio non riusciva a non rispondere al richiamo di quella maledettissima voce, non poteva farci niente.
Era più forte di lui, era qualcosa di ormai insito dentro di sé dopo anni di convivenza..
Si alzò diretto alla camera da letto, ma fu raggiunto prima da Deku che gli corse incontro e gli si lanciò addosso, con CosoNumero4 alle calcagna che lo inseguiva disperato.
"Kacchaaaaan! Mi lasci sempre con uomini brutti! Io voglio stare solo con te!" Deku si lamentò come un bambino, l'unica cosa che ormai quella versione fuori di testa del suo compagno sembrava in grado di fare, e gli si incollò addosso strofinandogli il viso contro il petto.
"Scusa, Bakugou-san! Non sono riuscito a fermarlo..." CosoNumero4 si scusò, mortificato, e lo guardò titubante. Chiaramente non sapeva cosa fare... come non comprenderlo? Nemmeno Katsuki aveva più idea di come affrontare quella situazione.
Non sapere dove fosse Deku e cosa stesse passando era stato logorante, ma ora che lo aveva costantemente sotto gli occhi non era molto meglio... Quei giorni passati a guardare il suo uomo delirare e fare la troia con altri uomini lo avevano provato.
"Kacchan, che ci fa questo qui in casa nostra? Non vuoi stare solo con me~?" Deku gli sussurrò all'orecchio con tono completamente diverso, invitante, e glielo leccò mentre infilò una mano nei pantaloni della sua tuta, toccandolo spudoratamente da sopra i boxer.
Katsuki sussultò e si sentì tremendamente umiliato a vedere il suo sottoposto deviare di corsa lo sguardo, paonazzo in viso, ovviamente imbarazzato. Avevano appena vissuto entrambi il momento più basso della loro carriera.
"Questa non è casa tua." Sbottò con rabbia e gli afferrò la mano per il polso,allontanandogliela di malo modo dal proprio corpo.
L'altro gli rendeva sempre più facile resistere ai suoi tentativi di seduzione. Non poteva dire di non provare alcuna reazione per un tocco del suo uomo, ma la rabbia prevaleva su tutto. Il suo Deku non parlava così, non si sarebbe mai comportato in quel modo. E quella folle imitazione era soltanto frustrante e snervante.
"Torna in agenzia e avvisa gli altri di non mandare nessuno per oggi." Ordinò al ragazzo, e non si sorprese di vederlo annuire silenziosamente senza riuscire a guardarlo in faccia.
Deku gongolò soddisfatto e fece la linguaccia al più giovane mentre Katsuki lo guidava alla porta, e Katsuki si vergognò per il proprio compagno che si trovava ancora da qualche parte lì dentro.
Quando Deku fosse tornato in sé, non gli avrebbe raccontato nulla di tutto questo... l'altro si sarebbe di sicuro vergognato da morire.
Rimasti soli, sentì Deku avvicinarsi alle sue spalle. Aveva dovuto accettare di tenere i sensi all'erta con l'altro, costringendosi a non guardarlo come il proprio compagno con cui poteva serenamente condividere la casa, per cui fu subito pronto a scattare per difendersi... ma Deku gli rubò il respiro, incollandosi alla sua schiena e stringendolo dalle spalle in un abbraccio.
Un semplice, dolce gesto che era proprio da Deku... il primo gesto abituale del suo compagno che gli vedeva fare da quando lo aveva riportato a casa.
Katsuki tremò, sentendosi completamente disarmato in quella presa, orribilmente debole...
"Kacchaaaan! Io sono più bello di quello lì, verooo? Stai solo con me, non far venire più nessuno!" ma Deku lo riportò subito alla realtà con quella domanda.
Deku non gli avrebbe mai chiesto una cosa del genere... non aveva mai osato, nemmeno quando la mancanza di conferme da parte sua lo aveva fatto soffrire.
Katsuki aveva sempre avuto un'altissima considerazione di se stesso, ma sapeva di non essere la persona più semplice del mondo. Ad esempio, non aveva mai fatto un complimento al compagno... non gli aveva mai detto di trovarlo bello, non gli aveva mai spiegato a parole che cosa provasse ogni volta che si perdeva nei suoi grandi occhi. Non ce la faceva. Era il suo carattere di merda e, per quanto fosse migliorato crescendo, non poteva farci niente.
Cercava di fargli sentire direttamente sulla pelle cosa provasse per lui, quanto lo volesse, quanto ricambiasse tutto il desiderio e l'attrazione che Deku invece sbandierava a parole senza vergogna.
Ma a volte non bastava, ne era consapevole. C'erano state volte in cui il compagno si era impegnato a farsi bello per lui, ed aveva visto il suo viso incupirsi per la delusione quando non aveva ricevuto alcun complimento.
Katsuki era stato sul punto di dirglielo innumerevoli volte, magari quando si preparavano per una sera di galà e stava annodando la cravatta di Deku, che era così impedito da non saperlo fare da solo.
"Anche tu sei bello", una semplice risposta a tutti i complimenti che l'altro gli faceva sempre, che cosa ci voleva a dirlo?
Eppure ogni volta le parole gli restavano in gola, non ce la faceva proprio a sbilanciarsi...
Ma Deku non se ne era mai lamentato, era sempre stato paziente con lui. Così paziente da corrergli dietro, quando da adolescente era stato così frustrato nei suoi confronti da cercare di allontanarlo in tutti i modi.
Così paziente da aspettarlo, quando avevano iniziato la loro relazione ma Katsuki ci aveva messo ancora un bel po' ad accettare i suoi sentimenti.
Così paziente da sorridergli e continuare a sopportarlo ogni giorno, nonostante tutti i suoi sfoghi di gelosia insensata, nonostante il caretteraccio, nonostante le poche parole.
Deku meritava tutto da lui, ed il minimo che Katsuki poteva fare adesso era essere quello paziente dei due ed aspettare che il compagno si rimettesse in sesto.
"... Il mio Deku lo è. I suoi occhi sono i più belli al mondo, e tu non puoi imitarlo." Katsuki sussurrò mentre si voltava nella sua presa, forse parlando più tra sé e sé che con l'altro, accettando per la prima volta quel pensiero.
L'imitazione di Deku di fronte a lui gli mise il broncio, e Katsuki ripromise a se stesso di essere più sincero col compagno quando fosse tornato in sé, almeno solo per una volta.
"Mi hai stancato, non sei per niente divertente." Deku sbuffò e si allontanò da lui, per fortuna era volubile e si annoiava molto facilmente.
Katsuki prese un respiro profondo e lo seguì per accertarsi che non facesse stronzate.
Solo ancora un po' di pazienza...

Quella notte Katsuki si svegliò di soprassalto senza fiato.
Deku era sopra di lui, le sue dita strette intorno alla propria gola gli impedivano di respirare.

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