Il sole batteva forte sulla periferia della cittadina, il cielo era sgombro da nuvole e tutto era immobile. Non c'era un filo di vento.
Camminavo rapida tra i pochi alberi della zona, cercando un soggetto da fotografare per la mia istantanea del giorno, ma non c'era proprio niente in quel silenzio pomeridiano post pranzo di una banale giornata primaverile.
Facevo così da più di un anno ormai. Ogni giorno mi ero imposta che avrei dovuto fare una foto che rappresentava le sensazioni di quel momento.
Avevo ereditato la Polaroid da mio nonno e da quel momento non me ne ero più separata, mi sembrava di averlo sempre con me e questo mi rassicurava.
Immersa nei miei pensieri, mi rinvenni solo in quel momento, che ero in ritardo per catechismo, così mi misi a correre in quel vuoto assoluto, lasciando perdere la foto.
Arrivai a lezione già iniziata, quando la catechista stava recitando il Padre Nostro, insieme agli altri bambini. Sgattaiolai veloce in mezzo agli altri, bravissima nel non farmi notare.
Poi la vidi.
Mi colpì subito perché era più bella rispetto alle altre compagne, perlomeno era molto diversa, sia per atteggiamenti che fisicamente. Aveva lunghi capelli biondi, chiarissimi, quasi bianchi, era abbastanza alta per la sua età e parecchio magra, la pelle invece era ambrata. Ma la cosa che mi colpì di più furono i suoi occhi di ghiaccio. Anche il suo sguardo era tale, non lasciava intravedere nemmeno un filo di gioia. Cosa la turbava?
Decisi che sarebbe stato lei il soggetto del giorno, così mi nascosi dietro uno dei tanti scaffali colmi di libri sulla religione e Santi vari e con cautela le feci una foto.
Passai il resto dell'ora a spiarla, incuriosita dal gelo che emanava.
Finito il catechismo, la piazzola della Chiesa era gremita di genitori che venivano a prendere i propri figli, eccetto i miei, che invece presi dai loro mille impegni lavorativi mi trascuravano pienamente. A otto anni avevo già le chiavi di casa, sapevo cucinare e facevo i compiti da sola. In pratica, a parte i primi anni della mia vita in cui ero affidata a mio nonno, mi ero educata da sola; peraltro mia mamma si era puntata che non mi avrebbe mai preso una baby sitter perché non le piaceva l'idea di dovermi affidare ad una sconosciuta. Facevo cose che i miei coetanei nemmeno si immaginavano e alla fine ero cresciuta troppo velocemente.
Una signora distinta, dall'aria frettolosa, con un'esagerata pelliccia in visone, tutt'altro che primaverile, prese la borsa della bambina di ghiaccio e poi si avviarono alla macchina. Non ci furono gesti di affetto o tenere effusioni, ma a vedere dai lineamenti simili doveva essere sua madre. Mi sarebbe piaciuto seguirla.
Da mia madre non avevo ereditato molto, fatta eccezione per i lunghi capelli rossi. Fisicamente io ero più morbida mentre lei era una signora molto longilinea, io però ero più alta mentre lei rimaneva bassina. Gli occhi verdi, le lentiggini, le labbra carnose e la maggior parte dei tratti gli avevo presi da mio padre.
Zaino sulle spalle, mi avviai verso la parte centrale della periferia in cerca di qualcuno con cui giocare, ma per tutto il giorno la bambina di ghiaccio fu il mio unico pensiero.

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Polaroid
Novela Juvenil"Non c'è percorso giusto, non c'è rapporto sano Ma i ricordi e le esperienze ci rendono ciò che siamo Ricordi impressi in un istante come una Polaroid A volte sembra tutto distante ma è stato scritto per noi Come una Polaroid, come una Polaroid..." ...