All eyes on you

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Come era possibile continuare a sbagliare, anche dopo così tanto tempo? Ormai erano quasi due anni che Tenma è il capitano della squadra ed è all'ultimo anno. Vedere quegli sguardi interrogativi sul volto dei nuovi arrivati, e soprattutto sentirli mentre lo giudicano silenziosamente. Gli sembrava di sentire le loro voci che gli dicevano che faceva schifo, che non valeva a niente come capitano, che vorrebbero qualcun altro a ricoprire quel ruolo. Non importa quante volte si gira verso i tuoi compagni di avventure da tre anni, non importava quante volte gli dicessero di non pensarci e di andare avanti. I sorrisi che riceveva nel tentativo di fargli capire che staranno sempre dalla sua parte non bastano più.
Ogni volta che entra in campo, sa già che darà degli ordini sbagliati, dei consigli che porteranno la squadra a quasi perdere. Gli manca Shindo che lo aiutava con la sua tecnica, gli manca Kirino che si preoccupava della difesa, gli mancano Ryoma e le ragazze. Insomma, gli sembra che manchi metà dell'anima della Raimon, ma non può farci nulla, gli anni passano e non può chiedere a nessuno di rimanere. Sarebbe da egoisti chiedere ai propri compagni di rimanere bocciati, ma non può fare a meno di sentirsi disorientato dalla loro assenza.

Tenma si ritrova a sospirare mentre finisce di allacciarsi le scarpe. È rimasto da solo in quello spogliatoio, non si è accorto del tempo che passava, non si è accorto di essersi perso nei sui pensieri. Per questo non ricorda nemmeno se ha salutato Kariya o Tsurugi, ha solo un vago presentimento di aver accennato qualcosa a Tensuke, ma non ne è sicuro.
Si alza dalla panca per cominciare a dirigersi verso casa, ma nemmeno a un passo dalla porta sente qualcosa scorrere sulla sua guancia. Si affretta a controllare di cosa si tratta non realizzando che stava piangendo. Lo comprese soltanto dopo il primo singhiozzo rimanendone scioccato. Era la prima volta da parecchio tempo che gli capita. Tenta di calmarsi, pensando a qualsiasi cosa lo possa rendere felice, ma ottiene l'effetto opposto. I singhiozzi aumentano di numero, sempre di più, sempre più velocemente. Non riesce quasi più a respirare, l'aria che i suoi polmoni acquisiscono non è abbastanza e non ne comprende il motivo. Gli sembra di prendere sempre la stessa quantità ... ma a questo punto non ne è più sicuro.

Gli sembra che il cuore gli rimbombi nelle orecchie, qualcosa gli sta bloccando la gola come se ci fosse una corda. Controlla che non vi sia veramente, graffiandosi perfino nel tentativo di eliminare quella cosa invisibile che gli sta bloccando le vie respiratorie. Anche i suoi occhi cominciano a giocargli brutti scherzi, appannandosi, per non parlare della testa. Gli sembra che stia per esplodere.
Tenma vorrebbe gridare, chiedere aiuto a qualcuno, ma non riesce più a controllare la sua voce. Più tenta di urlare più gli sembra di sprecare aria, la voce non esce. L'ultima possibilità è quella di spostarsi in un luogo più affollato, dove sicuramente qualcuno lo avrebbe notato.

Tsurugi si maledì per aver dimenticato i suoi libri nell'armadietto dello spogliatoio. Quel giorno era talmente su di giri per le buone notizie che gli aveva comunicato il fratello da non riuscire a pensare ad altro. Quel giorno aveva proposto di festeggiare con un gelato nonostante il freddo. Alla fine dell'allenamento uscì di corsa dalla scuola per andare dal fratello, senza pensare ad altro, senza salutare nessuno. Quello che gli pareva strano era che il capitano non gli avesse scritto, che non gli avesse chiesto il motivo per cui era scappato in maniera fulminea. Gli sembrava troppo strano che non tentasse di autoinvitarsi in quel momento di felicità, gli sembrava strano che non lo avesse seguito. Come gli sembrava strano il suo comportamento negli ultimi tempi.
Ogni volta che cercava il suo sguardo in campo e lo trovava, vedeva qualcosa che non andava. Gli sembrava che non fosse presente mentalmente, che fosse su un altro pianeta e tutte le volte ne aveva la conferma. Lo vedeva dai suoi sobbalzi, dagli occhi sbarrati, dai discorsi in cui non entrava. Non parlava neppure di calcio come faceva fino all'anno prima.Corse all'interno dell'edificio scolastico sperando di non essere visto da nessuno, non aveva voglia di spiegare il motivo del suo rientro. Arrivò davanti alla porta che lo portava ai corridoi degli spogliatoi e notò qualcosa di strano, le luci erano ancora accese. Guardò l'orario al telefono pensando di aver visto male quando il fratello gli aveva chiesto di poter tornare a casa per via della stanchezza. L'orario che segnalava il suo dispositivo elettronico era in linea con quello che aveva letto poco prima, lo mise in tasca e aprì la porta. Probabilmente l'ultimo che aveva lasciato la struttura si era dimenticato di spegnere, non era la prima volta, si stava preoccupando per niente.

Sospirò ascoltando i suoi passi che riecheggiavano nel silenzio. Era strano non sentire quel silenzio assordante, era abituato al frastuono delle varie voci dei suoi compagni, delle risate e dei battibecchi. Il primo anno era proprio la tranquillità che cercava, mentre ora la trovava anormale. Quanto poteva cambiare una persona negli anni?
Si ritrovò a sorridere mentre camminava verso una porta che aveva rischiato di non aprirsi più. Un'espressione che nel giro di pochi secondi si trasformò in una di paura quando vide a terra Tenma, privo di sensi per quanto ne capiva. Si avvicinò velocemente tentando di svegliarlo scuotendolo piano. Non era possibile, non riusciva a credere che quello stupido fosse svenuto. Aveva notato che in quel ragazzino era cambiato qualcosa, ma nonostante tutto faceva finta di stare bene. Aveva notato che in gioco i ragazzi del primo anno non lo seguivano, non gli davano retta per via di alcuni errori di giudizio che aveva fatto durante le partite. Erano umani, era normale sbagliare, come era normale chiedere aiuto. Forse il problema era quello, Tenma non sapeva a chi chiedere aiuto.

Tsurugi provò ancora per qualche istante a chiamarlo e a scuoterlo un po' più energicamente. Si sentiva ansioso con il cuore in gola, non sapeva che altro fare. L'altro ragazzo non sembrava avesse un qualche tipo di contusione che gli facesse intendere che qualcuno lo avesse colpito, quindi era semplicemente svenuto, almeno così credeva. Provò come nei film a controllare il battito cardiaco da sotto il mento, fallendo (almeno sperava di non essere capace a trovare la vena). Provò sul polso ed infine avvicinò l'orecchio al cuore del capitano sperando di sentire finalmente dei battiti.
Un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra quando finalmente li sentì. Prese un paio di asciugamani e glieli mise sotto la testa mentre gli appoggiava le gambe sopra la panca che stava più o meno al centro della stanza. Si diede dello stupido per non aver provato a eseguire quel metodo prima, ma si era talmente spaventato che se ne era scordato. Non aveva neppure pensato di provare a chiamare la segreteria per far arrivare l'infermiera per poterlo controllare!

Rimase ad osservare ancora per qualche istante il corpo di Tenma, poi prese il fantomatico libro e si mise a sedere sulla panchina. Non lo avrebbe lasciato da solo, avrebbe aspettato ancora per qualche tempo prima di riprendere a chiamarlo e, nel caso peggiore, ad avvertire qualcun altro. In poche parole, non aveva voglia di rispondere alle domande del tipo "cosa ci fai qui?", "perché non hai avvertito subito?", "da quanto tempo è così" e chi più ne ha più ne metta. Inoltre, voleva parlagli senza alcun filtro e se ci fosse stata altra gente non ci sarebbe riuscito.

« La mia povera testa » si lamentò il capitano aprendo gli occhi per un secondo per poi serrarli, mettendoci anche un braccio sopra. Era riuscito a malapena a capire dove si trovasse e gli veniva da piangere. Non era riuscito a spostarsi da quello spogliatoio ... si diede mentalmente dell'idiota prima di tentare di sedersi.

« Almeno ti sei ripreso » decretò l'altro ragazzo facendo sobbalzare Tenma. Non si aspettava che qualcuno lo trovasse, sicuramente non Tsurugi. Il castano alzò gli occhi per quanto bastava per accertarsi che fosse veramente lui, che la sua mente non avesse scambiato la sua voce con quella di qualcun altro. Li abbassò non appena i suoi occhi incrociarono quelli dell'altro, sembrava arrabbiato e non poteva dargli torto. Deglutì non sapendo che cosa dire. « Allora, hai intenzione di darmi una motivazione per averti trovato in queste condizioni? »
Il capitano in risposta si alzò fingendo di non aver sentito la domanda. Prese quanto era suo ed uscì dalla porta. Tenma concluse che Tsurugi non si era minimamente accorto di quanto stava accadendo in campo, pensava che non si fosse accorto di come gli altri ragazzi tentassero di alleviargli il dolore. Tenma credette che all'altro non importasse nulla di lui. Magari anche lui aveva lo stesso pensiero, ovvero che faceva pena come capitano della Raimon.
Le lacrime ripresero a scorrergli sul viso mentre correva lontano dall'attaccante, fuori dal cancello della scuola. Per via di queste non riuscì a muoversi velocemente per molto tempo, i continui singhiozzi gli toglievano aria e forza. Percorse forse centro metri dal cancello prima di fermarsi a prendere fiato, si appoggiò al muro e tentò di riprendere a respirare normalmente.

Era arrivata l'ora di lasciare le redini a qualcun altro, probabilmente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 19, 2021 ⏰

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