PREQUEL • Nove (lunghi) mesi • L'avrei tanto voluto questo bambino • prima parte

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[ PREQUEL ]

"(...) prendendo in prestito un paragone dalla medicina, il dolore da iperacuto si è trasformato in cronico." 

(Il ladro gentiluomo, Alessia Gazzola) 


Agosto 2020 


«Bella di nonna... non te li mangi i cannelloni?»
Nonna Amalia è il tipico stereotipo della nonna italiana per antonomasia: qualsiasi cosa una nipote possa mangiare, non sarà mai abbastanza. 
«Nonna, ho appena finito la lasagna...»
«E vabbè, ma in Australia mica ce li hanno i cannelloni.»
Logica inoppugnabile, in effetti. 
Alice cede alla tentazione e ai carboidrati soprattutto, per la felicità della sua adorata nonnina; non prima, però, di rivolgersi verso colui che pare volersi esimere da quella scena tanto familiare: «Però se la mangio io, lo devi fare anche tu, Claudio. O rivedo le mie promesse.»
«Seriamente?» 
Claudio inarca un sopracciglio, poi intinge la forchetta nella pirofila e tra le loro posate è guerra aperta. 
«Menomale che non li volevi» commenta CC, con quel suo fare singolare. 
Nonna Amalia osserva tutto con aria divertita, le deve essere mancata la tavola imbandita, a giudicare dalla quantità di porzioni che ha sfornato.
«Ora dovrai mangiare il doppio, eh...»
Ecco, la nuda e cruda spada di Damocle pende attiguamente sulla sua testa, ricordandole ciò che non ha ancora avuto l'ardire di confessare. 
Non può incolpare altri che sé stessa, per l'ennesima volta non ha saputo trattenersi e non ha avuto abbastanza coraggio per confidarle la realtà dei fatti, anche perché quei fatti li deve ancora accettare in prima persona.  
«Nonna... veramente...»
Le parole sono lame, sembrano sul punto di reciderle la carotide e quanto più si avvicinano alla verità, tanto più sembrano aguzzini pronti ad infliggerle le peggiori torture.
«Alice sta cercando di dire che ci sono state delle... complicazioni
Il tono di voce tradisce l'apparente distacco di Claudio, il quale non osa aggiungere nient'altro e riesce a guardarla solo di sottecchi. 
Per quanto normale, in senso lato, possa apparire la loro routine oppure i pranzi familiari ai quali, ormai, presenziano stabilmente in coppia, Alice non può fare a meno di notare quanto furtivi siano diventati gli sguardi di suo marito.   
Ti ho deluso davvero stavolta, Claudio.
«Oh, mi dispiace» interviene nonna Amalia, placando un silenzio che inizia a divenire piuttosto scomodo. 
La mano di sua nonna le si stringe attorno alle nocche, provocandole una certa pressione in prossimità dell'anulare, laddove regna, sovrana su qualsiasi altro monile, la fede dorata. Claudio cerca di non incrociare il suo sguardo e Alice si rende conto che quella fede, tanto figurativa quanto tangibile, non sarà affatto facile da recuperare. 
  




«Perché glielo hai detto?»
«Dovevo nasconderlo? Non aveva senso.»
Alice lo conosce sin troppo bene: sa che si è trattenuto sino ad allora, ma prima o poi le cose vengono a galla e tanto vale affrontarle di domenica sera, di ritorno da una cena piuttosto ostica e in un terreno comune. 
Claudio tira insù i polsini della camicia, una nota tediosa domina la sua voce.
«Ma era il mio bambino!»
«Nostro, Alice.»

Già, nostro.
Era stata una bellissima parola da condividere per un certo periodo di tempo, quando aveva iniziato a pensare di poter essere incinta ed era corsa a procurarsi un test di gravidanza in Australia. 
Le era sembrato così romantico scoprirlo lì, anziché attendere di far ritorno in Italia. E forse aveva volato un po' troppo con la fantasia, perché quando il test era risultato positivo la pronta risposta di Claudio era stata: "E quando è successo?", con l'aria di chi si era visto cadere il mondo addosso. 
Aveva avuto bisogno di tempo e Alice non poteva dirsi del tutto sorpresa, conoscendo il soggetto. Ma un bambino non era un pensiero passeggero, né una fantasia prodotta dalla sua mente, era reale ed era soprattutto il frutto del loro amore.  Era.


«Be', tu sarai sicuramente contento, no? Ti ho tolto un peso.»
Ecco, lo ha detto.
Le nocche le prudono un po' mentre pronuncia quelle parole senza freni e per una volta non sono le lacrime a frenarla, ma la rabbia. Contro cosa, di preciso, non lo sa, ma suo marito le sembra il perfetto capro espiatorio.
«Alice, non dire così...»
«E perché? Non è forse la verità? Non ti sei mai abituato al fatto che potesse cambiare qualcosa nel nostro rapporto, è la storia della mia vita» sbraita Alice, mentre l'espressione di Claudio pare piuttosto trattenuta. «E io devo essere sempre la persona accomodante!»
Qualcosa si aziona in lui, perché fa uno scatto all'indietro e poi in avanti, diviso tra lo zelo e l'indolenza più acuta: «Accomodante? Ma se non ho fatto altro che accomodarmi alle tue condizioni.»
«E chi ti ha chiesto d farlo?» Alice spalanca le braccia, la vena sulla tempia pulsa insistentemente e le palpitazioni accelerano:  «Scusami, Claudio, se ti ho costretto alle mie condizioni. Scusami se le tue cosiddette condizioni sono alla base dei rapporti umani dei quali tu, evidentemente, sei sprovvisto.»
Lo ha detto davvero, tutto d'un fiato. 
Ricordargli che i suoi rapporti umani sono limitati per ragioni che affondano le radici nelle avversità affrontate dalla sua famiglia e che, in virtù del fatto che la maggior parte dei membri familiari sono deceduti o lontani, non è una gran bella mossa. Di sicuro, è una mossa che tradisce la sua empatia. 
Se solo non si sentisse dilaniare all'interno, se solo potesse dar forma a quel dolore e scacciarlo via, non gli infliggerebbe così ignominiosamente del male... 
«Buonanotte Alice» commenta Claudio freddamente.
Così freddamente che le guance colorite sembrano quasi sgonfiare il loro naturale porpore e quindi rimane ferma, impalata, mentre sente i passi di Claudio che si allontanano e non sembrano mai essersi distanziati così tanto. 

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