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Louis quella notte, quattro mesi dopo la morte di Benny, riuscì ad accettarlo. Quella notte Louis riuscì a dormire nella parte del letto del ragazzo che ormai non aveva più. Ormai non era più calda, non aveva il suo odore, e non era sfatta al mattino. Quella parte del letto gli ricordava solamente qualcosa che aveva fatto fatica ad accettare, eppure il fatto che lo avesse accettato solo grazie al ragazzo riccio che ora probabilmente era nella sua stanza a fissare il soffitto sommerso dai pensieri non riusciva ad accettarlo. Forse non accettava il fatto che Harry avesse quel potere su di lui e che lui stesso non lo avesse su di sé, eppure quel ragazzo gli aveva stravolto la vita come nessuno era mai riuscito e Louis semplicemente non lo accettava perché lui doveva essere di Benny e di nessun altro. Se solo avesse saputo la verità, una verità che però non avrebbe mai potuto conoscere. Però era riuscito ad arrivare in quella parte del letto per addormentarsi probabilmente cullato da delle braccia che su quel letto non c'erano più da quattro mesi. Braccia che adesso lo guardavano nella speranza che non fosse il solito testardo e accettasse se stesso in qualche modo. Louis era così dannatamente testardo e lo sapeva anche lui stesso ma in fondo gli andava bene così. E poi c'era Harry. E lui era solamente lui, quel ragazzo agli occhi di tutti sarebbe stato un prodigio, riusciva a fare così tante cose e farle così bene eppure nessuno a parte se stesso ne era a conoscenza. Perché Harry voleva nascondersi anche da se stesso, eppure una persona riusciva a fargli vedere che in se c'era qualcosa di buono, eppure se gli avesse ammesso la verità qualcosa si sarebbe perso e la Luna e il Sole non si sarebbe più guardati e la risposta di Harry a quella domanda di Louis avrebbe avuto senso probabilmente. Eppure se il Sole e la Luna non riuscissero a incontrarsi allora nessuno sarebbe qui a leggere di loro due. 

Louis dormiva profondamente e  invece Harry era in camera sua a pensare come fosse riuscito a rovinare tutto, di nuovo. Erano quel tipo di pensieri che il riccio era solito fare a causa del suo disturbo ossessivo-compulsivo. E nonostante non volesse rovinare tutto di nuovo c'era qualcosa che lo obbligava ad andare per la prima volta in settimane intere nella stanza del ragazzo che, poche ore prima aveva  baciato facendo scappare e poi facendolo tornare con un po' più di pena negli occhi.  Harry non entrava in camera di Louis da quando quel giorno gli aveva tolto le fasciature dal braccio, ma anche dal cuore  e  si erano parlati senza maschere sul viso, sul corpo e soprattutto sul cuore. E in quel momento il riccio decise di alzarsi per entrare in quella stanza che aveva studiato così a fondo quel giorno per potersela ancora ricordare centimetro per centimetro e ricordare ancora l'odore di quella stanza, la storia di quella stanza e i ricordi che avevano creato. Arrivò davanti a quella porta combattuto se bussare o se aprirla semplicemente e così fece scorrere il tempo, pensando a tutto tranne a quello che avrebbe dovuto fare, perché i suoi pensieri erano offuscati da un ragazzo con i capelli marroni e gli occhi blu come il mare, un mare dove Harry si era perso tante volte, e solamente una porta li separava ma nessuno dei due probabilmente era pronto per aprirla. Harry tornò a letto in camera sua quella notte, decidendo di non sincronizzare i loro respiri in uno solo, decidendo di non perdersi nell'odore dell'altro e di non farsi cullare dalle sue braccia. Braccia che lo stavano aspettando perché Louis forse era pronto, lo avrebbe accetto se Harry avesse varcato quella soglia, eppure non era così semplice. Il liscio avendo lasciato la sua parte del letto libera aveva accettato il fatto che la sua potesse  essere occupata da qualcun altro, perché in fondo sapeva che se mai qualcuno avesse dormito con lui, non avrebbe mai dormito dalla parte del letto della persona che lo aveva segnato. Aveva accettato di cambiare parte del letto e sentire quella opposta a lui fredda e intatta al mattino, nella speranza che col tempo fosse diventata di qualcuno che non fosse se stesso. Voleva che quel letto fosse riempito con una persona, e sapeva anche il nome di essa. Louis quella notte mettendosi nella parte sinistra del letto aveva accettato di essere pronto ad andare avanti e ad essere felice di nuovo. E se per qualcuno quel tempo poteva sembrare poco, per loro non lo era. Avevano passato tanto tempo reprimendo in loro stessi ogni emozione provata e forse stava arrivando anche il loro momento. Il momento in cui si sarebbero accettati a vicenda e in cui avrebbero capito che la felicità se la meritavano anche loro cercandola l'uno nell'altro. Erano  come la Luna e il Sole, uno aveva bisogno dell'altro per brillare,  e nonostante uno emetta luce propria che senso avrebbe un Sole che non ha cosa illuminare? Uno ha bisogno dell'altro e quando un giorno il Sole  esploderà ciò lo farà  anche la Luna, perché se uno dei due se ne va, allora l'altro è pronto per andarsene via insieme, perché l'uno senza l'altro non hanno senso. 

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