11 aprile

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«Non pensavo sarebbe mai arrivato questo momento, ma alla fine è così, mi hai abbandonato.»

«Non capisco di cosa tu stia parlando, io ho fatto quello che mi hai chiesto..»

«Dio Louis, ma non capisci!? Tu per me sei sempre stato un peso.
Secondo te io non sarei stato meglio senza un bambino?» chiese suo zio, facendo una risata sarcastica «Sai perché, Louis, non ho mai avuto figli? Perché i figli sono un peso. Perché i figli ti tolgono via tutto, una vita, i soldi, le energie, ma almeno i figli dopo aiutano i loro genitori, quando sono vecchi.
Ma tu no Louis, tu non hai fatto nemmeno questo.
Io stavo bene Louis senza te, ma poi sei arrivato. Ti ho preso e ti ho accudito come se fossi mio figlio.
E poi ? Poi tu te ne vai, vai a farti la bella vita nel 'nuovo mondo'.
Ho sprecato i miei pochi risparmi per te Louis, e ora sono qui senza neanche i soldi per mangiare!
Ma che persona di merda sei?
Ti odio Louis, ti odio!
Sei solo un frocio.»

«Ti prego non parlarmi così.» disse Il ragazzo in un sussurro appena udibile.

«E perché non dovrei? Sei un cancro! Un parassita!»

«Basta, ti prego zio» disse con le lacrime agli occhi.

«Spero tu muoia!»

«BASTA, BASTA, BASTA!»

Si svegliò di soprassalto, col fiato corto.

Aveva bisogno d'aria, le pareti di quella piccola cabina sembravano si facessero sempre più strette intorno a lui, così scese dal letto il più velocemente possibile e, sbattendo la porta alle sue spalle, uscì.

Il Titanic era immenso, ci mise minuti interi per trovare la via che conduceva al ponte, salì rampe infinite di scale, percorse lunghissimi corridoi bianchi, e attraversò molte porte.

Quando finalmente aprì l'ultima porta che lo avrebbe condotto al ponte fece un grosso respiro, l'aria fresca lo attraversò in pieno, alzò gli occhi al cielo e lì non poté fare a meno di notare un'infinità di stelle, piccoli e meno piccoli bagliori che luccicavano sopra di lui.

Louis si sentì così piccolo e insignificante a quella visuale, tanto insignificante che, si ridusse a pensare, che con o senza di lui, il mondo non sarebbe cambiato di una virgola.
Quei pensieri lo condussero, a passo svelto verso la prua della nave finché non arrivò a toccare, con mani tremanti, la ringhiera protettiva.

Così, un po' titubante, si sporse oltre la ringhiera.

L'acqua, sotto di lui, scorreva veloce e indisturbata, riflettendo, come se fosse uno specchio, tutte quelle piccole stelle che aveva visto poco prima.

In quell'istante Louis provò la voglia irrefrenabile di toccarla quell'acqua fresca, magari l'avrebbe 'svegliato' da quello stato inquietante di torpore in cui si trovava così si resse saldamente e, dandosi la spinta, riuscì a scavalcare, prima con una e poi con l'altra gamba, la ringhiera bianca a cui si stava tenendo stretto. Le mani formicolavano, la testa girava per la troppa adrenalina che stava scorrendo nel suo sangue.
"Sono inutile. Ho abbandonato mio zio. Faccio schifo. Non mancherò a nessuno. Mi odio. Credo di provare qualcosa per un altro ragazzo. Sono sbagliato."

«Non farlo!» una voce roca interruppe i suoi pensieri facendolo sobbalzare, lentamente girò il volto all'indietro e lo vide, Harry bellissimo come non mai, mentre teneva tra le dita una sigaretta quasi finita.

«Indietro, non fare tu un altro passo»

«Avanti Lou, dammi la mano ti aiuto a tornare a bordo» cercò di persuaderlo.

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