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Oggi Signor

Delle opulenti botti

Le racconterò una facezia

Tanto abbacchiata 

Da portar alla crepapelle

Vi era tempo fa

Un orfanello

Teneva stretto stretto

Il suo cappuccio lugubre

E il tergo gobbo

Egli non conobbe

Il senso di un cuor rischiarato

Ma quanti ronzii scoccianti

Dovette incontrare 

Gli astuti mercenari 

Prudevano sui calli

Infastiditi dal rumor

Dei suoi mulini scheggiati

Finché in un bel dì di Maggio

S'imbattè in colei 

Dai capelli oliosi

Le sue moine frettolose

Con la collottola odorosa

Di limoni

L'era una villanella 

Così sbilenca, pensi

Dal rovesciar mozziconi

Nel pensier dell'ingenuo imberbe

Nelle nottate scalavano pavidi

I ripidi torrenti

Toccandosi pigramente 

Nell'intimo dei lor consensi

Riempiendosi a poco a poco

Di quei morsi 

Un poco perigliosi

Lui non sapeva 

Il cabalare del suo miraggio

Tant'è che la trovò 

A scucire le sciarpe

Del sardonico vicino

L'orfanello tanto innamorato

Ben presto si ritrovò 

Negletto nel suo granaio

Col smuover inarrestabile 

Del suo torace cotanto gracile 

Fu durante un'estiva passeggiata 

Quand'egli raccolse

Un cerbiatto

Dalle corna tarpate

Al crescere dello scroscio

Si mise a piroettare frizzantino 

Credendo sempre più

Ad una realtà gongolante 

Cleuasmi sballatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora