capitolo 5

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Katsuki si sentiva ormai un santo per non aver ancora avuto un crollo di nervi, con tutto quello che era successo negli ultimi giorni.
Al diavolo la fama,la gloria e l'onore di essere uno degli eroi più acclamati del mondo, tutto ciò che desiderava era crepare su un dannatissimo letto per almeno un giorno intero. Magari con Deku al proprio fianco, perché ormai faticava ad addormentarsi senza stringerlo tra le proprie braccia.
Già, proprio lui, Bakugou Katsuki che non si dava pace e non si fermava mai finché non raggiungeva la perfezione, moriva dalla voglia di godersi nient'altro che del meritato riposo.
Perfino dopo 24 ore da quando aveva finalmente portato Deku a casa, non aveva potuto chiudere occhio.
La vita sembrava avercela con lui, perché nell'arco di quella settimana aveva fatto completamente schifo.
Che aveva fatto, per meritarselo!? Stava pagando per essere stato un coglioncello represso fino a 18 anni?? E che cazzo, non aveva mai ammazzato nessuno!
No, quella era un'ingiustizia bella e buona e l'avrebbe fatta pagare a qualcuno. Tipo al figlio di puttana in nero.
Purtroppo gli era sfuggito dalle mani, proprio quando era stato ad un passo dal fargli esplodere il culo.
Katsuki era uscito ammaccato e stremato dallo scontro con Deku, ma era bastato vedere l'ombra di quel pezzo di merda per sentirsi di nuovo pieno di forza, grazie a tutta la rabbia che gli era montata dentro.
Aveva così tanta voglia di spaccargli la testa, che sentiva che sarebbe stato in grado di disintegrare una montagna.
Istintivamente aveva stretto più forte a sé il compagno, temendo di vederlo correre da quel bastardo e sparire di nuovo con lui come l'ultima volta. Ma Deku era rimasto inerme tra le proprie braccia, privo di coscienza.
Probabilmente quel villain aveva capito di star perdendo il controllo su di lui ed era dovuto passare alle maniere forti, preferendo metterlo fuori gioco per riprenderselo e rifargli il lavaggio del cervello con calma.
Naturalmente Katsuki non glielo aveva permesso.
Gli eroi che avevano finito con l'evacuazione e la cattura dei villains erano tornati, Katsuki aveva gridato a due di loro di mettersi di guardia affianco a Deku e proteggerlo a costo della loro stessa vita, ed era scattato verso il figlio di puttana.
Tutti gli altri eroi presenti avevano seguito il suo esempio ed erano corsi a dargli una mano, poi c'era stato il caos.
Una nuova ondata di villains sbucata dal nulla, almeno il doppio degli eroi presenti che erano a stento una decina.
Ognuno di loro si era trovato ad affrontare un nemico, Katsuki si era voltato subito verso Deku per vedere i due eroi trascinarlo via, per fortuna alla velocità della luce grazie al quirk di uno dei due, e quando aveva portato di nuovo lo sguardo di fronte a sé... il bastardo in nero era sparito.
Di nuovo.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di gridare per la frustrazione, era corso subito verso la direzione in cui aveva visto sparire i due eroi insieme a Deku, col cuore in gola.
Aveva temuto di averlo già perso ancora una volta, aveva saltato da palazzo in palazzo con una scena terribile che già gli vorticava davanti agli occhi: lui che arrivava, gli eroi distrutti a terra, Deku sparito insieme al villain...
Invece, quando aveva raggiunto i colleghi, aveva tirato il sospiro di sollievo più grande della sua vita.
Deku era lì, al sicuro , ancora privo di sensi ma lontano da quel bastardo che lo aveva portato via da lui per già troppo tempo.
Era corso a prenderlo di nuovo tra le proprie braccia, giurando a se stesso di non lasciarlo andare mai più.
Nessuno lo aveva mai visto ringraziare qualcuno come aveva fatto con quei due eroi che avevano messo in salvo Deku.
La nuova emergenza era stata sventata, i nuovi rinforzi dei villains erano stati catturati, sembravano tutti deboli sottoposti di un'organizzazione più grande di loro. Non erano altro che pedine sacrificabili per la fuga del grande capo, era stato chiaro col senno di poi.
