❄️Alex... i tuoi pantaloni❄️

13 1 0
                                    

Mi giro istintivamente, scansando il fulmine, che mi passa a pochi centimetri dalla faccia, colpendo con una violentissima esplosione il muro dietro di me.

Cavoli, ma questi vogliono ammazzarmi sul serio!

Rotolo su me stesso, tirando raggi di ghiaccio, e cercando a mia volta di colpirlo, ma ho calibrato male, ed è molto debole, così lo scansa con relativa facilità.

Questo, per un qualche motivo, mi fa infuriare: nessuno può scansare i miei attacchi. Con chi crede di aver a che fare?
Stavolta il mio attacco è più preciso, sul pavimento si crea un'onda di spine appuntite, che evita di nuovo, ma non ho ancora finito: stacco le punte delle spine, e le faccio levitare, cercando di colpire il mio avversario. Ci riesco, e una scheggia lo ferisce alla guancia. Il rivolo di sangue che esce dal taglio sembra più divertirlo che irritarlo o spaventarlo.

Di conseguenza, la cosa fa irritare ancora di più me, che iniziò a colpirlo con altre schegge, senza controllo.
Poi genera una folata di vento che spinge le mie schegge all'indietro, rivoltandole contro di me e ferendomi alle braccia.

Di colpo, sento caldo.

—Bello spettacolo, figlio di Borea, ma avremmo una certa fretta— La voce di Incitatus si intromette nei miei pensieri, e d'istinto scaglio un raggio di ghiaccio verso di lui, che si gira a sua volta.
Il caldo aumenta. Di conseguenza, i miei attacchi sono più deboli. Maledizione, il mio punto debole...

—Ti piace il mio condizionatore, Boreade?— Chiede il cavallo, mentre io mi accascio carponi. Il ghiaccio si è sciolto, formando una pozza d'acqua per terra.
—Come faccio a conoscerlo, dici? Mio caro, una divinità esiste sempre, in ogni luogo e momento. Mentre io sono qui a parlare con te, sono anche al McDonald ad ingozzarmi di patatine fritte—
Per quanto sia esilarante l'idea di un cavallo seduto al McDonald mentre cerca di prendere patatine con gli zoccoli, non ho voglia di ridere.

Approfittando della mia debolezza, il pazzoide scaglia un ultimo fulmine, stavolta contro la pozza d'acqua. Il voltaggio non è alto, ma è abbastanza forte da farmi contorcere e gemere, ricadendo al suolo.

—Ci sarebbe piaciuto il potere di Chrystal, ma credo che possiamo farne a meno—

Sollevo appena la testa, troppo dolorante per qualsiasi cosa —Non... la... toccare...— Vorrei sembrare figo, ma non lo sono per niente.
—Sarei tentato di farlo, per dimostrare che non prendo ordini da un essere insignificante come te, ma sarebbe uno spreco di tempo. Jonathan, procedi—

Come se fossi un gattino, mi solleva per il collo e mi sbatte contro una colonna dello studio. I miei polsi vengono legati da una spessa catena in bronzo celeste, prima che possa anche solo dibattermi per liberarmi. Ogni movimento mi provoca dolore. Ma non urlerò, non darò loro questa soddisfazione.

Peccato che poi Jonathan tiri fuori, ridendo, una specie di siringa gigantesca, o comunque più grande del normale, e si avvicini a me. A guardarla meglio, sembra una specie di pistola con ago, oppure un trapano.

—Vedi, Boreade...—Calca molto su quel nome, sa che mi da fastidio. —Più che la loro collaborazione, dobbiamo assicurarci il loro potere, e credo che sia molto più comodo così. E sai da dove arriva questo potere?—

Mentre parla, l'ago è sempre più vicino, più minaccioso, ma non devo urlare, non devo...
—Midollo— Sussurra —E te ne priveremo fino all'ultima goccia—

Jonathan mi guarda con i suoi occhi, intensamente, minacciosamente.
Come quella volta... quella in cui l'istituto è bruciato.

Fiamme, e occhi, e corpi scuri, arrostiti.

Storie di semidei ed eroi disagiati: un salto nel passato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora