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Settembre 2019 (qualche giorno prima del trasferimento di Blair ad Oxford)

«Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a richiamare più tardi».

Sbuffo per l'ennesima volta quando sento la voce della segreteria e lancio il telefono sul letto.

Odio Max. Lo odio con tutto il cuore. Perché deve piantarmi in asso ogni volta che abbiamo un appuntamento? Perché sono caduta nella sua trappola? Non potevo farmi gli affari miei e condurre la mia patetica vita senza il pensiero di lui che martella la testa? No, perché devo rovinarmi ancora di più l'esistenza! Devo essere succube di lui e della sua strafottenza nei miei confronti.

Urlo frustrata e accendo una sigaretta per il nervoso. Alcune volte vorrei essere Jane. Lei sì che ha sotto controllo le emozioni, non le coinvolge nei rapporti e non si ritrova ferita. Mi chiedo come faccia. In due anni si è creata una corazza in modo da lasciare fuori dalla sua vita chiunque voglia ferirla. Vorrei avere un briciolo della sua forza mentale per poterlo fare.

La voce di Callum, il mio fratellastro, mi fa sussultare.

«Va tutto bene?» domanda titubante. «Chiedilo a quel coglione di Verstappen! Ho chiuso con lui!» sbotto. «Ho sentito questa frase un sacco di volte in questi ultimi due mesi. Puntualmente ti ritrovi di nuovo con lui». Sospiro. Quanto sono incoerente da uno a dieci?

«Comunque c'è una festa al Fabric. Io e Mick non ci saremo. Magari puoi andarci e svagarti. Vuoi che chiami Marcus così che ti faccia compagnia?» propone Callum. «Davvero vuoi rifilarmi Marcus?»

«Cosa c'è di male? Siete entrambi single, e poi lui è un tipo a posto. Ah, e non è un coglione come Max». Fa spallucce e sospiro. «Teoricamente starei con Max...» borbotto. «Non te l'ha mai chiesto ufficialmente. Quindi che faccio? Lo chiamo?»

Annuisco e mi butto sul letto.

Perché non ho mai fortuna in amore? Sono sempre stata alla costante ricerca di esso. Ho bisogno di qualcuno che mi ami, che mi dia speranza, che mi dia un motivo per essere felice. Quasi sono disperata. Ormai ha poco importanza. Ho bisogno di certezze nella mia vita, di qualcuno che mi accetti per come sono senza dare peso ai difetti, alla parte oscura di me. Mi vergogno del mio passato, di quello che ero prima di Max. Jane non sa dello sbaglio che ho commesso due anni fa. Nessuno lo sa. Forse è per questo che non riesco a trovare una persona che mi ami. Certe volte mi faccio ribrezzo. Sono sempre stata attenta a tutto, una perfezionista. Sono sempre stata all'erta e mai ho sbagliato qualcosa. Ma quella sera commisi un errore, un errore che tuttora mi perseguita e che non do a vedere.

Maledetto fu il giorno che conobbi Robert Shwartzman.

«Dai, un solo tiro. Non ti farà mica male!» dice Robert visibilmente brillo.

Siamo nella sala fumatori del Fabric e sta rollando una canna sotto il mio sguardo attento. Mi ha invitato a questa festa organizzata da Lance, alla quale non volevo partecipare. Volevo poltrire nel letto e finire Sherlock. Nessuno ci ha seguiti, nessuno può interromperci visto che la porta è chiusa a chiave e la musica è sparata a tutto volume.

Mi porge la canna già accesa e faccio un tiro. La testa subito inizia ad alleggerirsi e la vista mi si offusca. Rido e in poco tempo arrivo al filtro, spegnendola poi nel posacenere. Robert, al mio fianco, mi guarda e se ne rolla un'altra. Lo osservo mentre fuma e mi avvento sulle sue labbra. Cadiamo sul divano e finiamo per scopare.

Mi vergogno di me stessa, di quello che ho fatto. Da quella sera io e Robert non ci siamo più visti, se non pochissime volte in qualche discoteca o pub. È da lì che ho iniziato a fumare e bere di nascosto. Quasi non mi riconoscevo. Lasciavo che degli sconosciuti mi toccassero, che mi scopassero. Non provavo nulla. La maggior parte delle volte tornavo a casa che non riuscivo a reggermi in piedi. Per tutto il quarto anno delle superiori ero diventata uno zombie. Nascondevo tutto alla perfezione. Jane non se ne rendeva conto. Per un periodo ci siamo allontanate: io perché ero occupata a farmi canne e a scolarmi bottiglie di alcol e lei perché era a lutto per la morte dei genitori.

Soulmate // Daniel Ricciardo [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora