NUMERO UNO

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È iniziata così, imprevedibilmente

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È iniziata così, imprevedibilmente.

Io tutto tronfio che avvicino la bottiglia di birra alle labbra, meraviglioso, Cristo sceso in terra con un nuovo, imbarazzante look a quadri rossi.

Davanti a me un ragazzino a cui rimboccare le coperte, con l'indice e il medio che tirano il colletto della camicia più per nervosismo che reale, sudaticcia necessità.

Lo ascolto cantare e suonare, lo guardo trasformarsi in un prototipo difettoso di giovane uomo, e ancora penso che tutto ciò non faccia per lui.

Continuo a pensare che il suo posto sia in un carillon, a girare su un piedistallo all'infinito per poi essere riposto al sicuro in un cassetto.

Non è fatto per la ribalta, per le risse a fine spettacolo e le bottiglie vuote lanciate sul palco.

Lo penso, gli dei mi maledicano, ma lo voglio comunque con me.

Mi fa venire voglia di diventare grande, di succhiargli via quella patina di dolciastra perfezione e corromperlo con il dolore, il  sacrificio, la sconfitta.

"Vuoi da bere?" chiedo, perfettamente cosciente del fatto che no, non ha neanche la faccia di uno che beve.

Voglio provocarlo, fargli superare gli stereotipati limiti che si è messo in testa.

Voglio imporgliene altri, giocare con il suo cuore come sta facendo lui con me, che lo guardo e già lo amo.

Mi guarda, accetta.

"Perché no?"





Note

Sarà una storia iper breve.

Sei capitoletti molto piccoli, come questo.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

H.

𝐈𝐅 𝐈 𝐓𝐑𝐔𝐒𝐓 𝐈𝐍 𝐘𝐎𝐔 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora