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Si liberò dalla presa con uno strattone, ma immediatamente si sentì afferrare nuovamente. Triste, arrabbiato e un po' stanco si girò pronto a gridare ma davanti a se non trovò il suo amico.

"Dove stai andando?" la voce calda di Chan lo lasciò paralizzato.

Spostò lo sguardo sul suo braccio nel punto in cui lo teneva stretto.

I suoi occhi erano ancora arrossati e le sue guance ancora bagnate, non disse una parola.

Chan lo trascinò dietro a sé e lo fece sedere su uno sgabello alto al bancone dei cocktail.

"Non muoverti" ordinò prima di allontanarsi.

Tornò con in mano qualche fazzoletto e un bicchiere d'acqua e glieli porse.

Felix si sentì bruciare le narici, stava per scoppiare nuovamente a piangere, strinse i denti continuando ad evitare lo sguardo di Chan.

"Allora? Mi dici dove stavi andando?" chiese Chan spezzando l'imbarazzante silenzio.

Felix continuava a singhiozzare mentre non guardava altro che il pavimento.

"Che cos'hai??" chiese insistente Chan.

Felix non riusciva nemmeno a guardarlo, rimase in silenzio ancora una volta.

"Guardami!" disse, questa volta afferrandogli il viso e alzando il suo sguardo verso di lui.

Le guance del più piccolo presero fuoco e gli occhi lucidi imploravano un po' di pace.

A quella vista lo sguardo di Chan si addolcì, gli passò dolcemente il pollice sul viso per asciugargli le lacrime e con calma lo invitò a bere l'acqua.

Si mise a sedere accanto a lui aspettando che si calmasse, poi si allontanò improvvisamente. Felix rimase solo al bancone con la mente completamente annebbiata.

Minho vide la scena interamente fino al momento in cui Felix non venne trascinato via, non si sa dove. Non si preoccupò più di tanto, sapeva che di Chan poteva fidarsi e che sarebbe stato comunque in buone mani.

Stava finendo di bere la terza bottiglia di Soju quando si vide arrivare in contro Chan.

"Dov'è Felix??" chiese temendo il peggio.

"Ascolta, ci penso io a lui ora. Torna a casa se vuoi" disse per poi andarsene nuovamente.

Felix rimase a fissare il bicchiere che aveva fra le mani fino a quando Chan non tornò da lui.

"Andiamo..." disse aiutandolo a scendere dallo sgabello.

Felix stava seguendo ubbidientemente Chan stando dietro di lui. Quando una voce lo fermò "balliamo?!".

"Mi dispiace, ma ora devo andare"

Felix guardò con chi stesse parlando, e la riconobbe immediatamente, era la ragazza che ballava poco prima assieme a Chan. La ragazza spostò lo sguardo su di lui, "Devi occuparti del tuo fratellino?" chiese senza ritegno ridendo.

Chan guardò Felix, lo prese per mano e disse "ti sbagli, lui è il mio ragazzo".

<COSA?!> Felix sgranò gli occhi.

La ragazza dopo quelle parole non fece altre domande, in silenzio lasciò proseguire i due per la loro strada.

Chan fece salire Felix in macchina, mise in moto e partì.

Durante il viaggio continuava a guardare fuori dal finestrino stando nella parte più estrema del sedile, lontano da Chan.

"So perché stavi piangendo..." disse spezzando il silenzio.

Felix che fino a quel momento non disse una parola si limitò a guardarlo fugacemente mentre guidava.

Chan sospirò, "Mi dispiace di aver ballato con quella ragazza, non so nemmeno chi sia" disse dolcemente.

Felix con voce un po' rotta e un piccolo sorriso nascosto chiese "perché ti giustifichi?".

Chan si girò verso Felix, nel buio riusciva ancora ad intravedere i suoi occhi lucidi mentre lo guardavano dal basso.

Rispose semplicemente "Non lo so..."

Felix si fece coraggio, si schiarì la voce e cercando di essere il più indifferente possibile disse "Tu devi fare quello che vuoi, senza farti condizionare da me o dai miei sentimenti in alcun modo".

Chan rise nel buio, "ma chi ti credi? Pensi davvero che io mi faccia condizionare da te?"

Si limitò a guardarlo, poi aggiunse "sono nella tua macchina..."

Aveva ragione, appena Chan vide il più piccolo andarsene in lacrime a causa sua non seppe resistere.

Arrivarono nel vialetto di casa di Chan, Felix rimase immobile seduto sul suo sedile.

"Scendi o vuoi rimanere qui?" chiese Chan sarcasticamente.

Felix aprì lentamente la portiera e scese dalla macchina.

Entrarono in casa, Chan lo invitò a sedersi mentre lui iniziò a cambiarsi.

"Aspetta! Perché siamo qui??" chiese chiaramente confuso.

Chan fece una risata indecifrabile poi disse "se vuoi andartene, quella è la porta".

"Sai che non ho modo di tornare a casa mia da qui" disse.

"Non credo sia un problema per te rimanere qui con me, giusto?" disse Chan avvicinandosi al più piccolo.

Felix lo guardò confuso, non si sarebbe mai aspettato un comportamento simile da parte sua, forse preferiva essere ignorato, forse preferiva piangere.

In un secondo gli passarono per la testa mille cose.

"Cosa vuoi fare?" chiese esitante.

Chan gli prese il viso e lo avvicinò al suo "tu che dici?".

Le guance di Felix presero nuovamente fuoco e il suo cuore ricominciò a martellare contro il suo petto.

"Ma dai, sto scherzando" Chan scoppiò a ridere "ti ho portato qui solo perché voglio essere sicuro che tu stia bene, domani ti riporto a casa".

"E perché? Tu pensi di farmi sentire meglio, ma se sto qui con te mi fai sentire solo peggio!!" la sua voce si spezzò a metà frase e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime.

Chan rimase in silenzio, il senso di colpa avanzava dentro di lui. Era la seconda volta che faceva piangere questo ragazzo e chissà quante altre volte a sua insaputa.

Chan lo strinse fra le braccia "Scusami..." disse con un filo di voce, Felix lo allontanò da sé ma con scarsi risultati, la presa era troppo stretta per permettere ad un corpicino così esile di liberarsi.

Riusciva a sentire il cuore di Chan, dopo alcuni secondi i due battiti si mischiarono non riuscendoli più a distinguere.

Chan continuava ad accarezzargli i capelli con una mano mentre con l'altra lo teneva stretto a sé.

Ben presto il respiro del più piccolo si fece regolare a quel punto lo lasciò andare.

Gli occhi di Felix erano gonfi, era sul punto di crollare come un bambino. Chan lo guidò fino al divano, accese la TV e mise un film.

Pochi minuti dopo  di Felix giaceva addormentato in un angolo del divano, Chan lo tirò verso sé mettendo la sua testa sulle sue gambe,  si rannicchiò mentre lui con la mano gli accarezzava i capelli guardandolo dormire.

<Che succede?? Perché ho così tanta voglia di proteggerlo?> si ripeteva nella sua testa.

Aveva ancora il naso arrossato e ogni tanto singhiozzava leggermente mentre sembrava stesse sognando qualcosa. Chan si rese conto solo in quel momento di quanta sensibilità ci fosse fra le sue mani, per ferirlo non serviva picchiarlo, bastava un semplice ballo per distruggerlo. Iniziò a chiedersi se avesse provocato danni irreparabili al suo cuore e se fosse ormai troppo tardi per rimediare.

I'm Just A Boy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora