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"Benny scendi da li"

"Ma si sta così bene qua su LouLou, dovresti venirci anche tu"

"Non ho intenzione di venire li, dai Benny scendi fallo per me"

"Un altro po' LouLouu"

Benny era sul cornicione della loro casa a Hollywood. 636 North Plymouth Boulevard. Era la via davanti ai Paramount Studios. Era una semplice villa che però era leggermente più grande delle altre attorno. Ecco perché vivevano lì, perché era più grande delle altre, perché Louis aveva troppi soldi e non sapeva neanche come usarli. Era anche quella con più spazio e quella che sembrava più sicura per Benny, se si fosse buttato tra le braccia dell'aria e poi riatterrato tra quelle del suolo sotto il suo esile corpo, sarebbe sopravvissuto e Louis lo sapeva, ma Bernard non lo sapeva e nonostante questo era convinto di sopravvivere, si sentiva invincibile. Era in preda alle manie. Le manie non erano altro che gli alti del bipolarismo. Bernard, il ragazzo di Louis soffriva di disturbo bipolare o in modo più cattivo "malattia maniaco depressiva". Louis però non lo vedeva così ormai da tempo. Benny con lui la maggior parte del tempo era normale, solo che a volte non prendeva le medicine che gli venivano somministrate. Diceva che erano troppe e nonostante si rendesse conto anche lui dei suoi episodi ipomaniaci continuava a non prendere la quantità secondo lui spropositata di medicinali. Doveva prendere il Litio Carbonato un totale di volte al giorno derivato dalle sue manie e depressioni nel corso dei giorni e l'Aripiprazolo. Erano solamente 15 mg al giorno, ma le faceva passare come tortura. Le manie si alternavano a pochi episodi di depressioni, quelle venivano calmate dagli antidepressivi che Benny prendeva periodicamente. "Si potrebbe ammazzare con quelli" pensava ogni volta che il medico glieli prescriveva. Ed era vero, Bernard avrebbe potuto tranquillamente ingerire una quantità spropositata di quelle pillole, ma le persone affette di bipolarismo in preda alle manie preferivano gettarsi in qualcosa di più entusiasmante che deglutire una quantità smisurata di pasticche ed essere convinti di sopravvivere, preferivano salire al 20esimo piano di un grattacielo lanciarsi tra il vento che gli scorre tra le orecchie, tra i capelli, tra i vestiti ed essere convinti di sopravvivere e poi rendersi conto che nulla di quello che avevano pensato era reale. Louis sapeva anche questo.

Sapeva tutto questo perché lo aveva studiato. Durante la sua adolescenza poco frenetica si era reso conto di come aveva il costante bisogno di conoscersi, di conoscere chi aveva davanti a lui. Aveva bisogno di sapere chi avesse davanti e non il nome, non il carattere. Voleva sapere quello che pensavano senza neanche conoscere quella persona, aveva il bisogno di potersi studiare da solo. Louis si era laureato in psicologia. Aveva una laurea magistrale a soli 25 anni. Louis non voleva avere la sola laurea che gli avrebbe dato il titolo di "Dottore in tecniche Psicologiche", no, questo non gli bastava. Si era cimentato in 5 anni, tra laurea e laurea magistrale, per arrivare a quello che desiderava e si sentiva appagato. Louis aveva studiato psicologia e scienze pedagogiche, anche se in realtà a dirla tutta delle scienze pedagogiche a lui non interessava niente. Era solo una della parte del corso che aveva fatto per la sua laurea. Ora Louis sarebbe potuto diventare uno psicologo ma onestamente non voleva essere uno psicologo, gli bastava la sua vita. Louis era un regista. A soli 25 anni aveva preso una laurea magistrale e poteva anche vantare di essere uno dei registi emergenti più accreditati di Hollywood. Lavorava ai Paramount Studios, aveva comprato quella casa per la vicinanza a Melrose Ave.

Quella casa che Louis non ricordava neanche quando avesse pagato, era importante. All'esterno non rendeva la bellezza dell'interno. Dall'esterno esprimeva solo maestosità, grandezza e soldi. Delle piccole scalette portavano all'entrata della casa, che aveva un enorme portone di legno, pieno di vetrate al di sopra, ai lati e anche sul portone stesso. Al di sopra era inciso un 636 in nero per differenziarlo dal mogano che caratterizzava l'ingresso della casa. Al di sopra c'era un piccolo balconcino, che Louis aveva deciso di far arredare con qualche pianta, i quali vasi si aggrappavano in maniera aggressiva alla ringhiera che separava quel piccolo spazio e l'aria e il vuoto sotto i piedi. Le vetrate erano immense e prendevano molto spazio, in effetti la facciata della casa era quasi del tutto costellata di grandi finestre che la rendevano ancora più luminosa. La casa era completamente arancione. Si arancione, perché per Louis il colore mattone non aveva senso e quindi diventava automaticamente arancione. La casa era tutta in mattoni, con le tegole che si avvicinavano al tanno ma che per Louis era sempre arancione. C'erano due alberi enormi davanti alla casa e che la coprivano leggermente dalla vista dei passanti curiosi. La parte migliore di quella casa era quella che nessuno aveva potuto vedere, tranne pochi eletti che entrati nel cuore di Louis si erano aggiudicati un posto sul divano di casa di Louis e Benny che durante la loro permanenza in quella, non avevano usato se non per far finta di star vedendo un film e terminando la serata con del sesso sul divano. Louis non voleva farlo sul pavimento, avrebbe rischiato di rovinare il suo parquet rovere "castagno antico" e di sicuro non avrebbe avuto la più minima intenzione di danneggiarlo. A volte per esagerazione si rifiutava anche di camminarci sopra. Nessuno aveva mai capito il perché di quel suo attaccamento a quel tipo di parquet. Lo aveva fatto installare lui, e non aveva visto neanche un altro tipo di parquet, lui voleva quello e quello infatti era stato per tutto quel tempo.

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