🔞 Selene

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Questo capitolo tratta di argomenti forti e non è adatto a persone sensibili!!!
I prossimi capitoli invece saranno tutti dolci e coccolosi.


15 anni fa.

La prima cosa che il governo si premunisce di fare è cambiarti l'identità.

"Da oggi non ti chiamerai più Selene ma Vittoria. Penseremo noi a tutto."

Nuova casa, nuova città, nuova vita. Avevo 15 anni, non è certo un'età semplice, nel pieno dell'adolescenza.
Mi ricordo che all'inizio feci molta fatica ad ambientarmi. Sono sempre stata una ragazzina timida, ed il fatto che di non rispondere quando venivo chiamata da compagni e professori Vittoria mi rendeva quella strana.

"Ma che ha? È sorda per caso?"

Quel nome non mi entrava in testa.
Vittoria, io mi chiamavo Vittoria, Selene non esisteva più.

La cosa non mi andava a genio. Perché avevo dovuto cambiare identità? Perché Selene non andava più bene? E poi perché dovevo avere a che fare con quella gente che diceva di lavorare per il governo? Il governo? Chissenefrega.

***

Selene era dovuta sparire a causa di un brutto pomeriggio...

Mi trovavo ad una comunione, in una bella villa con giardino. Era una giornata primaverile, e faceva caldo. Avevo giocato e corso tutto il giorno assieme alle mie amiche ed altri ragazzini e ragazzine, ma stavo morendo di caldo ed ero sfinita.
Gli adulti erano fuori sotto la grande veranda a discutere di economia ed altre cose noiose.

Feci cenno a mia madre che sarei entrata dentro e lei, con un altro cenno di assenso, mi guardò entrare in casa.
C'era da cercare una sedia, o un divano, qualunque cosa.

Non appena intravidi un salotto sentii un rumore. Un rumore strano, acuto.

Invece di sedermi nel salotto, che dava sul giardino continuai dritto lungo il corridoio, per capire da dove provenisse quel suono.

Di nuovo. Come un lamento.
Sarei dovuta tornare indietro...

Dal corridoio nella direzione opposta alla mia mi venne incontro una bambina, spaventata, che piangeva. Si teneva il vestito spiegazzato e rotto su un lato della gonna.
Mi guardó dritta negli occhi e mi sorpassó, riempiendo il corridoio col suo pianto disperato.

Non dimenticherò mai quello sguardo e quelle urla. Ancora oggi di notte sogno quell'istante.

A quel tempo però credetti che fosse semplicemente caduta e si fosse sciupata l'abitino.

Mentre stavo per fare dietrofront e seguirla una voce maschile alle mie spalle mi sorprese.

Era uno degli invitati, un ricco signore parente della famiglia della festeggiata. Era un dottore? Non ricordo.

Da qui in poi la mia mente non ricorda perfettamente.

Ho in mente alcuni dettagli con estrema precisione mentre altri... Il buio.La psicologa dice che è un meccanismo di difesa per non farmi rivivere quel momento...

Mi ricordo solo che quell'uomo mi parlava, con una voce rassicurante e mi conduceva in una stanza, mi teneva per mano.

Non so cosa ci facessi con lui, è strano, io non do confidenza agli estranei. Ma lui sembrava tranquillo, mi stava parlando di qualcosa... Mia madre sì, conosceva mia madre. Ed anche mio padre.

Entrammo in un elegante studio, con un'enorme scrivania, piena di oggetti dall'aspetto costoso.

Mentre mi avvicinavo alla scrivania per toccare alcuni oggetti dall'aspetto buffo mi ritrovai a terra, schiacciata dal suo peso. Cadendo portai giù con me alcune cose presenti sul tavolo, che vedevo roteare per la stanza. Un portapenne pieno di bellissime penne stilografiche.

La Santa Muerte capitolo 2:le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora