Risposta.

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Questo è piuttosto lungo e disordinato, perciò se vi annoia, ignoratelo.


"Grazie a quel sogno credo di aver finalmente capito. Grazie a quel giorno credo di aver aperto gli occhi. Un martedì come tutti gli altri, ero un po' in ansia per l'interrogazione di scienze, perciò presi l'autobus delle sette e un quarto. Arrivai a scuola alle otto meno un quarto, e stranamente trovai la porta aperta. Il silenzio regnava in quell'edificio, che evidentemente aveva i termosifoni accesi da quasi un'ora. Non ho mai amato tanto la mia scuola come in quel momento. Era leggermente buio, quella oscurità ideale, il profumo del disinfettante e l'odore di caldo. Beh, il caldo quella volta aveva un odore. Era accogliente e silenzioso, il mio edificio ideale. Ne approfittai per sedermi nella mia classe vuota, avendo quasi paura a respirare per rompere quello stato di quiete e silenzio assoluto. Cominciai a ripassare scienze. Sapevo che quel momento era finito quando arrivarono due miei compagni che accesero la luce interrompendo un momento quasi sacro. In fondo li odiavo già fuori dal limite, non avrei potuto odiarli ancora di più. Comunque, inizia la giornata piuttosto bene. Prima ora, scienze. Interrogata, otto. Seconda, disegno. Finisco il compito assegnato in mezz'ora. Terza, filosofia. Interrogata, otto e mezzo. Quarta, italiano. Boccaccio e il suo Decameron, l'ultima mezz'ora ripasso inglese. Quinta, storia. Interrogata, sette meno.
Tre interrogazioni in un giorno, nuovo record. Mi meravigliai di me stessa per gli ottimi risultati ottenuti. Ma solo allora mi resi conto. I risultati erano stati raggiunti per metà grazie allo studio, e per metà grazie a quel sogno.
Si, il sogno che avevo fatto quella stessa notte.
C'era un ragazzo, biondo , il colore degli occhi era indefinito. Lo conoscevo evidentemente da molto tempo perché avevamo una certa confidenza. Era come se io fossi innamorata di lui e lui lo sapesse, e viceversa, ma tutti e due lo ignoravamo. Lo ignoravamo ma allo stesso tempo coltivavamo i nostri sentimenti. Era una strana situazione, quasi di fantasia, ma d'altronde era un sogno.
Mi ricordo un suo maglione rosso, morbido, che metteva sempre. Mi ci appoggiavo ogni volta che ne avevo l'occasione, ma non ricordo avesse un profumo particolare. Ero super felice quando ero con lui, ero me stessa, e a lui andava bene. Non ricordo il suo viso, quantomeno il suo carattere. Piano piano cominciai a dimenticare tutto di lui,confondevo persino il colore dei suoi capelli ad un tratto. Successe così, precipitosamente, tutto in fretta. Ricordo la sua sagoma, e il suo maglione. Ah, ricordo che fissava spesso i miei occhi, anche quando ero di profilo.
Insomma, lui sparì improvvisamente dalla mia vista. Non lo vidi più. Ricordo i miei sforzi vani nel cercarlo, chiamarlo, urlando il suo nome che poi dimenticai. Ricordo la mia sofferenza infinita. Ricordo la mia felicità infinita con lui. Ma devo dire che anche se quel ragazzo se n'è andato via, lontano, mi ha fatta essere felice. Per un periodo di tempo limitato, ma lo ha fatto. Quella felicità, che non mi appartiene nella vita reale, vale il doppio della sofferenza provata in seguito.
È esattamente questo che mi ha fatto capire quanto io ho bisogno di amore, da una persona qualsiasi, con un nome qualsiasi e con degli occhi qualsiasi.
Perchè sono piuttosto sola, ecco perchè. È amore che mi serve, e che nessuno è disposto a darmi.
Ed anche se è un sogno strano, non ordinato, non definito, mi ha fatto capire. Mi ha dato finalmente la risposta, a tanti mesi di solitudine e di incomprensioni, insoddisfazioni, infelicità. E l'unica cosa che voglio evitare, l'amore, è proprio quella di cui ho bisogno. Devo ringraziare quel sogno e accettare il mio infinito bisogno d'amore. Si, ne ho bisogno. Per adesso va bene così. Rimarrò sola, ovviamente non cambierà nulla, ma mi basta questa convinzione. Aspetterò. Fino a quando potrò, aspetterò."

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