Capitolo 3: Esami

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Due sonori colpi alla porta riecheggiarono per le pareti della casa. Le pesanti palpebre di Amlach furono costrette a sollevarsi, portandosi dietro gli ultimi spiragli di quel sogno ormai svanito.

La realtà si affacciò al suo posto, costringendo il ragazzo a sollevarsi in piedi e accorrere alla porta. Non fece in tempo a spalancare la porta, però, che già la voce del Maestro la trapassò:

<< Pensi di presentarti in questo modo agli esami? >>

Bastarono quelle poche parole affinchè la mente del giovane riprendesse la lucidità necessaria per iniziare la giornata. Senza più quella stanchezza che ormai si era levato di dosso, corse nella stanza per l’igiene e, nella ciotola d’acqua fresca che aveva messo da parte la sera prima, si diede una rapida sciacquata al volto. Si ripulì anche il resto del corpo nel più breve tempo possibile, per poi tornare dal Maestro che lo attendeva seduto su di una sedia di legno dall’aspetto poco saldo. Il bastone sempre in mano, a sorreggerlo nei suoi ormai molti anni di vita.

Al contrario di Amlach, non sembrò pervaso da alcuna fretta mentre lentamente si sollevava e si dirigeva verso l’uscita. E seppur con dell’impazienza in corpo, anche il ragazzo seguì il suo mentore sino a che non lo portò dinnanzi all’Accademia, camminando come ogni giorno attraverso quelle strade non troppo affollate data l’ora prematura.

Quel luogo lo aveva visto crescere, fare esperienza, cadere e rialzarsi. Da sempre quelle grandi arcate lo avevano accolto sotto di se, proteggendolo dal tempo che, all’esterno, implacabilmente procedeva, fra giornate di sole e impetuosi temporali.

Ed eccolo, lì, il giovane uomo. Pronto a varcare per l’ultima volta l’arco principale dell’accademia, costruito con antica roccia delle montagne del Sud. Quella stessa roccia che il primo giorno lo aveva intimorito e al tempo stesso attirato.

Pochi passi, e varcò la soglia dell’accademia. Indosso portava solamente una lunga tunica color rosso fiammeggiante, abito consegnatogli nel suo primo giorno di lezione, molti anni prima. Un abito leggero, che ricadeva lungo il corpo come fosse acqua disegnando la sagomatura abbastanza muscolosa di Amlach. Un indumento che lo identificava come studente, e che ora indossava con orgoglio ritenendosi pronto per gli ultimi esami che lo avrebbero inserito a tutti gli effetti nella guardia cittadina, se li avesse passati tutti.

Il Maestro ancora non aprì bocca, proseguendo lungo il corridoio che portava al salone principale dell’accademia. Poco prima di raggiungerlo, però, svoltò un angolo e proseguì in quella direzione, come se fosse un’altra la dirittura d’arrivo.

Amlach non sapeva nulla di cosa gli sarebbe stato richiesto durante gli esami. Nessuno mai parlava di questo argomento, e ugualmente chi provava a parlarne premetteva che ogni anno le sfide cambiavano e si differenziavano dagli anni precedenti. Nessuno studente cercava quindi di informarsi su cosa sarebbe stato testato, anche per via del fatto che l’unico modo per passare gli esami era non avere punti deboli. Come da sempre veniva ripetuto agli studenti dell’accademia, infatti: “Un punto debole è una morte già prescritta”.

La tensione cresceva sempre più nel suo corpo. Sentiva il cuore accelerare e la fronte imperlarsi di sudore. Quando però, insieme al Maestro, sbucò in una piccola stanza dalle pareti dorate, sentì ogni preoccupazione allentarsi. Non perché avesse compreso quale sarebbe stato il primo esame, ma poiché aveva capito che dal momento stesso in cui aveva messo piede nell’Accademia il suo esame era iniziato.

Con ritrovata lucidità si guardò intorno, posando solo per ultimo lo sguardo sul Maestro.

<< Raccontami cosa sai sui Figli della Luna >> chiese l’anziano uomo, ora poggiatosi con entrambe le mani al bastone.

Figli della Luna - Il Bacio del FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora