Albeggiava. I campi si coloravano di rosa carne e rosso sangue, mescolato all'intenso grigiore del crepuscolo mattutino.
L'aria era tiepida e si prospettava una giornata tranquilla.

Lena socchiuse un attimo gli occhi per abituarsi al sole. Le ultime settimane erano state buie e fredde, aveva quasi scordato quanto fosse bella la luce.

La brezza giocava con la sua felpa e le scuoteva dolcemente le onde dei capelli. Un tempo tanto clemente non lo si vedeva da troppo tempo, ma sembrava non sortire comunque un effetto positivo sul suo animo dolente. Per questo, pensò, ci sarebbe voluto ben altro che un raggio di sole.

Volse le spalle al miracolo della bellezza di un nuovo giorno, stringendo gli occhi per non lasciar scivolare le lacrime.
Oltre quei campi c'era la sua città. In direzione del sole c'era la sua casa, ma quella non era la sua meta; Lena viaggiava
verso il buio.

Si risistemò per bene lo zaino sulle spalle. Giù dalla collinetta un paio di voci la stavano chiamando.

«Cazzo, questo sole di merda sarà forte oggi.»

«Per una volta non dici cazzate, Gio. Dobbiamo filare ragazzi. Lena ti muovi?»

«Sono qua, non serve urlare.»

Raggiunse gli amici con poca voglia. A lei il sole piaceva, si sarebbe stessa sull'erba a crogiolarsi come le lucertole sulle rocce. Gio era un bravo ragazzo, un po' pedante e sapientone, ma operoso e responsabile. Nico invece era un'altra storia. Stava bestemmiando a più riprese mentre si risistemava la cintura dei pantaloni, dopo aver probabilmente urinarito nell'erba alta attorno alla collina.

«Dov'è Genna?» chiese Lena guardandosi intorno e non vedendo l'amica.

«A pisciare.»

«Nico, fai schifo.»

«Lo so.»

Gli rivolse una smorfia. «Dove cazzo è Genna? Non è andata lontano spero.»

Genna era la sua migliore amica e l'idea di perderla era così terrorizzante da risvegliare in lei un istinto iperprotettivo nei suoi confronti. Dopotutto era la più vecchia del gruppo e di ben tre anni, che a quei tempi non erano pochi. Genna era un suo dovere. Lo era anche Nara, un suo dovere, e quel viaggio era per lei. Sarebbe tornata, un giorno.

«Mi cercavate?» Genna arrivò dal boschetto con passo tranquillo, spazzolandosi i capelli mossi con le dita.

«Dobbiamo partire» disse Lena.

«Partiamo allora.»

Nico era già al posto di guida, Gio si era seduto dietro. All'occhiata interrogativa di Lena rispose con uno sbuffo: «Non sto
vicino a quel cretino.»
Genna fu l'unica a ridere.

Partirono, con il loro rottame che produceva i suoi confortanti rumori da "vi lascio per strada." Ogni giorno speravano che
non accadesse. Rimanere a piedi non era sicuro. In realtà nulla era più sicuro per le persone normali da quando il mondo era nel caos.

Erano trascorsi più di dieci anni dall'inizio di tutto. Era il 2031.

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