Capitolo 3- SCELTA

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Kirai e Hikari sembravano veloci animali assettati di sangue mentre si allenavano con dei finti coltelli, muovendosi con scioltezza nel campo di battaglia. Erano passati ormai quattro anni dalla fatidica scelta che il ragazzino aveva compiuto dentro la vecchia casa dei genitori diventando un allievo di Kirai, e in quanto a tecniche di combattimento era già migliorato molto: era in grado di destreggiarsi al livello di un militare con un duro allenamento alle spalle e di poterlo uccidere senza problemi. Il suo insegnante aveva fermato Hikari dal macchiarsi di sangue per molto tempo ma in cuor suo sapeva che ciò era inevitabile; vedeva i rapidi miglioramenti del ragazzo e aveva capito che il lavoro da sicario era ciò che faceva per lui. Mentre Kirai era assorto dai suoi pensieri il ragazzino quasi riuscì a colpirlo all'addome, ma fu presto respinto da una gomitata sulla schiena unita ad un ammonimento: <<Attacca con più precisione! Non lasciare mai un solo punto scoperto>>. Hikari si rialzò subito con il volto sudato per la stanchezza, i capelli biondi che gli ricadevano dalle spalle e un sinistro sorriso in volto, velocemente estrasse dalla manica un secondo karambit e si lanciò verso il suo maestro in un attacco combinato a due mani. L'esperto assassino fu dapprima colto alla sprovvista ma in pochi istanti riuscì bloccare il braccio sinistro del ragazzo, Hikari di tutta risposta lo disorientò lanciandogli del vischio verso il volto e, liberato dalla ferrea presa del sicario lo colpì sul collo con un calcio, con in volto un sorriso misto tra l'orgoglioso e il sadico. Il ragazzo si sentì sbattere a terra con forza e notò che l'uomo, anche chiudendo gli occhi, era riuscito ad afferrargli l'altra gamba, sfruttandola per difendersi dal colpo dell'avversario e danneggiarlo allo stesso tempo. Hikari non si arrese ancora e, anche se disteso a terra con un dolore che gli percorreva in tutte le ossa, si avvinghiò alla gamba dell'assassino con lo scopo di farlo cadere, in tutta risposta l'uomo, pesandosi sulla gamba opposta, poggiò con delicatezza il finto pugnale sul petto del ragazzo aggiungendo in tono pacato: <<Preso! Anche oggi ho vinto io.>>. Kirai aiutò l'allievo ad alzarsi ed entrambi, uno fiero dell'allievo e l'altro rattristato per la sconfitta, si allontanarono dalla pianura in cui si erano fermati per tornare verso il loro alloggio, la locanda "Korosu".

La locanda Korosu era un locale situato in uno dei molti vicoli dalla città di Noldon. Si trattava di un edificio di colore bianco decorato con travi di legno scuro disposte in maniera irregolare, con un tetto esageratamente spiovente e un'ampia porta anch'essa di legno scuro sormontata da una grossa insegna con inciso il nome Korosu. L'edificio, come incastonato tra gli alti grattacieli di Noldon, si sviluppava in larghezza e aveva solo due piani, uno dedicato alla zona ristoro con un grande camino e una decina di panche in legno massiccio, l'altro con dodici stanze per gli eventuali ospiti della locanda. Dal pian terreno si accedeva ad uno scantinato dove oltre ai vini c'era una grande riserva di armi di ogni tipo, dai coltelli alle pistole, dai karambit alle mitragliatrici, c'erano anche ogni sorta di veleni e trappole. Per farla breve la locanda Korosu non era una semplice locanda, ma un luogo di ritrovo per sicari da ogni luogo, un posto di incontro dove trovare lavoro e venir pagati per uccidere. Situato nella più grande città del mondo era facile da raggiungere e in qualche modo il bizzarro proprietario era riuscito a nascondere l'esistenza di quel luogo agli abitanti e allo stesso tempo a comunicarla a tutti gli assassini del pianeta.

Il Sole stava calando quando Kirai e Hikari arrivarono alla singolare locanda, una volta dentro vennero accolti dal placido volto di Shi, il gestore, un uomo con un volto giovane ma inamovibile simile a una pietra, alto e snello con i capelli argentati e una corta barba dello stesso colore. L'uomo aveva probabilmente più anni di quanti ne dimostrasse, ogni persona che lo conosceva avrebbe detto di non averlo mai visto invecchiare e che gestisse il Korosu da sempre. Nella locanda Shi faceva tutto: cucinava, serviva i clienti e puliva le camere, sempre con un volto che non facesse mai trasparire alcuna emozione, si diceva che lui conoscesse tutti gli assassini e facesse da intermediario tra loro e i datori di lavoro, proprio lui era il creatore del mantra seguito da tutti i sicari sotto i suoi ordini e spesso mandava qualcuno ad uccidere chi non rispettava il codice. Inoltre nessuno era mai riuscito a corromperlo e per questo si pensava avesse molti più soldi anche della famigli Taiyokara, probabilmente accumulati nel corso degli anni grazie al suo poco onesto lavoro. Appena il gestore vide entrare Kirai e Hikari li salutò con la sua perenne espressione calma e offrì loro due boccali di birra, il sicario fermò il ragazzo prima che potesse bere e restituì il bicchiere all'oste ricordandogli che ormai lui era il tutore di Hikari e gli avrebbe impedito di rovinarlo fin dalla giovinezza, detto questo in un batter d'occhio trangugiò la sua bevanda e si asciugò con la manica della camicia. Shi cucinò ai due un pollo arrosto e conoscendo Kirai da molto tempo non gli indebitò nulla, mentre allievo e maestro stavano salendo le scale alla sinistra del bancone sentirono la porta della locanda aprirsi e richiudersi di colpo, Hikari avrebbe voluto assistere all'arrivo di altri assassini siccome anche se alloggiavano al Korosu da molto non aveva mai preso parte ad un omicidio di Kirai ma si era solo allenato con lui nella tecnica e nella pratica, coltivando anche, nel tempo libero la sua piccola piantagione di fiori nella camera. I due entrarono nel loro alloggio ma un attimo prima di chiudere la porta Kirai, allenato da sempre a prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio, sentì dei rumori sospetti come di coltelli sfoderati provenienti dal piano di sotto. Questa volta anche Hikari percepì il suono distinto di una bottiglia in frantumi, entrambi corsero di sotto vedendo tre uomini armati di coltelli a serramanico che combattevano contro il gestore della locanda disarmato, che se la stava comunque cavando bene, essendo anche lui un esperto combattente. Kirai si lanciò all'attacco del più vicino urlando a Hikari di restare indietro; colto alla sprovvista l'uomo cercò di difendersi con colpi che andarono a vuoto, schivati dal sicario, che, in tutta risposta, gli mollò un gancio sinistro nel centro petto che lasciò l'uomo disteso a terra inerme. Mentre Kirai si girava per controllare Hikari uno dei due uomini rimasti estrasse una pistola mirando al muscoloso assassino, il secondo invece aveva intrapreso una lotta corpo a corpo con Shi che si limitava a schivare i colpi. L'uomo con la pistola sparò un colpo a Kirai che lo schivò con destrezza e velocemente abbatté la sua furia omicida colpendo l'uomo alla pancia con il suo karambit. In quel momento si sentì uno scoppio, una finestra si infranse in mille pezzi e un colpo di cecchino proveniente dall'edificio di fronte colpì alla spalla Kirai. Quest'ultimo, raccolse la pistola da terra e con abilità e fermezza sparò attraverso il buco lasciato nella parete dal vetro frantumato colpendo l'uomo nell'edificio. Vedendo il maestro in difficoltà Hikari estrasse due karambit, tra cui quello verde smeraldo, che teneva alla cintura e si avventò sul terzo uomo che stava combattendo con Shi, che si mise in disparte. Appena intraprese battaglia notò subito che quest'uomo combatteva per ucciderlo, al contrario del maestro durante allenamenti, agilmente il ragazzo schivò due colpi di pugnale dell'avversario e lo ferì leggermente al lato della pancia, l'uomo tentò di colpirlo ma fallì di nuovo, e un'altra volta Hikari lo ferì sul bracciò. Con destrezza Hikari schivò gran parte degli affondi dell'uomo e gli fece piccole ferite fino a che, dopo nemmeno due minuti, l'uomo si accasciò a terra con le mani alla testa. Il ragazzo aveva provocato forti dolori e paralisi muscolari all'uomo cospargendo le sue lame di veleno ricavato dalla pianta di belladonna. Hikari sollevò il braccio destro al cielo, pronto per uccidere quell'individuo sferrando il colpo di grazia con un beffardo ghigno sul viso, ma venne prontamente fermato dalla mano del suo maestro Kirai che gli bloccò il braccio impedendogli di macchiarsi di sangue prima del tempo. Shi, Kirai e Hikari erano in piedi di fronte ai corpi inermi dei loro nemici, il primo con la sua solita espressione glaciale, il secondo preoccupato non tanto per la ferita quanto per l'allievo e il terzo con un sorriso misto tra il rammaricato e il sadico. Per prima cosa Shi andò a recuperare il quarto assalitore nel palazzo di fronte alla locanda mentre Kirai si medicava il braccio che sarebbe presto guarito grazie alla grande tenacia dell'uomo. Legarono i quattro aggressori e li rinchiusero in una delle dodici stanze della locanda, dopo aver somministrato un antidoto di fisostigmina all'uomo che era stato intossicato dal veleno di Hikari. Lasciando i quattro assalitori da soli, decisero che si sarebbero occupati della faccenda la mattina dopo.

Appena il Sole sorse Shi e Kirai erano già in piedi per interrogare i quattro uomini della sera prima, li portarono nel seminterrato, al sicuro da orecchie indiscrete e fecero loro delle domande che però non portarono a nulla; Hikari ascoltò di nascosto la discussione senza essere a conoscenza che i due allenati sicari sapevano benissimo dove lui fosse e in caso fossero saltate fuori informazioni importanti dall'interrogatorio lo avrebbero riportato nella sua stanza. Nessuno, nemmeno l'impassibile Shi, però durante il trambusto avvenuto la notte precedente aveva avvertito la presenza di un uomo completamente vestito di nero, con il volto coperto che dall'esterno della locanda aveva osservato ogni mossa avvenuta all'interno mentendo un basso profilo.

Shi optò per liberare i suoi quattro prigionieri siccome, a detta loro, non avevano ancora ucciso nessuno ma con l'avvertimento che se avessero commesso nuovamente un crimine trasgredendo la regola che vigeva tra gli assassini del Korosu non avrebbe esitato ad ucciderli, in modo tale che avrebbero sofferto senza nemmeno poter riconoscere l'assalitore, in cuor suo Hikari li avrebbe uccisi seduta stante ma il pacato e saggio Shi gli insegnò di lasciare una seconda possibilità anche alle persone più disoneste, del resto, anche lui e Kirai erano degli assassini.

Amore rosso sangue - Aconito e CrisantemoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora