Sfortuna

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Possibile che lui sia...

Inspirai profondamente, poi lo guardai. 

Le mani mi fremevano, volevano prenderlo a pugni.

Mi strinsi le ginocchia per non farlo vedere. Avevo paura che avrebbe potuto portare troppo l'attenzione su di me, e io non volevo questo. 

Feci finta di nulla e continuai a fissarlo, con un sorriso appena accennato.

Lui sostenne lo sguardo. -Non mi viene in mente dove ti posso aver vista... Mi sembra di aver già sentito anche il tuo nome...- Prese una cartellina da non so dove e si mise a scorrere nomi. -Ricordami il tuo cognome, sei?- -Klent- dissi, forse troppo bruscamente. 

Lui si picchiettò il labbro con un dito. -Non riesco a ricordare. Eppure sono sicuro di averti già incrociata. Ma dove?- Lo so io dove, mi hai rinchiusa in una cella che sarebbe potuta essere molto pericolosa senza battere ciglio. Pensai, acida. 

Fece spallucce. -Prima o poi mi verrà in mente.- Mise via la cartellina. - Vi dispiace se mi siedo qui con voi?- , pensai. -Assolutamente no- disse invece Flavia, che si spostò per fargli posto. Accanto a me. Mi sforzai di tenere le mani sotto il tavolo. 

Lui si mise a chiacchierare animatamente con la mia amica, quindi lo ignorai.

Giorgio, che teneva la mano ad Alex, la lasciò per avvicinarsi al mio viso e sussurrarmi: - Tutto bene?- Io scossi la testa. -Vado un attimo in camera.- gli risposi. -Vuoi che ti accompagni?- Mi girai per guardarlo in faccia: era seriamente preoccupato. Io gli sorrisi. -No, stai tranquillo. E poi non puoi lasciare il tuo ragazzo qui tutto solo- il mio sorriso si trasformò in un ghigno. Lui arrossì violentemente e si girò, mormorando solamente: - Stai attenta.- 

Soffocai una risata. Non sapevo se avrei dovuto prenderla come una minaccia o come un premuroso avvertimento, di quelli che si fanno anche se non servono davvero. 

Mi alzai e mi incamminai verso la porta. Flavia evidentemente mi notò, perché mi gridò dietro: -Dove vai, Nicky?- Io mi fermai. Girai la testa. - Devo andare un attimo in camera.- Una ragazza mi urtò. Andò dal nuovo direttore e lo abbracciò da dietro. Flavia rimase interdetta. Si alzò e mi raggiunse. - Ti accompagno.- disse. 

Camminavamo per i corridoi. In realtà, lei quasi correva e io le arrancavo dietro.

Andava avanti a testa bassa, ignorando chiunque le rivolgesse la parola.

Raggiungemmo la camerata. 

Feci appena in tempo ad infilarmi nel salotto, prima che lei sbattesse la porta, chiudendola a chiave, e ci scivolasse contro con la schiena. Aveva gli occhi chiusi. 

Quando li riaprì, vidi che erano lucidi. Venne scossa da un primo singhiozzo, poi da un altro e da un altro ancora. Io, in mezzo alla stanza, la guardavo. Pensai di imitare mio fratello, quando eravamo piccoli, così mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei. Si strinse le gambe con le braccia e infilò la testa nell'incavo tra le ginocchia e il petto. Sollevai la mano, per toccarla, consolarla, ma lì per lì indugiai, la mia mano sospesa sulla sua spalla. 

Feci un respiro profondo. Pensai a cosa avrebbe fatto Giorgio. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per consolarla. Il mio intento era quello di imitarlo, perciò le poggiai il palmo sulla spalla. Mi sporsi in avanti, per vedere la sua reazione. 

La mia mano le scivolò lungo la scapola, arrivando a quella opposta, per poi cingerle le spalle. La avvicinai a me con il braccio. Diversamente da quanto mi sarei aspettata, il suo corpo si abbandonò al mio gesto. Lei portò la testa sul mio petto. Io, anche se un po' impacciata, le accarezzai i riccioli biondi. -N-Non piangere, quello lì non s-se lo merita.- mormorai. - Non sono pratica in queste cose. Diciamo che sono un po' una schiappa- Risi. Mi sembrò di sentire una debole risatina anche da Flavia. 

La mia amica si staccò dal mio corpo e si mise in ginocchio davanti a me, asciugandosi i residui di lacrime. -Se ti interessa saperlo, a me non piaceva molto quel tipo.- le dissi, sorridendo. -No, diciamo che non mi interessa.- Rise. - Dovrei sentirmi confortata da questa tua opinione?- -Non da questo.- dissi. 

Mi alzai e le feci segno di seguirmi. Qualche giorno prima avevo esplorato il dormitorio e avevo scoperto una piccola cucina. Mi diressi verso essa. Aprii una porta e mi ci ritrovai dentro. Ricordo che, quando la scoprii,  mi misi a frugare ovunque per sapere cosa ci fosse dentro. Spalancai lo sportello del frigorifero e infilai la testa dentro per cercare quel che mi serviva. Lo vidi e mi allungai per prenderlo. 

Flavia guardava, curiosa, da dietro la mia spalla, ma non riusciva a vedere nulla. Si fece indietro quando tirai la testa fuori, con il corpo gelato. Mi girai, tenendo la mano dietro la schiena. Flavia cominciò a cercare un modo per vedere cosa avevo preso. Io andai verso il salotto, con la faccia rivolta alla ragazza. Per camminare al contrario quasi caddi, ma ne valse la pena. Mi sedetti sul divano e la mia amica fece lo stesso. 

Da dietro la schiena tirai fuori il mio tesoro: una vaschetta di gelato. Con me aveva sempre funzionato, quindi pensai di provare. Lei spalancò la bocca, spostando gli occhi da me alla vaschetta. 

Tese le mani e io le diedi la vaschetta.  Le diedi un cucchiaio trovato sul tavolino. Lei aprì la vaschetta e cominciò ad ingerire gelato. Io mi poggiai allo schienale del divano e chiusi gli occhi. Mi addormentai lì e sognai Neko, con una grossa macchia nera che le si allargava da sotto il ciuffo, le ricopriva il viso cereo e la trasformava in un'ombra uguale all'intruso. Dei tentacoli scuri le partivano dalla schiena, dibattendosi per allungarsi sempre di più, fino a raggiungermi i piedi. I bracci cominciavano a risalirmi su per le gambe, bloccando ogni parte del mio corpo che ricoprivano. Cercavo di liberarmi, ma non riuscivo a muovere più nulla. La paura si impossessava di me a poco a poco, distruggendomi l'anima a morsi. Quando capii che per me non c'era più nulla da fare, smisi di divincolarmi, abbandonando la scelta della mia sorte a quei tentacoli neri che mi avvolgevano, stringendomi sempre di più. Chiusi gli occhi e mi calmai.

Non appena li riaprii, mi trovavo in una stanza completamente bianca, illuminata fievolmente da una lampada appesa sul soffitto. Pensai di essere in un altro sogno, ma vidi Fairy china su di me. -Finalmente!- disse. -Ci sono novità: a tutti gli scienziati è stato vietato l'accesso al settore degli SCP. Il direttore dice che devono riorganizzare tutto lì o qualcosa del genere. - continuò. - Intanto, però, ti devo avvertire che non puoi uscire dal dormitorio.-

Io la ascoltai, ancora frastornata, e cercai di registrare quel che aveva appena detto. -Perché?- chiesi, con la voce impastata di sonno.

Si guardò intorno con circospezione, poi mi si avvicinò e mi disse: -Non dirlo a nessuno.- Si avvicinò ancora di più, la sua voce si ridusse a un sussurro appena accennato.

Mi rivelò una cosa che mi mandò in confusione. Un attimo dopo non vidi più niente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 10, 2021 ⏰

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