A Jungkook piacevano i suoi colleghi: li trovava persone simpatiche e alla mano, con le quali intrattenere buone conversazioni per far trascorrere più velocemente il tempo durante il turno, e delle quali potersi fidare nelle emergenze più gravi e improvvise. L’unica cosa che non comprendeva era come mai mandassero sempre lui nel caso ci fosse un animale incastrato da qualche parte. Non aveva mai manifestato un grande amore o interesse per i gatti, né per le anziane signore che solitamente chiamavano pregando che li recuperassero; tuttavia, i suoi colleghi scappavano sempre da quel compito, con la scusa di esserne allergici o averne paura.
Per questo motivo, anche quella mattina di fine settembre, riuscito a stento a infilarsi la divisa da pompiere, Jungkook era stato inviato a un indirizzo periferico della città, con il fine di salvare un gatto.
Saltò giù dall’automobile con lo stesso spirito speranzoso e positivo che lo accompagnava in tutte le missioni e che contagiava tutti, compreso lo scontroso autista che si ritrovava a scarrozzarlo in quelle occasioni.
La zona era piuttosto deserta e silenziosa, se non per gli insistenti miagolii disperati che giungevano da dietro una casa. Controllando che l’indirizzo fosse effettivamente quello, si diresse a grandi falcate, appesantito dalla divisa, verso l’abitazione, davanti alla quale lo aspettava una figura che cullava qualcosa tra le braccia.
E… Oh. Quel ragazzo dai capelli neri tirati indietro e un fisico minuto quasi nascosto dall’enorme Esotico shorthair la cui vaporosa coda pendeva sulla parte inferiore del corpo non era di certo la vecchietta che Jungkook si aspettava l’avrebbe accolto.
«Salve. È lei che ha chiamato perché aveva un problema con un gatto?» salutò e domandò sbrigativo, visto che gli occhi del ragazzo lo osservavano con aspettativa e speranza. Il loro colore era scuro quasi quanto quello della sua acconciatura, ma trasmetteva tanta dolcezza, anche in quell’occasione.
«Sì. Joonie si è arrampicato sul pesco ma non riesce più a scendere» gli spiegò l’altro, visibilmente preoccupato per la sorte del proprio animale.
Lo condusse attraverso un corridoio lungo, che sfociava in un patio con alcune sedie di vimini su una delle quali era acciambellata una palla di pelo nero sonnecchiante. Davanti a questo, un piccolo giardino rigoglioso e sulla destra un imponente albero di pesco da cui provenivano i miagolii. A lamentarsi non era solamente l’animale che chiedeva aiuto da un ramo abbastanza in alto, ma anche due cuccioli tigrati ai piedi della pianta e un siamese più grande.
Il ragazzo si avvicinò a loro, e così fece Jungkook, le cui gambe vennero immediatamente assalite dai due micetti, che gli si incominciarono a strusciare addosso, sebbene quello che presumeva essere il loro padrone li stesse ammonendo di non farlo.
Non lasciando andare il gatto che aveva già in braccio, cercò di prendere anche gli altri due, che si aggrapparono alla sua pelle con i loro corti artigli. Poi guardò Jungkook, successivamente in alto, forse aspettandosi che avrebbe fatto qualcosa.
Jungkook si riscosse, dopo essere rimasto affascinato da quel ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome, il quale si comportava un po’ come Biancaneve e aveva i suoi stessi modi delicati e amorevoli.
«Non mi sembra il caso di prendere una scala» disse quindi il pompiere, avendo valutato la situazione e le sue stesse capacità.
Iniziò ad arrampicarsi sull’albero, aggrappandosi ai rami e sfruttando la propria agilità e flessibilità. In questo modo, non impiegò molto tempo prima di raggiungere il luogo in cui il gatto grigio continuava a camminare miagolando. Cercando di non spaventarlo, avvicinò per prima una mano e gli fece annusare il proprio odore; in seguito, avendo appurato che non gli avrebbe fatto nulla, lo prese in braccio e, in pochi balzi, si ritrovò a terra.
L’altro ragazzo in un impeto di gioia spalancò le braccia e i gatti emisero un verso sorpreso mentre atterravano sull’erba morbida. Corse verso il pompiere e lo avvolse in uno stretto abbraccio, ringraziandolo calorosamente con un bacio sulla guancia, e sfilò il gatto dalla sua presa, per prenderlo lui e coccolarlo.
«Oh, Joonie. Non provare più a farmi uno scherzo del genere!» lo sgridò in modo affettuoso, mentre quello si strofinava contro il suo collo.
«Hai davvero tanti gatti» affermò Jungkook, ancora un po’ rapito dalla visione amena che aveva riempito i suoi occhi.
«Li adoro alla follia!» gli rispose eccitato il ragazzo, spostando il proprio sguardo dall’animale al pompiere. «Non potrei nemmeno pensare di vivere senza. Ognuno di loro è davvero importante, quindi grazie mille per aver salvato il mio Joonie. Io ho tentato in tutti i modi di farlo scendere, ma forse aveva troppa paura.»
«Non c’è problema» disse tranquillamente Jungkook, regalandogli un sorriso splendente. «Fa parte del mio lavoro, e sono davvero felice di poter salvare qualcuno.»
«Ti va un bicchiere d’acqua?» gli fu domandato. «Questa mattina ho anche preparato una torta alle pesche, ed è stato proprio quando le stavo raccogliendo che Joonie è rimasto sull’albero.»
Jungkook avrebbe davvero voluto poter accettare, ma alla stazione avrebbero potuto aver bisogno di lui ed era ancora in servizio.
Gli sorrise ancora, scusandosi.
«Mi dispiace, ma proprio non posso. Ci potrebbero essere altri gatti incastrati sugli alberi» gli disse, con un occhiolino.
L’altro sembrò rimanerci male, tuttavia gli sorrise a sua volta, e per Jungkook quella fu l’ottava meraviglia del mondo moderno. «Va bene. Spero che ci rivedremo presto, però.»
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Did you see my cats? | Jikook
FanfictionQuattro volte in cui i gatti di Jimin rimangono incastrati da qualche parte e una in cui lo è Jimin. Jungkook è sempre lì ad aiutare.