9. The end

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Se il  loro amore non fosse mai esistito tutto ciò non sarebbe mai esistito. Ma il loro amore era vero come loro.

E a Louis sarebbe piaciuto scoprire come la loro storia sarebbe andata avanti, eppure il Louis di adesso è ancora sul letto di ospedale dopo essersi ferito, dove aver visto il sangue che sgorgava dalle sue braccia e dopo aver visto il nero davanti a se.

Avrebbe voluto vedere come la sua storia, come la loro storia sarebbe andata avanti, eppure era ancora in bilico tra il decidere se rimanere sulla Terra oppure volare in cielo.

Forse avrebbe potuto vedere la sua storia in un altro modo, forse avrebbe potuto semplicemente viverla, in qualche maniera che non fosse semplicemente guardare dall'alto qualcosa che non poteva più avere.

Forse aveva bisogno di quell'amore, di quella certezza, di quella persona, un po' come tutti, eppure alla fine Louis non aveva vissuto abbastanza per poter sentire Harry dire "Non voglio fare la fine di Jean e Christophe" come se conoscesse già quello che sarebbe successo in futuro.

Louis non aveva vissuto abbastanza a lungo per poter vedere la felicità, per poter leggere l'amore nei suoi occhi e questa volta per davvero.

Non aveva vissuto abbastanza per trovare quella persona che rendeva il mondo reale ma allo stesso tempo illusorio. Un mondo che era una contraddizione.

Sarebbe stato bello avere la consapevolezza che quella persona riusciva a farti vivere in un mondo reale rendendoti invisibile. Rendendo voi due un qualcosa che gli altri non potevano raggiungere perché troppo lontano.

Un po' come Jean e Christophe. Un amore come quello. Un amore che ti porta allo stremo, ti distrugge, ti mangia dentro ma che allo stesso tempo ti rende etereo, limpido, in un certo senso immortale.

Un amore di quelli che ti portano via, che ti fanno dimenticare di quel grigiore negli occhi, che Louis non avrebbe avuto più.

Un amore di quelli che prendono tutto te stesso senza chiedertelo, perché altrimenti non potresti sopportarlo, sarebbe troppo pesante.

Un amore di quelli che non puoi vivere da solo. C'è bisogno di qualcuno altro con cui essere immortale. Con cui passare tutta la vita eterna.

Un amore che non è possibile vivere. Neanche da chi dovrebbe.

Louis lascia questa storia, la sua storia con una concezione di amore differente, perché in fin dei conti ogni forma di amore è differente, ma quello per Harry era semplicemente singolare.

Era probabilmente anche troppo.

Torna da quella parte di se, che si era lasciato scappare e lascia la parte di se che non ha mai potuto raggiungere.

Torna in quella vita, non vita, dove senza rendersene conto si sente rinchiuso in qualcosa che non è suo, ma che lo è sempre stato in fin dei conti.

Louis è sempre stato una contraddizione.

È sempre stato quella persona che si ritrova nelle cose senza volerlo, e che le accetta semplicemente perché si ritrova obbligato.

E ciò va avanti, fino alla fine, fino a che non rimane bloccato tra quelle 4 sbarre e non c'è modo di uscirne, perché la chiave è stata lanciata da qualche parte nell'oceano e non verrà più ritrovata.

È un po' come se le sbarre avessero una forza che lo rimanda indietro, che lo fa tornare dove non dovrebbe essere, ma invece è.

Louis è in quella cella, aspettando di prendere il volo, verso un posto che lo terrebbe stretto li.

E questa volta la voce di Benny non la sente però.

Questa volta non sente niente.

Non vede la stanza bianca attorno a lui.

Quella stanza bianca probabilmente lo farebbe impazzire.

Non concepisce il camminare in un posto infinito, senza uno scopo reale.

E se non ci fosse quella porta?

A cosa lo porterebbe camminare se poi alla fine dei conti il suo destino rimane scontato.

Che poi il bianco gli ricorda il freddo.

A molte persone forse il bianco infonde calore, tranquillità ma a Louis il bianco ricorda solo il freddo.

Le ossa gelate.

Il freddo nelle ossa.

Un anima che se ne va.

...

Così avvengono le cose.

Molto tempo fa, c'era un filosofo, Democrito, che ipotizzò che tutto fosse composto di piccoli mattoncini indivisibili, ciascuno dei quali era eterno e immutabile.

E Democrito diede a questi mattoncini il nome di "atomi".

Átomos deriva dal greco e significa indivisibile.

Per lui tutto era fatto di atomi e quando un corpo si dissolveva questi atomi venivano usati per creare qualcosa altro.

Per Democrito anche l'anima era formata di atomi, ovvero gli "atomi dell'anima" e quando qualcuno moriva gli atomi si spargevano per dare vita a una nuova anima.

Ciò significa che di Louis non sarebbe più rimasto niente, se non gli atomi d'anima che avrebbero formato l'anima di qualcun altro.

Oppure avrebbe colmato l'anima di qualcuno che ne aveva perso un pezzo.

Se Democrito avesse ragione allora Louis avrebbe avuto ancora la possibilità di amare così come avrebbe potuto fare.

Unendo la sua anima a quella di qualcuno che l'aveva già persa.

Gli "atomi di anima" di Louis avrebbero raggiunto la loro destinazione.

E Louis avrebbe potuto amare con una piccola parte di se, che non faceva più parte di lui.

Avrebbe usato qualcuno per rendere se in un qualche modo immortale.

Avrebbe fatto imparare a qualcuno il significato di amore.

Così come Harry glielo avrebbe insegnato.

Così come Harry insegnerà a quella sua parte di anima che si trova in qualcun altro.

La parte di anima che sarebbe riuscita ad essere immortale.

E così non sentendo più il freddo nelle ossa.

Così non sentendo più niente.

Louis aspetta che la sua parte di anima si svegli, per imparare cosa significhi essere immortali, in un pianeta mortale.

Aspettando che qualcuno apra gli occhi al posto suo, per renderlo etereo ma allo stesso tempo evanescente.

Harry incontra quella persona, ma non incontra Louis. Incontra solo la sua anima ed impara ad amarla proprio come avrebbe dovuto fare con lui.

Se Democrito avesse ragione allora la morte di Louis non sarebbe stata invano. 

Se solo Democrito avesse ragione..

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