Ragù

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La mattina seguente, Harry si alzò presto, parecchio. Stranamente pieno di euforia, si lavò canticchiando qualche canzone allegra sotto la doccia, indossò un paio di jeans e una maglietta, e preparò la colazione. Era una giornata promettente, niente poteva togliere il sorriso che aveva appiccicato in faccia.

Il sole non era ancora sorto, stava per farlo, e Harry uscì esattamente all'alba dirigendosi con la sua auto al mercato. I mesi primaverili avevano un'aria di gioia, e Harry adorava andare al mercato avvolto dagli alberi da frutto in fiore e le calde giornate. Quando arrivò, il sole era salito di poco nel cielo, ma era abbastanza per illuminare la strada. Scese dall'auto e si diresse verso i vari box, acquistando alcune verdure fresche e un po' di macinato di carne. Salutò Mario, un vecchio amico di sua nonna, che conosceva da quando era piccolo. Si recava al suo bancone per prendere la verdura, e mai da nessun altro. Mentre continuava a zigzagare tra la gente, per scegliere cosa preparare per cena, si imbattè in una piccola oasi floreale, e non resistette dal comprare un piccolo mazzo di girasoli.

Con tutto il necessario appena acquistato, risalì in macchina e si diresse al locale nascosto nelle vie di Londra dove era stato la sera precedente, e aveva promesso a sè stesso, ma anche al cuoco, come scritto nel biglietto lasciato sul tavolo, che la mattina successiva si sarebbe fatto trovare lì davanti.
Erano le sette in punto quando parcheggiò l'auto poco distante da lì, e si piazzò velocemente di fronte alle porte. Aspettò una decina di minuti, più o meno, prima che qualcuno arrivasse. Ed era proprio la persona che Harry aspettava.

"Buongiorno!" pronunciò contento, alzandosi dal muretto su cui si era seduto per non aspettare in piedi.
"Sei davvero qui? Non scherzavi allora, con quel coso di ieri" disse lo chef, si avvicinò alle porte con una chiave in mano pronto ad aprire il ristorante, ma non si sprecò a salutare il ragazzo di cui non ti ricordava nemmeno il nome. Lo guardò, con occhi leggermente spalancati, perchè non aveva idea che si sarebbe davvero presentato davanti al suo locale così presto. Poi guardò meglio. Tra le mani aveva due buste, probabilmente del mercato, e da una sbucavano dei...

girasoli?

"Non ci credevi, eh? Eppure sono qui, penso che sia giusto che tu impari come si cucina il cibo italiano, e chi se non me per aiutarti?" continuò, ma il cuoco non ci fece troppo caso.

"Senti, non ho nessuna intenzione di stare a sentire il tuo blaterare su come si fanno le cose da te, qui, si fanno a modo mio" rispose seccato.

"Allora mi permetta solo- Harry scivolò dentro il locale velocemente, appena il ragazzo più basso di lui aprì le porte, e gli si posizionò davanti - di prepararle qualcosa a modo mio. Poi, mi dirà se è buono. Solo questo"

"Prima di tutto non essere così formale, non sono un vecchio. Secondo, d'accordo, dato che non penso mi farai entrare finchè non dico di sì" si arrese, e sbuffò.

"Esatto! In ogni caso, non so ancora il tuo nome"

"Sono Louis"

"D'accordo Louis, come sai già mi chiamo Harry. Ora andiamo in cucina. C'è un vaso? Così potrò tenere freschi i miei fiori" Harry sorrise e iniziò a muoversi verso la cucina, invitando Louis a seguirlo, come se fosse a casa sua. Appena entrò nella sala poggiò le sue buste sul tavolo al centro e si lavò le mani.
Louis gli porse una caraffa, perchè, ovviamente, vasi nella sua cucina non c'erano. Lo guardò un po' stranito per tale contentezza, infondo erano solamente le sette, e questo ragazzo riccioluto si comportava come se avesse bevuto 9 caffè uno dietro l'altro . 
Come da routine, si lavò le mani, e iniziò a sistemare la cucina, prendendo gli ingredienti che sarebbero serviti per pranzo dalla cella frigorifera.

"Cos'è quella roba?" Harry spalancò gli occhi alla vista del cibo surgelato uscire dal frigo, e gliela strappò dalle mani.
"Ma che cazzo fai?" fece Louis, riprendendosi la sua scatola.

Louis' (L.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora