CAPITOLO TREDICI

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La settimana successiva la passammo tra giornate sulla spiaggia, bagni nel mare, passeggiate al chiaro di luna, pomeriggi con gli amici, ritardi alle lezioni, e anche con un minimo di studio.

Gli esami erano sempre più vicini ed io ero assolutamente intenzionato a passarli.

Il 14 Agosto, un Giovedì, mi svegliai più presto del previsto, avendo Kevin sbagliato a mettere la sveglia. L’Estate stava quasi finendo ma davanti a noi c’era ancora Ferragosto. Ogni anno, il 15 Agosto, per l’appunto, la Recovery organizza una tendata sulla lunga spiaggia non troppo distante dalla scuola.

Era da quasi un mese che stavo con Azzurra e mi resi conto che era sempre un fantastico mistero. Nonostante tutte le ore passate insieme, m'intrigava ancora, e penso che mi avrebbe intrigato per sempre.

Passai la mattinata sui libri insieme a Kevin, entrambi concentrati per imparare più cose possibili per passare l’esame finale senza difficoltà.

“Luke, come va con Azzurra?” mi domandò mentre studiava inglese.

“Divinamente Kevin.”

“Sono davvero contento per voi, chi l’avrebbe mai detto. “

Sì, come avrete capito, Kevin sapeva che stavamo insieme o meglio, lo sapeva praticamente tutta la Recovery. Cercammo di tenerlo nascosto in tutti i modi possibili, ma poi ci videro, e la voce si sparse a macchia d’olio.

Mentre parlavamo di lei, ce la ritrovammo sullo stipite della porta. “Dimmi che sei libero oggi” mi disse mentre mi guardava. “Per te sono sempre libero. “

Mi sorrise e ci mettemmo d’accordo per incontrarci alle 15.00 nell’ atrio.

“Siete fatti l’uno per l’altra” disse Kevin non appena Azzurra chiuse la porta. “Sta volta ti sbagli, noi siamo diversi, ed è proprio questo che ci salva, ci completiamo a vicenda, come due universi. “

Come sempre, era in ritardo di qualche minuto. Era proprio imprevedibile. Camminammo oltre la recinzione che delimitava la scuola, fino ad arrivare all’ incrocio dove si dividono le strade che portano rispettivamente, al mare e alla montagna. Svoltammo verso la montagna.

Era una giornata di sole, e noi due camminavamo mano nella mano sulla strada sterrata che solo Azzurra sapeva dove portava.

Il sole si attenuò appena entrammo in una pineta. Camminammo per circa dieci minuti sotto i pini verde smeraldo, fino a vedere la fine della pineta.

Arrivati in fondo, un grosso varco che dava sul mare si aprì davanti a noi.

Avvicinandosi alla sporgenza e guardando giù, si poteva vedere la spiaggia che avrebbe segnato la mia Estate, stracolma di alunni della Recovery.

Tra due alberi, proprio in fondo alla pineta notai un’amaca. Appena Azzurra vide che la stavo guardando mi disse: “Sai Luke, io sono già due anni che sono alla Recovery e l’Estate scorsa venivamo qua, a parlare delle nostre vite. “

“Ma di chi stai parlando?” domandai perplesso.

“Io e la mia migliore amica. Poi, finita la scorsa Estate, ha passato l’esame finale, e i suoi hanno deciso di riportarla a casa. La Recovery per molti è solo una scuola di passaggio, per recuperare il tempo perso e la bocciatura. Io, sfortunatamente, studio qui ormai, quindi conosco gente, mi affeziono e poi loro se ne vanno, ed io sono costretta a restare qui” mi disse mentre riuscivo a percepire il dolore, ancora vivo in lei.

“Mi dispiace tantissimo” e le asciugai le lacrime che stavano già scendendo dai suoi occhi color rame.

“Non fa niente Luke, tutto prima o poi finisce, che lo vogliamo no.”

UN FANTASTICO MISTERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora