2- Colored lights

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Sono contenta di aiutare Eth con i preparativi per la sua festa, lui non ha molto tempo. Mi piace dedicargli le mie attenzioni, anche se lui non sempre lo fa con me.

Ho passato tutta la mattina a prendere decorazioni e cibo per stasera, le buste pesanti mi rigano il braccio nel tragitto fino a casa di Ethan, per fortuna che abitiamo vicini.

Torno a casa che è gia ora di pranzo, nelle scale ho incontrato Jo che tornava da lavoro e siamo saliti assieme.

Mentre preparo il pranzo, mi ricordo della lista che feci ieri sera delle cose da comprare lasciata sulla mia scrivania. Non ho molta fame, così metto giusto degli avanzi di pasta di ieri sera a riscaldare e vado in camera mia a cercare la lista.

Ed eccola lì, proprio come la lasciai ieri sera, un po' stropicciata e con ancora la penna che ho usato per scriverla poggiata sopra.

La rileggo velocemente e credo di aver comprato tutto fino a quando, in fondo alla lista, leggo LUCINE COLORATE.

Come ho fatto a dimenticarmi delle lucine colorate? Anche se a Et non piacciono, ci tengo davvero a metterle come decorazione in soggiorno per stasera, per dare un'atmosfera un po' più da discoteca e meno da universitaria sfigata.

Mentre penso ad un negozio vicino casa dove poterle acquistare, mi viene in mente il negozio di Jonathan, che non so di preciso cosa venda, ma una volta giurerei di averci visto dei porta fotografie a forma di fenicottero e, se hanno quelli, come non potrebbero avere delle lucine colorate?

Prendo la pasta dal microonde e cerco di mangiarla, anche se non ho per niente fame.

Per quando l'idea che lui se ne vada mi rende triste, non provo chissà che sofferenza al pensiero di non vederlo per 6 mesi, anzi. Sono molto contenta per l'opportunità che ha tra le mani. Ma sono sicura che mi mancherà davvero tanto, la nostra routine, i nostri momenti.

Dopo aver pranzato, busso alla porta di Jo per sapere se ha delle lucine nel suo negozio. Non ricevendo risposta apro, e non c'è. Sarà già andato a lavoro, o da carlo. Strano però che non l'ho sentito uscire.

Tutto sarebbe pronto se non fosse per quelle stupide lucine, così per l'ennesima volta esco di casa. Sono circa le 5 di pomeriggio, prima di uscire ho riposato un po' altrimenti non sarei mai riuscita a finire le cose che ho da fare.

Cerco di ricordarmi dove si trova lo strano negozio di Jo, ma ci rinuncio, così opto per il navigatore sul cellulare. Mi accorgo che è davvero vicino casa, e mi maledico da sola per quanto distratta sono con le vie di Milano.

Devo ammetterlo, questo luogo è più strano di quando lo ricordassi. La porta d'ingresso è decorata con delle strane piante finte, mentre l'interno ha le pareti rosso scuro, luci soffuse e il pavimento a moquette.

Ci sono una marea di scaffali con oggetti di ogni tipo. A partire da strane scarpe colorate, fino a ogni tipo di lampadario esistente, ad arrivare addirittura ad avere uno strano ripiano pieno di orologi d'epoca. Mi piace questo posto, rispecchia tanto l'anima vissuta, colorata e profonda di Jonathan.

Dopo un cammino che mi sembra infinito tra mille scaffali diversi, finalmente intravedo il bancone e Jo intendo a mettere il prezzo a delle strane scatole. Non sembra esserci nessuno qui.

‹‹Ciao Jo! ›› lo saluto. Lui sobbalza, non aveva notato la mia presenza.

‹‹Dea! Ciao, che ci fai tu nel mio negozio? ›› domanda, ed ha ragione, perché credo di esserci stata pochissime volte da quando vivo qui a Milano.

‹‹Sono qui per comprare delle luci colorate per la festa di Et di stasera. Sei uscito presto oggi? Sono passata da camera tua e non c'eri.›› rispondo.

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