Denaro

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Caro amico,

ti scrivo una lettera, spero non troppo noiosa, perché sai che non sono capace di parlare da vero uomo certe volte. Vorrei dirti così tanto su ciò che ho fatto e di ciò che sto facendo. Ma, se lo facessi, dovrei anche dirti della persona che sono diventato. Avevo purtroppo capito, fin dall'adolescenza, che tutto ha un prezzo. Avevo capito che tutto ciò io toccassi, o semplicemente guardassi, poteva essere barattato con sudore e sacrificio. Avevo capito che anche i sentimenti sono usurai, il cui debito durerà fino alla tomba. Avevo capito che mamma e papà si sacrificavano anche troppo per avere quel poco che ognuno di noi dovrebbe avere. Avevo capito che anche la vita aveva un prezzo e molto spesso mi chiesi se mai sarei riuscito a pagarlo. E ancora adesso ho qualche dubbio.

Sai già che la mia classe sociale non rispecchiava la mia educazione, che nonostante fossi gentile e modesto, vivevo in posti dove l'odio regnava. Parlo di odio nei confronti dei piani alti, nei confronti di chi ha tutto e non dona, di chi vive senza tendere alcuna mano. Parlo di chi il denaro lo butta in vizi, in piaceri e in vestiti firmati, quando chi cerca una vita migliore è costretto ad oscillare nel dubbio di non potercela fare mai.

Le mie prime soddisfazioni arrivarono al liceo, quando sapevo che avrei potuto garantire una vita migliore in un solo modo: studiando. Compresi infatti che chi inveisce contro la scuola e la cultura è dominato da una regina che governa purtroppo troppe persone: l'ignoranza. Ma compresi ancora che persone di questo genere potevano essere facilmente manipolabili. Fu allora che decisi di candidarmi come rappresentante. E questo, seppur piccolo, fu un passo importante verso la mia carriera. Come ricorderai sai già che venni eletto solo dopo qualche anno, ripresentandomi con più idee e progetti. Iniziai allora a ricevere attenzioni da sempre più persone, e io cercavo solo una cosa da loro: soldi. I miei progetti dovettero essere finanziati da qualcuno e l'unico modo era chiedere una quota, apparentemente minima, che mi permettesse comunque di guadagnare qualcosa riuscendo ugualmente a realizzare ciò che avevo promesso.

Finito il liceo iniziai a studiare legge, e lì ti conobbi. Eravamo entrambi affamati nonostante venissimo da due realtà differenti. Io dal nulla, tu da tutto. Devo ammettere che i miei pregiudizi nei confronti dei benestanti mi accecarono, ma il tempo migliora ogni cosa, così come il nostro rapporto. Entrammo nella stessa associazione politica e dopo un anno mi rivelasti il tuo obiettivo. Volevi creare un partito nuovo, né di destra né di sinistra. Un partito che avesse come unico scopo il bene di chiunque. Volevi essere votato, volevi entrare in parlamento e rappresentare chiunque ti avesse supportato. Accettai immediatamente la proposta di essere un tuo socio, ma ti confesso solo adesso che il mio scopo era diverso. Io volevo la fama, volevo il potere che mai avevo avuto. Volevo tutto senza chiedere il permesso e senza pagare alcun prezzo. Volevo sistemare la mia famiglia, dire ai miei di poter smettere di lavorare. Volevo solo questo.

Il partito lo fondammo al terzo anno di università, ma acquisii forte importanza solo cinque anni più tardi. Smisi di studiare per dedicarmi interamente a quello. Scendevo per strada consegnando volantini, cercando consensi. Organizzavo conferenze, alcune seguite anche da tre spettatori. Non mi scoraggiai e continuai a fare il lavoro sporco. Il tuo contributo fu invece quello di far conoscere il partito a gente di una posizione sociale più alta, dato che eri nato in quell'ambiente. Fu un ottimo lavoro di squadra e quando si presentarono le prime elezioni regionali, a sorpresa, vincemmo. È incredibile vedere come le parole siano così influenti. Solo allora mi resi conto che più che progetti da presentare, servivano solo parole.

Entrammo in parlamento dopo altri 6 anni con una rappresentanza davvero minima. Avevi finalmente raggiunto il tuo obiettivo. Io, nel frattempo, stavo raggiungendo il mio. Con lo stipendio riuscii in poco tempo a comprare casa e a garantire alla mia famiglia una vita agiata, senza più sacrifici. Ciò che però ci distinse troppo non fu l'obiettivo, ma la fame. Iniziasti a fermarti, a dire che il nostro arrivo era più che sufficiente. Ma io volevo di più. Volevo più case, volevo investire in attività, volevo vivere nel lusso.E l'unico modo per farlo era lo stesso di quando divenni rappresentante d'istituto: progetti. Questi avrebbero portato finanziamenti, che avrebbero portato denaro che in parte andava a me.

Continuai così per un bel po', dimenticandomi del ragazzo gentile e onesto che ero un tempo. Avevo tutto, e ancora non mi bastava. Era un ciclo senza fine. Nel frattempo, grazie a me riuscimmo ad avere un'ottima rappresentanza in parlamento, ma a te poco importava.

Ti scrivo questa lettera perché voglio che tu sappia che fra una settimana verrai eliminato dal partito. Passerai, sotto miei accordi, al partito di centro sinistra. Rimarrai in parlamento, puoi starne certo, ma io ho bisogno di altro. Ho bisogno di andare avanti, di volere ancora e ancora.

Questo è l'uomo che sono diventato e spero che tu, un giorno, lo possa perdonare. Fino ad allora sappi che ti voglio bene, ma la nostra amicizia mi ostacola dai miei obiettivi. Spero che un giorno tu possa capirmi.

Con affetto,

colui la cui vita sarà pagata dal potere, e non dai sentimenti.

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