Il cielo in una stanza 1

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Il temporale della notte precedente non era riuscito a lasciare un'aria fresca e godibile come auspicato dalle previsioni delle giornate passate. Il clima era umido, la calura ancora più appiccicaticcia e tediosa dell'ultimo periodo.

Quella mattina però a pochissimi del quartiere importò del caldo, dell'umidità o del clima appiccicaticcio. In molti si riversarono in strada con le mani davanti la bocca, gli occhi sbarrati, ibernati da un gelo interiore che li paralizzava come stalattiti immobili nel nulla.

Le strisce del nastro giallo della polizia sembravano linee sottili tracciate da un bastoncino sulla sabbia asciutta. I testimoni seppur bloccati e tenuti alla distanza, sembravano ben oltre la "linea di comfort" tracciata dalle forze dell'ordine. 
Pezzi lunghi di scotch mal srotolati, da un capo all'altro di un semi deserto parcheggio, parevano voler coprire gli occhi a chiunque passasse di lì. Gli sguardi però erano attenti, scioccati su ogni particolare macabro di quell'osceno spettacolo di morte e umiliazione. 
Non mancavano carogne e avvoltoi con smartphone puntati ad inquadrare il tutto, salvo poi essere allontanati da una sconvolta e confusa Angela.

La calca di pubblico formata da passanti, qualche giornalista e poliziotti suddivisi tra agenti e scientifica, stavano aumentando a dismisura, quando in pochi secondi la fila si aprì in due come le pagine di un libro.
Fu in quel momento che sbucò immerso in una nuvola di fumo, un omone, i cui capelli andavano a creare un tutt'uno di bianco con la folta ma comunque ben curata barba.

« I-ispettore Lorenzi" dissero all'unisono Angela e i suoi colleghi » .

L'ispettore abbozzò più una smorfia che un semplice sorriso, poi gettando la sigaretta a terra volse l'ennesima occhiata al telo bianco che copriva il corpo di una nuova vittima.

« Che cosa è successo? Dov'è il commissario Guglielmi? » disse avanzando con sguardo vitreo.

Angelica, Riccardo e gli altri si guardarono con aria colma di suggestione e imbarazzo, i secondi passarono e la donna lanciando occhiate di sdegno ai suoi colleghi fu costretta a rispondere:

« Abbiamo il corpo di una donna nuda martoriato da ferite profonde. Zero documenti, zero piste, e soprattutto... » Angela si morse le labbra, il suo stomaco lanciò di nuovo segnali di cedimento.

« Prima volta signorina? Lasci stare, controllo di persona, non ha una buona cera, si rilassi un attimo » l'uomo accarezzò la guancia umida di sudore di Angela; fu un buffetto leggero, ma fu proprio in quell'istante che la donna sentì un calore e un affetto incoraggiante di cui non ricordava nemmeno l'esistenza.
« Comunque, comunque il commissario non è ancora arrivato e non risponde al cellullare » proseguì ancora stordita l'agente.

« Non avevo dubbi, lo conosco fin troppo bene. Sarà sbronzo e non ha neanche idea di dove si trova » rispose Lorenzi senza neanche voltarsi.

L'ispettore si avvicinò davanti agli operatori della scientifica coperti da mascherine e occhiali protettivi; fece un cenno con la mano e solo dopo aver avuto campo libero si inginocchiò scoprendo il lungo lenzuolo macchiato con varie gocce di sangue ormai asciutte.
Gli occhi dell'uomo diventarono piccoli, sottili; il labbro tremò più per rabbia che per nervoso, ciononostante l'ispettore tirò fuori una piccola torcia sottile dalla tasca dei pantaloni, si avvicinò al corpo inquadrando i tagli sottili e precisi, intervallati da altri più ondivaghi e mal distribuiti.

« Papà, papà, ho paura, verrai a prendermi? ». «Papà, ti giuro che sto bene, ma questa persona dice che non posso ancora uscire, dice che non stai facendo abbastanza ». «Papà, credo sia l'ultima chiamata, che cos'è successo, perché non mi hai salvata? ».

La mano di un membro della scientifica sulla sua spalla lo fece rinvenire dall'oblio più oscuro della sua mente. L'ispettore nascose i suoi occhi spenti e fragili mostrando un sorriso di cortesia, attenendosi alle richieste degli operatori di spostarsi per qualche minuto.
Lorenzi diede un altro sguardo distratto al corpo privo del capo, tagliato in modo netto e quasi perfetto. Lanciò un occhiata quasi furtiva all'esile tronco nudo sull'asfalto, maneggiato e osservato da chiunque. 

Giudizio SerpenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora