Ho trovato un Gatto.

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(PARTE 1)

Al ritorno da lavoro, una sera, in un angolino buio, ho trovato un gatto.

Un piccolissimo gatto, nero e tutto spelacchiato.

Ho mosso qualche passo più avanti  ma qualcosa dentro di me mi ha detto

<< Ehi Marty, torna indietro>>

Lui era ancora lì, accucciato sulle sue stesse zampine, immobile, mi ha guardata inclinando di lato la testa, mi sono abbassata sulle mie ginocchia ed ho teso la mano per farmi annusare.

Il gatto si è ritirato impercettibilmente indietro e la mia mano è salita in alto: ha iniziato a piovere.

Acqua, il giorno del nostro incontro. Ed un lieve sorriso è spuntato sul mio viso.

Una pioggia lieve di quella che accarezzava il viso.

Ho messo le mani sulle ginocchia e mi sono alzata girandomi.

Dandogli le spalle ho iniziato a camminare <<Che fai? Vieni?>>

Il piccolo mostricciattolo ha iniziato a seguirmi, fermandosi quando mi fermavo, avanzando con slanci di coraggio quando mi giravo a guardarlo.

Per tutto il tragitto l'ho guardato con la coda dell'occhio: a volte trotterellava verso me, altre si faceva distrarre da insetti tra le foglie, altre ancora era fermo a leccarsi le zampe, incurante del mondo circostante.

Ma quanto è durato questo viaggio?

Un'eternità ed un secondo.

E io sorrido.

Sapete cosa amo dei gatti? Non sono assolutamente tutti uguali, hanno ognuno il proprio carattere, ma sono diffidenti, bhé almeno all'inizio, e ti lanciano quella sfida che ti si infila sotto la pelle e ti fa sentire vivo.

Avete presente quando un gatto è sdraiato su un divano, come un Dio, troppo importante per guardarti veramente ed improvvisamente fa un balzo e viene a strusciare il suo corpo sulle vostre gambe e poi va via?

Ecco questo è il momento esatto in cui si congela la felicità.


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