La frustrazione per non essere riuscito a catturare quel villain era stata enorme, ma in quel momento Katsuki era stato felice di avere un compito ben più importante a cui pensare: riportare Deku a casa.
Di sicuro per la dignità di Deku sarebbe stato meglio portarselo sulla schiena, ma Katsuki aveva percorso tutta la strada tenendo il compagno tra le proprie braccia.
Sarebbe stato anche meno imbarazzante, perché così Deku sembrava una fottuta principessa piuttosto che l'eroe numero uno al mondo, ma per una volta a Katsuki non fregava un beneamato cazzo di cosa avrebbero visto le persone intorno a loro.
Sentiva il bisogno di stringerlo a sé, di guardare la sua stupida faccia come per ricaricarsi di tutto il tempo che aveva passato senza di lui. O forse aveva bisogno di tenerlo sotto il diretto controllo dei propri occhi, per paura di vederlo sparire di nuovo all'improvviso.
In effetti lo aveva tenuto stretto al petto con tutta la propria forza, come se avesse paura di vederlo evaporare via da un momento all'altro.
Quando erano arrivati a casa, Katsuki aveva le nocche delle mani sbiancate per lo sforzo.
Ma almeno era finita. Adesso si sarebbero goduti la fottuta pace che meritava, vero?
Ma neanche per il cazzo.
La notte che ne era seguita era stata la meno pacifica della vita di Katsuki.

Deku si era svegliato due volte nell'arco delle ultime 12 ore, ogni volta era stata una pugnalata nel petto di Katsuki.
La prima volta aveva aperto lentamente gli occhi ancora spenti e stanchi, come se fosse stordito dopo aver preso una brutta botta in testa.
A Katsuki era venuto un colpo, si era chinato su di lui quasi fino a sfiorargli il viso, ma Deku di rimando lo aveva guardato con un'espressione calma e assente.
Si era guardato intorno con aria confusa, come se quello su cui Katsuki lo aveva sistemato non fosse il suo letto, quello che indossava non fosse il suo pigiama, come se la mano che stringeva forte la sua non fosse quella del suo compagno di vita...
Lo aveva guardato dritto in faccia, e Katsuki aveva visto nei suoi occhi la conferma: L'altro non aveva idea di chi fosse il ragazzo che stava di fronte a lui, probabilmente non ricordava nemmeno il suo stesso nome.
Deku aveva aperto bocca, come per chiedergli spiegazioni, ma prima che potesse iniziare a parlare aveva chiuso gli occhi ed era crollato di nuovo in un sonno profondo
Katsuki era rimasto immobile, a digrignare i denti come se di fronte a sé avesse quel dannatissimo villain in persona.
Ed in effetti e come se ne vedesse ancora l'ombra su Deku...
Il compagno non aveva un'espressione serena in volto nemmeno mentre dormiva. Dopo qualche ora infatti aveva iniziato ad agitarsi nel sonno, mormorando parola confuse e girandosi da una parte all'altra del materasso. Più volte gli aveva stretto la mano così forte da bloccargli la circolazione, ed aveva continuato così finché si era svegliato la seconda volta.
La seconda volta Deku si era svegliato di soprassalto, era scattato a sedere come una molla e si era guardato intorno in panico, come se avesse ancora paura per un incubo.
Aveva il respiro agitato ed uno sguardo così fragile che a Katsuki era venuto istintivo gettarsi ad abbracciarlo.
Se lo era stretto al petto proprio come aveva fatto ormai ore ed ore prima, quando lo aveva saltato di tetto in tetto per l'intera città col cuore in gola per l'emozione di riaverlo tra le proprie braccia.
A Katsuki piaceva credere -e far credere- che non ci fosse niente al mondo che lo spaventava, ma in quel momento aveva trattenuto il fiato per l'ansia, per il terrore che il compagno si fosse dimenticato di lui.
Aveva ripreso a respirare soltanto quando Deku gli aveva allacciato le braccia intorno alle spalle, rilassandosi contro il suo petto, e ed aveva sussurrato il proprio nome.
Un fievole "Kacchan..." che suonava come un sospiro, ma che era valso la pena di ogni goccia di sangue e sudore di quei giorni.
Si era sentito come se gli avessero sollevato un macigno dal petto, un peso che si portava avanti da interi giorni.
Aveva stretto il compagno tra le proprie braccia così forte che si era ritratto di scatto quando se n'era accorto, per paura di fargli male.
Ma Deku non aveva abbozzato un lamento, anche perché aveva perso i sensi... di nuovo.
Con un sospiro tremante per la frustrazione, Katsuki lo aveva fatto stendere sul letto e gli aveva rimboccato con cura le coperte.
Aveva passato tutte quelle ore seduto sul bordo del letto rivolto verso l'altro, all'erta come se fosse pronto a ricevere un attacco e dover difendere il compagno da un momento all'altro. Ma dopo che Deku aveva cercato conforto tra le proprie braccia, come sempre, finalmente aveva rilassato un po' i nervi e si era poggiato allo schienale del letto, seduto al suo fianco.
Mentre continuava a tenere stretta la mano del compagno, aveva avuto ancora molte ore per ragionare su cosa stava succedendo.
Non aveva la più pallida idea di come cazzo funzionasse il maledetto quirk di quel bastardo, ma era sicuro che l'effetto non potesse continuare all'infinito.
I quirk erano delle abilità fisiche, e come tali avevano dei limiti. Ne aveva già avuto la dimostrazione, infatti, quando Deku era tornato in sé e il villain aveva dovuto rifargli il lavaggio del cervello.
Quanto tempo sarebbe durato, ora? Funzionava anche a distanza? Era pericoloso usarlo più volte sulla stessa persona? Di sicuro l'effetto si stava affievolendo, perché nelle ultime ore aveva funzionato ad intermittenza.
Forse si stava indebolendo sempre di più, ed al suo risveglio Deku sarebbe tornato in tutto e per tutto quello di prima.
Era convinto che fosse la conclusione più logica, Katsuki ci sperava...
Non lo avesse mai fatto.

Deku si svegliò per la terza volta, la definitiva.
Era ormai di nuovo pomeriggio, Deku dormiva dal giorno precedente ad eccezione per quei due brevi risvegli.
Katsuki indossava ancora la sua divisa da eroe coi vestiti strappati e insanguinati dal giorno prima, era rimasto per tutto il tempo al fianco del compagno ed aveva deciso di non muoversi finché l'altro non si sarebbe svegliato.
Aveva il corpo indolenzito, gli occhi che bruciavano, il capogiro per la mancanza di sonno ed i troppi pensieri per la testa, ma scattò lo stesso carico d'adrenalina non appena vide Deku sbattere appena le palpebre.
Si sistemò seduto al bordo del letto, rivolto verso di lui, e gli strinse la mano tra le proprie come se cercasse di trasmettergli tutta la forza che poteva per aiutarlo.
Sembrò funzionare.
Deku aprì gli occhi con calma, si guardò intorno per un breve attimo con lo sguardo ancora pesante per la stanchezza, prima di concentrarsi sul ragazzo che aveva di fronte.
Katsuki si ritrovò a trattenere il fiato mentre l'altro lo guardava, come in attesa di un responso.
I suoi occhi erano ancora verdi, come le precedenti volti in cui si era svegliato... ma anche come la volta in cui aveva attaccato due interi quartieri, quindi non era così rassicurante.
Aveva bisogno di quel barlume che c'era sempre negli occhi di Deku quando lo guardavano, come se vedesse in lui la più grande certezza della sua vita.
"Deku..." lo chiamò con un filo di fiato, la voce gli stava tremando come le mani ancora strette sulle sue, per un'ansia che non aveva mai provato prima d'ora.
Deku sollevò una mano ad accarezzargli il viso, il suo volto si addolcì, le sue labbra si spiegarono in un sorriso e Katsuki ritrovò il respiro in quell'attimo in cui tutto sembrò tornato come doveva essere.
"Kacchan..." Deku rise. Una risatina sommessa in quel tono infantile, quasi inquietante, che Katsuki aveva scoperto in quei giorni.
Katsuki aveva così tanto bisogno di rivedere di fronte a sé il suo compagno che si era lasciato abbindolare dal finto calore di quella carezza, e non aveva notato la freddezza nei suoi occhi.
Lo notò troppo tardi quando la mano di Deku scese sul suo collo e lo strinse con forza, intenzionato a strangolarlo.
"ANCORA TU!?" Katsuki si alzò di scatto e sbraitò con la voce arrochita da quella stretta. Deku era ancora così debole che riuscì a schiaffargli via il braccio e fuggire dalla sua presa senza troppa difficoltà, ma Katsuki sentiva lo stesso sulla propria gola tutto l'intento omicida con cui l'altro lo aveva stretto.
"Ancora questo tu? Continui a fingere di non capire che io sono Deku~?" Deku continuò a ridere e si drizzò a sedere. Si liberò dalle coperte con uno strattone e si guardò intorno restando teso come una corda, come pronto a scattare da un momento all'altro.
Katsuki tossì e si maledisse mentre si toccava la gola, avrebbe dovuto notarlo subito: nei suoi occhi non c'era quella luce che gli aveva sempre dato sui nervi, perché lo faceva sentire fottutamente debole.
Quei grandi occhi verdi erano sempre stati la sua più grande debolezza, di fronte a Deku.
Deku era troppo insicuro e si era sempre sentito inferiore a lui, eppure il suo sguardo era sempre stato fermo e determinato fin da quando era un moccioso debole e inutile. Per anni ed anni non aveva mai immaginato di avere nei suoi occhi la più potente arma contro Katsuki. Quando lo aveva capito, soltanto pochi anni fa, per Katsuki era stata la fine.
Ormai Deku sapeva benissimo che poteva ottenere qualsiasi cosa mettendolo di fronte ai suoi occhi troppo intensi, spesso metteva fine ad una lite solo con uno sguardo.
Ma al momento non ci sarebbe mai riuscito. Quelli non erano gli occhi del suo Deku...
"Ho capito che sei Deku, ma col cervello fritto." Katsuki stavolta non si fece fregare, spalancò una mano dritto verso il volto dell'altro e lo accecò con uno dei suoi colpi abbaglianti.
Approfittò dell'attimo di stordimento che ne seguì e gli si gettò addosso, piantandolo sul materasso con tutta la propria forza.
Sapeva che se solo avesse voluto, Deku avrebbe potuto tenergli testa per liberarsi dalla propria presa, ma contava sull'aria ancora stordita e provata dell'altro.
"Ma ne ho abbastanza di stronzate. Adesso tu mi dici tutto sul quirk di quel pezzo di merda, poi te ne stai stai lì a dormire finché non torni come prima." Concluse, senza staccare gli occhi rabbiosi dai suoi mentre lo teneva per i polsi, inchiodandoglieli sul cuscino ai lati della sua testa.
"Non so proprio niente, il mio padrone ti sembra così stupido?" Deku gli rivolse un ghigno di scherno ma non si oppose alla stretta di Katsuki, restando inerme nella sua presa.
Forse era consapevole di poterlo pugnalare con le sole parole, dato che Katsuki ringhiò per la frustrazione quando lo sentì chiamare quel bastardo "padrone".
Padrone... lo avrebbe fatto saltare in aria, il padrone. Maledizione, quanto moriva dalla voglia di fargli esplodere il culo e a fanculo l'etica degli eroi!
Ma per il momento era un obiettivo difficile, dato che non aveva nemmeno la minima intenzione di uscire di casa e mollare da solo Deku col cervello ancora a puttane.
Si morse con rabbia il labbro inferiore e chiuse gli occhi, cercando di raccogliere tutta la pazienza che non aveva mai usato in vita sua.
"Eri tornato... ieri, stamattina, eri in te! Eri tu, non un rincoglionito che esegue gli ordini di un fottuto villain! TU NON SEI COSI', DEKU!!!" la pazienza durò poco. Katsuki gli gridò in faccia con tutta l'aria che aveva nei polmoni, con tutta la rabbia che gli faceva tremare le mani sui suoi polsi, tutta la disperazione nel cuore.
Ne aveva le palle piene. Rivoleva il suo Deku e se lo sarebbe ripreso a costo di prenderlo a sberle finché non fosse tornato in sé. Tanto il compagno lo avrebbe ringraziato.
Il cuore gli si bloccò in gola, perché per un attimo sembrò funzionare.
Deku lo guardò sbattendo le palpebre con aria spaurita, come quando si era svegliato senza ricordare chi fosse e dove si trovasse.
"E' vero, sono solo una povera vittima... Vuoi salvarmi, mio eroe~?" Deku piegò le labbra in un finta espressione impaurita e si tese in avanti più che poté, per riuscire a raggiungere l'orecchio di Katsuki.
"Ti manco così tanto, Katsuki~?" gli soffiò dritto all'orecchio, leccandoglielo poi in un gesto osceno.
Katsuki drizzò la schiena di scatto per allontanarsi dalla sua lingua, come se lo avesse scottato.
No, non si era ripreso per niente. Lo stava solo prendendo per il culo.
Deku scoppiò in una risatina deliziata e non fece un passo falso, nonostante Katsuki gli avesse appena lasciato andare i polsi per mettere distanza tra di loro.
Sembrava divertirsi troppo a guardare Katsuki che lo fissava ad occhi sgranati, col respiro affannato come se fosse appena uscito da uno scontro mortale.
"Ho capito che sono prigioniero qui... tanto vale divertirci un po', no~?" Deku parlò con una voce che non aveva mai usato in quello stato, melodiosa e carica di desiderio, la voce che tanto faceva impazzire Katsuki quando il compagno aveva "cattive" intenzioni.
Stavolta fu Deku stesso ad afferrare Katsuki per le spalle e tirarselo addosso. Gli allacciò le braccia intorno al collo con fremente abbandono, le cosce intorno alla vita, e sollevò il bacino per muoversi contro quello dell'altro, facendo incontrare i loro corpi nei punti più sensibili.
Katsuki sentì il sangue ribollirgli nelle vene e si allontanò di scatto, staccandoselo di dosso con una forza che non aveva messo neppure nelle volte in cui avevano combattuto.
Saltò giù dal letto per mettere quanta più distanza possibile tra di loro, ma continuando a tenerlo sott'occhio.
Stava tremando e si sentiva bruciare come una pentola a pressione, e non sapeva se fosse più per la rabbia o per l'effetto di trovarsi a così stretto contatto con Deku dopo giorni e giorni.
"Che c'è... Non ti piaccio più?" Deku mise su un altro broncio dei suoi, ma restò immobile sul letto con le braccia abbandonate sul cuscino e le gambe aperte, come in attesa di essere raggiunto da un momento all'altro.
"TU di certo non mi sei mai piaciuto! NON TOCCARMI O TI SPACCO LA FACCIA!" Katsuki ringhiò, minacciandolo con tutto il fiato che gli era rimasto nei polmoni.
Era chiaramente scosso, Deku aveva toccato un tasto dolente.
Era ovvio che il proprio corpo avesse reagito a quei contatti, porca puttana, quello era pur sempre il corpo del suo compagno anche se dentro aveva il cervello fritto!
In quei giorni aveva avuto ben altro a cui pensare per preoccuparsi di essere in astinenza, ma ovviamente il compagno gli era mancato sotto tutti i punti di vista... era come se il proprio corpo se ne fosse accorto solo ora, a contatto con quello dell'altro.
Ma non avrebbe mai, MAI posseduto Deku solo per soddisfare il proprio corpo, solo per "divertirsi" come aveva appena detto quella versione fuori di testa del compagno.
Se l'altro non era in sé non sarebbe stato come fare l'amore con la persona della sua vita, sarebbe stato come tradirlo.
E no, tutto si poteva dire del carattere di merda di Katsuki, fuorché che non fosse fedele.
"HAI CAPITO!?" gli sbraitò ancora contro e si avvicinò di nuovo al letto con cautela, come tenesse un altro attacco del genere molto più di quanto temesse combattere con l'altro.
Si aspettava un qualche tipo di insulto o una lamentela tipica dell'altro -insomma, di quel Deku- ma non ottenne risposta. Deku era crollato addormentato, di nuovo, come se non avesse mai interrotto quel sonno profondo.
Katsuki tirò fuori il respiro tutto in un sospiro e si lasciò cadere seduto sul letto, la testa tra le mani.
Sarebbe stata una lunga riabilitazione...

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