13 Aprile 1988

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Apparivamo come due linee parallele che percorrevano la stessa strada, senza mai incontrarsi. Era due file davanti a me, con solo una persona che ci divideva. Sarebbe stato facile sedermi accanto a lei, accennarle un sorriso, un saluto, per poi chiederle se era nuova in zona e in quale scuola andava. Eppure c'era un qualcosa che mi bloccava con lei, che non mi permetteva di parlarle. Avevo sempre avuto dei problemi ad approcciarmi con i miei coetanei. C'era quel timore di fondo, come se provenissimo da due galassie diverse. Corpi uguali, linguaggi differenti.
Dicevano che non ero normale, che avevo bisogno di uno psicologo, che i bambini alla mia età giocavano, socializzavano, stavano in gruppo, non si staccavano per leggere o per pensare in disparte. Ma nessuno ha mai spiegato loro che quando cresci nella solitudine, che quando tutta la felicità ti si sgretola in mano appena toccata, che quando la sola certezza che hai sono il mazzo di chiavi per rientrare a casa, è l'unica risposta logica ad una domanda razionale.
Ai miei genitori non importava molto, il loro mondo era solo un concentrato di lavoro e di pranzi, cene per concludere qualche affare, forse un cliente, forse un amico che può far accrescere ancora il loro impegnativo impiego.
Vagavo, vagavo avevo la libertà di una sedicenne, non c'erano limiti per il mio uscire. Forse quando sarei diventata adolescente, tutto ciò mi sarebbe piaciuto. A quel punto ci sarebbero stati sabati sera in discoteca, ballare fino a sfarsi, fino a demolirsi dentro e magari incontrare qualche bel ragazzo che avrei visto solo quella sera e sentito mai più. "Si ti chiamo amore, promesso". Per me non ci sarebbero stati coprifuoco o limiti.
Mi è capitato qualche breve periodo da famiglia normale, una gita in campagna in una fattoria, una settimana bianca, le vacanze sull'altra riviera. A volte un matrimonio o un compleanno di qualche parente sconosciuto. Film fasullo di uno famiglia infelice.
Mi chiedo che senso abbia mettere al mondo dei figli se poi non si è capaci di crescerli. Che mostri ti verranno?
Ma riuscii a costruirmi ugualmente un piccolo mondo felice e pur non avendo molte amicizie, ero sempre solare. Alla fine imparai ad ad amare la vita a prescindere da tutto.
E la Bambina di Ghiaccio, che famiglia avrà? Una cosa era certa, i rapporti con la madre non era buoni, in quel momento stavano andando via insieme ma con la mente in due mondi diversi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 16, 2015 ⏰

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