「✗Io lo so che piangi di nascosto
Io lo so che non trovi il tuo posto
Io lo so che non ti senti a posto
Anche se non ti conosco
Io lo so che non hai nessuno accanto
Io lo so che hai amato tanto
E che ti hanno ucciso✗」Y/N's POV
La biblioteca è l'unico luogo in cui mi sento sicura e sola con me stessa, beh come sempre. Circondata dal silenzio e dai libri, un posto dove posso scappare dalla realtà ed entrare in una totalmente diversa, migliore, che mi fa stare meglio.
Mi avvicino allo scaffale dove ho notato un libro interessante l'altro giorno, una storia d'amore, il mio genere preferito poiché è l'unica storia in cui posso sentirmi amata da qualcuno. Allungo il braccio, ma purtroppo il libro è troppo in alto. Qualcuno ride alle mie spalle..stanno ridendo di me? Sicuramente, chi non riderebbe per un'imbranata con me.
Cerco di allungarmi il più possibile, alzandomi sulle punte dei piedi, ma faccio cadere qualche libro creando un casino assurdo, facendo di conseguenza girare tutti.«S-Scusatemi tanto..» dico girandomi, inchinandomi verso tutta la biblioteca, ma senza guardare nessuno in faccia e scappando fuori. Che figura, devo sempre farmi riconoscere.
Indosso le cuffiette e mi alzo il cappuccio, non voglio che le persone mi guardino. Raggiungo una panchina e mi ci siedo, guardando tutti i gruppetti di amici che si divertono, più i bambini con i propri genitori.
Quanto mi sento sola, invisibile agli altri. Non ho mai avuto veri e propri amici, è come se fossi un mostro agli occhi delle persone, appena mi vedono si allontanano. È anche colpa delle mie insicurezze, mi impediscono di instaurare un rapporto stabile con qualcuno, quindi forse me lo merito ed è anche per questo che le mie ultime conoscenze mi hanno lasciata da sola. Ho la dote di rovinare tutto, non sono capace nè di aiutare nè di dare consigli, poiché non so aiutare nemmeno me stessa, sono debole e fragile, incapace di difendermi, ma brava a subire, piangere, insultarmi e incolpare me stessa per tutto e per questo vengo etichettata come vittima.Mi alzo dalla panchina e mi incammino verso la spiaggia, la quale a quest'ora non è molto affollata, perfetta per me. Traccio varie orme sulla riva lasciandomi trasportare dal suono delle onde che si scontrano e dai versi dei gabbiani che volano nel cielo.
Mi soffermo a rivolgere il mio sguardo verso gli scogli in lontananza e noto un ragazzo seduto su uno di essi. Ha i capelli marroni che gli coprono un po gli occhi, la testa china e lo sguardo rivolto verso il vuoto. A quanto pare è un'altra anima vagabonda e solitaria, abbandonato a se stesso, proprio come me.Mi godo gli ultimi attimi del tramonto su quella sabbia prima di avviarmi verso casa. Questa sera mi sembra ancora più vuota del solito, anche se abito da sola da qualche anno. Non ho nemmeno voglia di cenare stasera, ho mille pensieri che mi passano per la testa.
Prima di andare a letto però mi avvicino alla finestra e alzo lo sguardo verso il cielo. Ho bisogno di parlare con una persona..
«Ciao papà, come va la vita lassù? Immagino meglio di come sta andando quaggiù. Papà, questo mondo fa schifo, le persone fanno schifo, le leggi fanno schifo, fa tutto schifo. È un bene che tu te ne sia andato, questo mondo non fa proprio per te. Ormai ovunque mi giro vedo solo distruzione e odio, alle persone non importa più se sei bella/o dentro, ma solo come sei esteticamente. Non aiutano quando si è in difficoltà, non si sforzano nemmeno. Ormai l'amore, la gentilezza sembrano non esistere più. Odio tutto questo, odio il fatto che si devono creare guerre, odio il fatto che siamo uno contro l'altro, odio il fatto che non ti accettano se non sei figa, se non hai soldi, se non hai tanti ragazzi appresso, se non sei popolare, se non sei magra, se sei diversa. Ci stiamo autodistruggendo. Credimi, non ti farebbe affatto piacere vedere cosa sta succedendo, anche se non so se lo stai già vedendo. Papà, è un periodo davvero complicato per me. La solitudine e l'odio verso me stessa mi stanno distruggendo. Ho passato interi giorni a piangere, ad odiarmi e insultarmi. Ora sto un po' meglio, ma comunque ogni tanto mi abbatto. Mi arrendo facilmente, non ho la forza che probabilmente avevi tu. Chissà, magari se ora eri qui me l'avresti insegnata. Mi avresti insegnato ad andare avanti, ad essere forte e non crollare mai, ma questo ancora non lo so fare papà. Mi guardo intorno e spesso invidio le persone. Fidanzate, felici, forti, con molti amici, con una famiglia al completo e felice, con dei corpi che io posso solo sognarmi. È vero, io so fare tante cose tra cui suonare, ma non so perché non mi sembra niente di che. Vorrei essere qualcosa di più, vorrei sentirmi abbastanza, vorrei avere qualcuno affezionato a me, vorrei essere proprio come te, anche se non so com'eri, ma da quello che mi hanno raccontato eri una persona fantastica. Tutti ti descrivevano come un angelo. Una signora che ti conosceva tempo fa mi ha addirittura detto che tu eri davvero una perla e io non posso essere più che fiera di te...Spero che lo sia anche tu di me...Insomma papà, ho paura di tutto. Ho paura di non realizzare i miei sogni, di fallire. Ho paura di fare del male a qualcuno, ho paura di ammalarmi, ho paura di affrontare le cose, ho paura di fare amicizie sbagliate, ho paura di innamorarmi, ho paura di fidarmi, ho paura delle persone, ho paura di continuare a sbagliare, ho paura di mostrarmi per ciò che sono, ho paura di non essere abbastanza per questo mondo.
Sai, mi hanno detto che una delle tue ultime frasi è stata "Sarò sempre con te, piccola mia." Lo so papà, tu sei qui vero? Puoi vedermi? Ho visto anche la poesia che mi hai dedicato nel tuo ultimo anno di vita, la porto sempre con me. Dicesti che i miei occhi ti avevano ammaliato, che ti avevo stregato. Ero la tua principessina... Avevo solo 2 anni quando te ne sei andato, ma io non l'ho capito subito. Ho continuato per anni ad aspettarti davanti quella porta, ma tu non arrivavi mai. Solo all'immagine di una bambina seduta davanti alla porta per anni ad aspettare il proprio padre che non poteva più tornare mi fa venire le lacrime. Papà, verso i 5/6 anni l'ho capito: non ti avrei più rivisto. Ho iniziato a cambiare, a chiudermi in me stessa e ora eccomi qua, a contemplare la mia situazione e il mio corpo, quando sono stata io a diventare così.
A volte è difficile accettare la realtà. Mi manchi mio angelo...»