• " Ti riporta via
come la marea
la felicità..."
(La Bella e la Bestia)
«Mi ricordi ancora una volta perché mi sto prestando a tutto questo?»
«Perché è una tradizione di famiglia» rispose prontamente Alice, sfidandolo a suon di sguardi.
«E poi, se lo guardi bene, ti somiglia anche un po'.»
Claudio voltò lo sguardo verso lo stesso televisore che fino a qualche secondo prima aveva snobbato, sul suo volto campeggiava un'espressione piuttosto titubante.
«No, io sono molto più bello rasato.»
Alice rise sommessamente, visualizzando il suddetto parallelo: «Quante arie, Dottor Conforti...»
Claudio avrebbe voluto ribattere prontamente, ma le parole si spensero sulle sue labbra quando una testolina castana li zittì immediatamente, a suon di: «Non riesco a sentire se parlate!»
Ecco una visione che né Alice, nelle sue più fulgide fantasie, né Claudio, immaginando quel che avrebbe potuto riservargli il futuro, avevano preso in considerazione: essere comandati a bacchetta dalla loro stessa prole, per giunta durante la visione di un cartone animato.
«Vedi cosa mi dice tua figlia?»
Claudio fece un cenno di dissenso col capo, imbastendo quelle parole sottovoce.
«Veramente è anche quella che ti somiglia di più...» disse Alice, soffermandosi sullo sguardo assorto della loro bambina alla visione del celeberrimo abito dorato. «Qualcuno di loro doveva pur ereditare quel brutto caratteraccio. Maledetta genetica.»
«Considerazioni altamente scientifiche» ribatté Claudio, pungolandola.
Poi, entrambi tornarono a fissare il televisore, studiando al tempo stesso le meravigliate espressioni dei mini-troll, come li chiamava scherzosamente Claudio, riferendosi alle loro marachelle quotidiane.
Eppure, la vita aveva preso delle pieghe imprevedibili, alcuni giorni alquanto surreali, divisa com'era tra sopralluoghi e allenamenti a cui assistere, convegni di importanza internazionale ai quali recarsi e colloqui con gli insegnanti finiti nel dimenticatoio.
Di sicuro Claudio Conforti non si sarebbe mai aspettato, dall'alto della sua conclamata indipendenza, di avere un'agenda tanto fitta di impegni lavorativi quanto familiari e quella nuova idea di quotidianità, di accadimenti ad incastro come in un Tetris, era una realtà confortevole, fatta di cose che gli riportavano alla mente ricordi infantili invecchiati nel tempo.
E quindi entrambi avevano proclamato la resa, accettando di trascorrere una qualsiasi domenica pomeriggio all'insegna di una maratona Disney decisa democraticamente, ma nemmeno tanto in effetti, essendo due contro tre.
«Uno di loro doveva pur ereditare la tua fervida immaginazione» proferì Claudio, emulandola e indicando al contempo il volto sornione della più piccola dei Conforti, proteso in una direzione imprecisata.
«Sognare ad occhi aperti è una qualità.»
«Sì, finché non prendi pali. Fisicamente e metaforicamente.»
Claudio si mise a braccia conserte, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi sardonici; poi, tra un verso e l'altro sulle note di "È una storia sai" , con tanto di braccine scenicamente spalancate in primissimo piano, si voltò in direzione di Alice, la quale stava già registrando l'accaduto con il cellulare, visibilmente commossa.
Ecco, quella era di quelle cose che un tempo gli avrebbero fatto salire la bile, a cui avrebbe fatto seguito una battuta tagliente, ma col famoso senno di poi e osservando l'inarrestabile crescita dei suoi figli, trovava quella scena ingenuamente tenera.
Tenera, che termine inusuale da utilizzare — di nuovo, dopo tanti anni.«Mamma, papà!»
Il flusso dei pensieri venne interrotto quando tra di loro si intrufolò, in maniera piuttosto costernata, una mini-versione di CC, o Biscottino, come l'aveva soprannominato Alice, ottenendo uno sguardo di disapprovazione da parte di Claudio ogni singola volta.
«Che c'è, tesoro?»
«La bestia... la bestia l'ha lasciata andare. E ora non tornerà più indietro!» esclamò, affondando il volto tra le mani di Alice con fare melodrammatico.
«Qualcuno ha ereditato anche la capacità di saltare alle conclusioni affrettate» osservò Claudio, facendo un cenno di diniego col capo.
«Claudio...»
Dopo ben tre esperienze diverse nel corso di una decina d'anni, avevano imparato che la loro casa non sarebbe mai stata la loro casa se almeno una volta al giorno non vi fosse stato un dramma da sfatare. Poteva trattarsi dell'ultimo barattolo di Nutella terminato, delle costruzioni Lego disfatte o, come in quel caso, della drammaticità made in Disney.
Alice accarezzò il volto del suo bambino tra le mani, dopodiché lo prese di peso e lo acciambellò su di sé, come una sorta di mamma chioccia.
«Mamma! Ma perché l'ha lasciata andare?»
«Perché l'amava. L'amava così tanto da cambiare quel brutto caratteraccio per lei...» proferì Alice.
Claudio, assorto e intenerito osservatore, si sentì colto in flagrante e ricambiò con un'espressione altrettanto amorevole, di quelle capaci di distendergli il viso e di scoprire la finta maschera d'insolenza.
«E perché gli altri non lo hanno visto?»
«Perché alla bestia bastava che lo vedesse lei...» si pronunciò, guadagnandosi un paio di occhi sbarrati di tutta risposta. «Almeno credo.»
Le dita di Alice gli sfiorarono delicatamente la spalla, com'era solita fare quando qualcosa la inteneriva in particolar modo.
Ripercorrendo la loro storia, senza doversi costruire un film mentale per una volta, Alice si voltò nuovamente in direzione del loro bambino: «Sì. Lui l'ha lasciata andare, ma lei gli è corsa dietro... fino all'Aeroporto.»
La accolse un'espressione alquanto titubante, seguita da un rapido sguardo al classico Disney ancora in onda: «Quale Aeroporto?»
«Ho detto Aeroporto? Intendevo dire... castello! Alla fine lei è tornata da lui.»
«Proprio quando pensava che non l'avrebbe più rivista.»
Stavolta furono le dita di Claudio ad incontrare la sua guancia e a sfiorare con la mano libera i piedini che gli stavano solleticando le ginocchia.
«Ed è lì che le ha aperto definitivamente il suo cuore... e le ha detto ciò che provava.»
Probabilmente si trattava del sottofondo musicale, dell'atmosfera intima o del percorso costellato di ricordi, ma a coronare quel momento sarebbe stato appropriato un bacio a fior di labbra — con tanto di titoli di coda nella mente di Alice, rigorosamente in bianco e nero.
«NO!»
Una vocina tuonò stridula, interrompendo l'estasi del momento.
«No... no, cosa?»
«Non voglio sapere cosa succede!»
Ecco uno dei colpi di scena più prevedibili in assoluto: un piccolo guastafeste pronto a interrompere la magia del momento, per rimanere in tema. Alice lo sentì allentare il suo abbraccio, dopodiché suo figlio ritornò nel piccolo branco in primissimo piano di fronte al televisore, quasi pareva che fossero pronti ad entrarvi all'interno.
Alice osservò quella scena con tenerezza e ammise a sé stessa che non avrebbe mai voluto sostituire quelle serate, erano la sua nuova e originale definizione di party hard.
Esaminò le espressioni meravigliate che adornavano i volti dei loro bambini alla scoperta del lieto fine, quando le dita di Claudio le si strinsero intorno alla mano; era una presa allentata, quasi alla pari di una carezza, soave quanto bastava per riportarla alla sua attenzione.
«Adesso capisco a chi ti sei ispirata per le tue grandi gesta.»
«Veramente la prima persona sei stata tu, mica son stata io a tirar fuori un brillocco» sovvenne Alice, indicando distrattamente il suddetto diamante. «Non è come un'intera biblioteca, certo...»
«Vuoi mettere i cadaveri freschi freschi in Sala Settoria?»
«Ah, certo, il sogno proibito di qualsiasi fanciulla» lo berciò con altrettanta sincerità Alice. «E comunque, te l'avevo già detto: la parola con la C è proibita in questa casa, poi finisce che...»
«Mamma, i cadaveri sono romantici?»
Ecco, appunto.
L'ultima volta erano stati chiamati direttamente dalla scuola, per essere precisi dall'asilo, con l'accusa di aver instillato nella loro figlia più piccola ferventi fantasie. Salvo, poi, dover spiegare alle maestre la natura del loro lavoro e che talvolta finivano per parlare di casi, analisi e presunte teorie a tavola.
Le informazioni venivano elaborate dai loro bambini attraverso le fantasticherie tipiche di quell'età e quindi capitava che uno di loro gridasse: "Il mio papà taglia le persone", oppure "La mia mamma sa usare i coltelli".
Insomma, le storie erano tra le più fantasiose, ragion per cui, onde evitare sconvolgenti chiamate da parte degli altri genitori e dagli stessi insegnanti, avevano deciso per par condicio di proibire un certo numero di scabrosi vocaboli facilmente travisabili.«No, non lo sono» rispose Claudio, sentendosi evidentemente in colpa per esser caduto in fallo.
«Ma papà, è vero che hai incontrato la mamma grazie ad un cadavere?»
La maggiore delle loro figlie, nonché la più simile a Claudio per carattere, stessa schiettezza e stesse frasi ad effetto, gli stava scuotendo la manica della camicia col fermo intento di ottenere quella preziosa informazione.
«E chi te l'ha detto?»
«La zia Silvia...» ammise, tutta tronfia. «Ma non dovevo dirtelo, però.»
«Con la zia Silvia farò un discorsetto» ribatté Alice, sbarrando gli occhi.
Claudio concordò con lo sguardo, poi fu distratto dall'ennesimo strattone: «Allora, papà? La mamma è stata la tua Belle?»
I loro bambini fissavano il volto di Claudio con aria assorta, in cerca di una risposta probabilmente, mentre sul volto di suo marito dominava un'espressione titubante, piuttosto rara invero, capace di destabilizzarla per qualche secondo.
Se avesse potuto imbottigliare un momento, probabilmente avrebbe scelto quello, immersi com'erano tutti loro in quell'atmosfera intima e familiare, a raccontare in maniera non proprio convenzionale una storia che di convenzionale aveva ben poco — ma non per questo meno romantica, beninteso.
«Lo è ancora» disse Claudio, guadagnandosi un trio di sorrisoni a trentadue denti. «Lo sarà sempre.»
«Belle?»
Alice si batté una mano sul petto, tanto per controllare: sì, le palpitazioni erano le stesse da dieci anni a quella parte.
«No, la mia ragazza di Sacrofano.»
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Note dell'autrice:
Dovete sapere che questa storia ha richiesto almeno quattro riscritture, perché non veniva mai come desideravo — sin dalla visione di Alice a tema La Bella e la Bestia ho iniziato ad immaginare AA e CC in quelle vesti, ritrovandoci tanti paralleli.
Tra l'altro BatB è il classico del mio cuore, io capii di essere proprio vendutissima a L'Allieva quando mostrarono quella visione nella serie.
E mi è sembrato giusto anche calarmi in questa atmosfera familiare, in cui inserire dei paralleli tra due differenti universi che ho tanto amato (e nei quali rivedo dei paralleli). Non so perché, ma nel mio immaginario vedo sempre i coniugi Conforti con tre marmocchi. 😂
E sì, non ho voluto inserire dei nomi di proposito, principalmente perché mi vedo molto di più Claudio a soprannominarli in qualche modo (come con Camilla).
Dopo questo momento crosta-lattea (cit.), vi ringrazio ancora per le vostre belle recensioni e in particolare per l'ultima storia, dato che mi sono avvalsa di una narrazione in prima persona e al presente (riprendendo AA/CC di carta), cosa per me meno comune e quindi una sorta di esperimento.
Alla prossima!
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Pacchetto completo
Fanfiction[ serie di one-shots AA/CC ] [ tratto da • Nove (lunghi) mesi • ] Claudio sfiora la sua spalla nuda, poi avverte la stessa delicatezza sulle sue labbra: non sa mai cosa voglia trasmetterle a parole, ma è piuttosto certo che quel gesto, così tenue e...