raggi splendidi e abbaglianti cadevano a strapiombo dal cielo, irradiando col loro calore i verdi campi campagnoli e acclamando il ritorno delle rondini ai loro nidi colmi di cuccioli affamati, animali di ogni specie correvano per le valli, i fiori sbocciavano ed altri appassivano lasciando spazio a succulenti frutti, che finivano nelle bocche golose dei bambini, i quali si prendevano una pausa dopo ore di giochi intensi. durante le vacanze i compiti erano scarsi e ci si poteva divertire all'aria aperta, viaggiando e conoscendo, assaporando ogni minuto fino all'ultimo, e dando segno senza accorgersene di essere riconoscenti alla vita per essere al mondo, per poter godersi ogni vittoria, ogni sconfitta, dolore, gioia, rabbia, tristezza, perché queste emozioni che siano belle o terribili ti rendono vivo, ti ricordano che esistiti.
eppure c'è sempre una domanda che torna alla mente: perché vivere se siamo destinati a morire? perché affezionarsi se poi la perdita di chi tenevi non lascerà che un vuoto? perché dover nascere se quando varchi il portone dell'altro mondo non fai altro che passare il dolore a qualcun altro? domande millenarie, senza una risposta precisa, ma con un significato che tu devi attribuire loro come il significato che tu devi attribuire alla vita.
un dolce venticello soffiava leggiadro, rinfrescando le menti ed i corpi affaticati dei turisti e dei lavoratori al momento in panciolle, i quali ammiravano i panorami a loro proposti o si bruciavano la cute in spiaggia, mentre altri passavano al meglio i loro giorni liberi in città uscendo con amici e parenti e pensando al superfluo delle loro giornate senza nemmeno provare ad ascoltare o a pensare a quel debole pianto che in tanti nascondevano e soffrivano e riversavano nel più semplice dei fenomeni, l'aria.
una foglia cadde dall'albero più grande della chiesa e si conficcò nei lunghi capelli di un ragazzo ormai quasi uomo che giaceva tranquillo al di sotto di esso e ascoltava la melodia di una canzone a lui lontana ma conosciuta, piacevole, mesta; le sue candide dita s'intrecciarono attorno ad una ciocca e tolse da essa quella piccola foglia, quel segno mandato a lui tramite quel suono speciale, quel piccolo gesto infantile che aveva smesso di fare da ormai tanto tempo e che gli tornò alla mente come un fulmine, una lacrima fugace gli rigò la guancia sinistra e la goccia cadde leggera sulla pietra centrale del rosario che il ragazzo indossava appeso a collo e rapidamente lo pulì, stringendolo a sé egoisticamente, come se per lui quella semplice collana fosse il tesoro più prezioso al mondo.
una chiamata persa, gevanni il suo collega l'aveva chiamato a causa della scoperta di un nuovo caso abbastanza complicato che la polizia non riusciva a risolvere, near sospirò, gli scrisse che sarebbe tornato al quartier generale in venti minuti. il suo sguardo passò dal telefono ad una lapide posta davanti ai suoi piedi, sorrise, ormai era abituale la sua visita a quella piccola lastra di marmo bianco, appena era libero dal lavoro andava a trovarlo e lo osservava, gli lasciava fiori o lettere, ma mai parlava, come se non volesse disturbare il sonno del suo ospite, non servivano parole per poter mostrargli ciò che provava e forse proprio perché il loro contatto era legato da un filo impossibile da spezzare che riuscivano a comunicare senza uso di parole, senza che fossero uno davanti all'altro, senza che fossero in vita. near aspirò a pieni polmoni l'aria londinese, chiuse gli occhi, ma una voce calma e dolce lo fece riprendere.
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summertime | melloxnear
Fanfiction𝐒𝐔𝐌𝐌𝐄𝐑𝐓𝐈𝐌𝐄 | ❝behind the hatred there lies a murderous desire for love❞ ~ questo racconto risale a prima della caduta del death note sulla terra e all'incarnazione di kira, quando un ragazzino dai capelli biondi e l'amore per il cioccolato...