Non appena finisco di fare colazione lavo il mio piatto e quello di Mattia e mi dirigo in camera per cambiarmi.
A metà scale incontro Giorgio e rossa dall'imbarazzo abbasso la testa.
«Buongiorno!» mi dice, notando il mio "pigiama".
Rispondo di fretta e salgo in camera per cambiarmi per andare a prendere Leo dall'aeroporto.
Leo, già.
Una strana sensazione mi attraversa il petto quando penso a lui.
Sono una persona che quando si sente brutte sensazioni vive delle brutte esperienze subito dopo, quindi scaccio via il pensiero e continuo ad organizzare il tutto.
Sarei partita di qua alle nove e alle dieci sarei arrivata all'aeroporto con anticipo per fare una sorpresa a Leo.
Tutto pronto.
Prendo le chiavi della macchina e scendo sotto, salutando tutti.
Il tragitto da casa mia e l'aeroporto è breve e non appena arrivo all'aeroporto mi siedo di fronte all'entrata dove lui e tutti i passeggeri di quel volo dovrebbero arrivare.
Inizio a scorrere la lista delle telefonate effettuate e sorrido quando incrocio il numero del pizzaiolo, pensando a come Giorgio l'avesse cacciato.
Scaccio anche questo pensiero e continuo a scorrere arrivando al numero desiderato.
Non ci sentiamo da ormai due settimane e non è mai successa una cosa simile, mi manca.
Non appena sento dei portelloni aprirsi alzo lo sguardo e vedo i passeggeri del volo che attendevo scendere di fretta in furia, dirigendosi verso le porte d'uscita.
Mi metto in punta di piedi per vedere di incrociare lo sguardo di Leo ma trovo tutt'altra scena.
Il numero che stavo osservando prima sul display è abbracciato a lui, ora.
Blocco il telefono e mi dirigo verso di loro.
Leo e Beatrice sono uno vicino all'altra, lui le tiene il braccio intorno al collo e ogni due passi le sussurra qualcosa nell'orecchio, prima di baciarla.
Il magone in gola sale ma non posso piangere di fronte a questa scena, di fronte a loro.
Decido di fare come avevo sempre fatto in queste situazioni: affrontare tutto.
Mentre si lasciano gli ultimi baci prima di dirsi "Ti amo, ci vediamo a scuola" mi piazzo di fronte a loro.
La prima a notarmi è lei, mentre lui le bacia il collo.
Mi guarda e spalanca gli occhi sussurrando un "Merda".
«Sì, Bea, è la parola che ti descrive meglio.» le dico, sorridente più che mai.
Leonardo al suono della mia voce si gira e, anche lui, sgrana gli occhi.
Scoppio in una sonora ma leggera risata.
«Sorpresi? Immagino di sì. Ma fa niente, io sono solo la candela in questo momento. Buona vita e spero che voi vi sposiate, abbiate tanti figli e che poi tu diventi una pazza isterica e tu cada e ti rompa una gamba, non potendo più ballare. Buona vita e vaffanculo ad entrambi. Bacini.» dico sorridendo, per poi concludere con un bacio finale, prima di dileguarmi.
Mi dirigo velocemente verso la mia auto e inizio a guidare, più lontana possibile, senza una meta.Son passati tre giorni da quando Ho scoperto Leonardo con Beatrice.
Ovviamente la scuola di ballo per me ormai è un posto sconosciuto.
Non ho contatti più con nessuno.
I miei sono tornati a casa, stranamente, e sono riusciti a vedere solo mio fratello.
Dopo che Valerio ha scoperto l'accaduto con Leo è andato a parlargli, ma non ho idea di cosa si siano detti.
L'unica cosa di cui sono certa ora è che mi sto mangiando da sola.
Non è da me stare ferma, sono sempre in movimento, ma oggi non ci riesco.
Passare dall'avere tutto ciò che una persona può desiderare, al non avere nulla, è difficile.
Ormai la mia vita era completa, grazie a Leo e alla scuola di ballo.
Lo stomaco mi brontola e scaccio via i brutti pensieri.
Non mangio da tre giorni e mi sento a pezzi, e non solo internamente.
Sento qualcuno bussare alla mia porta e col filo di voce rimasta dico "avanti".
Mio fratello entra con un vassoio e lo posa ai piedi del letto.
Si siede accanto a me e mi sorride.
«Tutto okay?»
Vedere le persone che mi guardano con compassione mi fa girare il voltastomaco.
«Alla grande.» dico, sarcasticamente.
Guardo il vassoio pieno zeppo di cibo.
Una pizza, un panino, una banana e del succo d'arancia son solo le prime cose che riesco a vedere.
Notando che sto osservando il cibo, Valerio si alza.
«Ti lascio mangiare..»
Mi avvicino il vassoio e prima che lui potesse uscire dalla stanza faccio la fatidica domanda.
«Mamma e papà?»
Lui si gira di scatto guardandomi confuso.
Non si aspettava questa domanda, questo è ovvio.
Più che genitori loro per me sono degli zii.
Non sento nessuno come mio genitore, tanto meno loro, che non ci sono mai.
«Mamma era preoccupata e papà anche ma oggi avevano un aereo per tornare in Alabama.»
«Capisco.» dico, senza far trapelare nessun'emozione e con lo sguardo fisso sul vassoio.
Non appena esce dalla stanza mi butto a capofitto sul cibo e, dopo aver finito, riporto il vassoio giù in cucina.
Rivedere la mia casa era stano, dato che anche il minimo mi ricordava lui.
Le scale, dove mi fece il primo succhiotto mentre era ubriaco.
Il soggiorno, dove guardammo per la prima volta "Ricordati di guardare la luna".
La cucina, dove, quando dormiva qui, mi preparava la colazione alle cinque di mattina, nudo.
Lasciò cadere il vassoio a terra, distrattamente.
Mi accascio sulla sedia della cucina e giro con lo sguardo intorno.
Lo vedevo in ogni angolo, è tutto ciò non era possibile.
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Ossimoro. ||Mostro||
FanfictionArianna Apa ha 17 anni e la sua vita è in continuo movimento. Scuola, Danza, Amici e il suo ragazzo, Leonardo. Vive con suo fratello Valerio e la sua vita cambia radicalmente il giorno in cui si trova per la prima volta un pomeriggio a casa, convint...