"Ancora qui?"

1.7K 101 19
                                    

PREMETTO CHE HO CAMBIATO ALCUNE COSE COME IL MODO DI SCRIVERE, PUNTEGGIATURA E COSE VARIE.

La serata continuava semplicemente e vedere mio fratello in quelle condizioni mi metteva a disagio ma, dopotutto, era divertente. Continuo a non capire il loro modo di pensare. Non parlano molto e non ho avuto modo di capire come pensano, come parlano e come reagiscono.
Tutti avevano finito il giro e d'un tratto il campanello suona.
Guardo Valerio che con lo sguardo mi implora di andare ad aprire.
Mi alzo da divano e non appena ho la porta d'avanti guardo nello spioncino. Un ragazzo alto, con la barbetta e con un neo sotto l'occhio aspetta impaziente che qualcuno gli apra.
Guardo Valerio con aria interrogativa e lui si batte una mano sulla fronte.

«Avevo dimenticato che stesse venendo anche Briga, merda!» Alzandosi dalla poltrona su cui era seduto mi sorpassa, aprendo la porta.

«Bella Mattì!» esclama mio fratello cercando di mantenersi in piedi.

Il tipo appena entrato era strano. Capelli chiari e occhi magnetici. Entra nella stanza con spavalderia senza accorgersi della mia presenza.
«Bella a tutti. No rega' voi nun potete capì. Un cojone me se para d'avanti al semaforo e me dice tipo "A frocio!" e me sorpassa. L'ho inseguito pe tutta Roma. Mortacci sua.» dice buttandosi sul divano.

Nelle risate degli altri mi guarda con aria stordita.
«Chi è a mignotta?» domanda guardandomi.
Vedo mio fratello alzarsi dal divano ma prima che potesse fare qualcosa di irreparabile Giorgio lo ferma, gridando il suo nome.
Lui si gira e Giorgio si alza.
«A "mignotta" è la sorella de Valerio, quindi fa meno er cojone.» e alla parola mignotta fa le virgolette in aria con le mani.

Il tipo non risponde, guarda mio fratello e incrocia le mani, abbassando il capo come in richiesta di perdono.
«Scusa Brò, non dovevo» dice, con un velo di sarcasmo.

È il mio turno.
«Piacere, sono la mignotta de tu mamma» giro il capo verso Valerio e continuo «e se hai intenzione di far dormire questo qua oggi vedi di cambiare programma.»
Giro i tacchi e torno in cucina.
Forse non proprio tutti mi piacciono.

Passo il resto del tempo stando in cucina pulendo piatti, con il telefono e aggiustando la tavola per i ragazzi.
Non appena finisco mi siedo sulla sedia ma non faccio in tempo a rilassare i muscoli che il campanello suona di nuovo.
Mi alzo, vado a vedere la persona dall'altro lato dello spioncino e vedo un ragazzo con una camicia rossa e gialla con su scritto "Noi siamo la tua pizza!".
"Ottimo slogan", penso con sarcasmo.
Apro la porta e noto che il ragazzo di fronte a me non era un semplice fattorino ma anche un bel ragazzo dagli occhi celesti.
Subito rilasso i muscoli e gli sorrido.
Non per provarci, semplicemente per educazione.
"Certo, come no".
Il mio subconscio è sempre qui, con me.
Prendo le pizze e pago l'ordine.
Il ragazzo cerca di scambiare qualche parola con me e prima di andare via conclude con un "quindi posso dire di avere già il tuo numero?" riferendosi al fatto che avessi già chiamato la pizzeria.
D'un tratto una mano accanto a me apre un po' di più la porta, cercando di apparire al tipo delle pizze.
«Diciamo che te ne puoi andare a fare in culo con gentilezza senza che te ce manni io 'co meno gentilezza.» Giorgio è dietro di me e sorride al fattorino, sfoggiando il suo lieve, ma sentito, accento romano.
Rido e chiudo la porta.
«Vuoi una mano?» mi chiede, gentilmente.
Gli sorrido, di nuovo, e avvampo non appena vedo che i suoi occhi sono puntati sulle mie labbra.
Lui ride e mi prende la pila di cartoni.
«Lo prendo come un sì.» dice, sparendo in cucina.
Lo seguo, mentre gli altri cercano di trovare il canale giusto per una partita.

«Allora..» inizia lui, mettendo le pizze in ordine sul tavolo.
Lo guardo. Ha dei capelli strambi ma..sexy. È una cresta e non ne avevo mai vista una così perfettamente immobile. Sorride e poi si gira per guardarmi.
«Finito di analizzarmi?» chiede sorridendo e sfoggiando dei denti perfettamente puliti.
Avvampo, ancora, alla sua domanda e cerco di girarmi facendo finta di dover sistemare il tavolo.
«Sì. Cioè..no. Non ti stavo analizzando.» dico imbarazzata.
«Ammirando? Lo preferisco, in realtà.» dice, serio.
Mi guarda lui questa volta, analizzandomi seriamente.
«Sei tu ora che mi analizzi. O meglio..che mi ammiri.» dico guardandolo negli occhi, per poi portare lo sguardo sulle labbra, carnose e perfette, a dir poco.
Sfoggia l'ennesimo sorriso che mi fa venire una strana sensazione sotto il petto, come di felicità.
«Beh, io almeno ammiro una vera meraviglia.» dice, serio.
"Scontato!" grida la vocina in me, che zittisco immediatamente.
Nascondo il mio imbarazzo e cerco un modo per cambiare discorso.
«Sarà meglio chiamare gli altri prima che le pizze si raffreddino..» dico, non essendo veramente sicura di volerlo.
"Ehi, smettila. Sei fidanzata, chiaro? Che ti prende?"
La ragione è della mia vocina ora.
Che mi prende? Diamine!
Sono fidanzata e non posso permettermi di pensare questo.

Chiamo i ragazzi e loro subito si precipitano in cucina, delusi nel vedere delle semplici margherite a tavola.
«Non mi avete risposto quando vi ho chiesto i gusti..però ho delle cose in frigo.» mi scuso.
Apro il frigo e prendo il prosciutto, il salame e altre cose simili.
Quando mi giro vedo Valerio che mi fulmina con lo sguardo.
«Che c'è?» chiedo, infastidita dal suo sguardo.
«Evita di girarti sempre di spalle che oltre a quelle hai anche un culo.» lo guardo stranita e vedo che i tipi dietro di me mi fissano.
Divento rossa dall'imbarazzo e subito dopo paonazza.
Lascio al centro del tavolo i condimenti e non appena mi siedo Giulio mi fa una domanda.
«Che sport fai?»
Lo guardo incredula.
«Danza, perché?» chiedo curiosa.
«Hai un gran..bel..ehm..fisico.»
Valerio gli tira uno schiaffo dietro la nuca e lui ride difendendo con le braccia da mio fratello.
«Che c'è? È un semplice complimento.» prende un altro po' di pizza in bocca e continua «E da quanto tempo pratichi questo sport?»
«Da quando avevo circa quattro anni.» dico, prendendo un boccone dal mio spicchio.
«Interessante..»

Mi sentivo osservata e infatti lo ero.
Mattia mi guardava sottecchi.
Non mi piace questo ragazzo, non mi piace per niente.

La serata continua con la partita e con altre canne che giravano.
Stare con loro era divertente ma godermi la serata senza dover andare a lavoro era la parte migliore.
Verso le due i due Luca vanno via e io salgo in camera, dando la buonanotte a chi rimaneva.
Pur non avendo fatto nulla tutto il pomeriggio la stanchezza è tanta e, infatti, mi addormento dopo pochi minuti, pensando a Giorgio e al tipo delle pizze.

Alle sei e mezza la mi sveglia suona e, non pronta ad affrontare la giornata lunga e faticosa, mi costringo ad alzarmi.
Vado in cucina e preparo i Pan Cake, come chiesto da Valerio.
Mentre preparo la tavola una voce dietro di me fa un verso del tipo "wooh".
Mi giro, trovandomi dietro Mattia e mi copro velocemente, essendo solo in maglietta e slip.
Indosso la maglietta di Leo, sempre. È il mio pigiama e portafortuna.

«Che cazzo ci fai già sveglio?!"
Chiedo, quasi gridando.
«Dovevo pisciare e avevo sete, non te la prendere con me, okay?" dice cercando di calmarmi.
Non appena apprendo quello da lui detto mi calmo.
Non mi piace quel ragazzo, non doveva dormire qui e non doveva vedermi in mutande.

«Ancora qui? Diocristo avevo detto a Valerio che non ti volevo qui questa notte. Perché è così turdo?» chiedo, più a me che a lui.
Lui si gira e mi guarda, con aria triste.
«Senti l'ho già spiegato a Valerio e ora lo spiego anche a te.»
«Sono tutta orecchie» dico con un tono sarcastico.
«Ero nervoso, un coglione m'aveva tagliato la strada e di solito se c'è Giulio c'è una tipa diversa ogni volta. O meglio..una troia che non si scandalizza se le dico quello che è davvero. Scusami.» dice.
Lo sento sincero ma non so se fidarmi.
Però non voglio giudicarlo perché dopotutto se è vero quello che dice ho dato a sua mamma della mignotta e quindi sono io dalla parte del torto.
«Scusa tu se ti ho gridato contro..» dici, senza specificare il "mignotta de tu mamma".
Lui mi sorride e mi porge la mano.
«Comunque sono Mattia..ma puoi chiamarmi Briga.»
«Arianna, ma non puoi chiamarmi mignotta.» dico, sorridendogli e stringendogli la mano.
Lui scoppia in una risata e poi iniziamo a fare colazione.
È tutto così strano.
Mi sento diversa da ieri.
Forse per il fatto che non ho avuto la mia solita routine o perché ho usato termini inappropriati ieri o forse perché ho conosciuto un ragazzo bellissimo.
"fidanzata" mi interrompe la mia vocina.
Fidanzata, giusto.


Bella a tutti! Sono felice che qualcuno di voi abbia letto la mia storia.
So che forse i primi capitoli sono noiosi, stupidi e stra-scontati ma spero che continuiate a seguire la storia e sopratutto i cambiamenti che ci saranno:)
Grazie a chi ha commentato, a chi ha aggiunto ai preferiti e a chi ha solamente letto! Un bacione.

upinthemars

Ossimoro. ||Mostro||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora