Jungkook non pensava che “presto” fosse così presto. Certo che ormai non ci si può riprendere da un infarto che ne arriva subito un altro.
Erano passati tre giorni da quando aveva aiutato quel ragazzo senza nome a riavere tra le sue braccia Joonie (aveva pensato spesso a questo nome, ed era giunto alla conclusione che fosse davvero un bel modo per chiamare un gatto); nella cittadina in cui lavorava non era accaduto niente di eclatante, perciò rimuginava con insistenza su quella torta alle pesche rifiutata. Non aveva più visto un micio da quel momento (e doveva ammettere che un po’ gli mancavano).
Non aveva prestato troppa attenzione all’indirizzo a cui si stava recando, fino a quando non aveva riconosciuto le strade percorse metà settimana prima e si era reso conto che la sua meta era la casa del ragazzo ancora innominato. Nel caso gli si fosse presentata una scena simile a quella di qualche giorno prima sapeva perfettamente come comportarsi, e lo avrebbe fatto fulmineamente.
Aprì la portiera e scese dalla vettura velocemente, ansioso di vedere nuovamente quel giovane bellissimo e così dolce e delicato, che, ancora una volta, lo aspettava davanti alla propria abitazione, con lo stesso gatto arancione.
Jungkook si prese qualche secondo per osservarlo meglio. Era vestito semplicemente, con dei pantaloni della tuta neri e una maglioncino verde troppo grande, che gli lasciava ampiamente scoperta una clavicola. Gli sorrideva gentilmente, anche se i suoi occhi lasciavano trasparire ansia. Per il pompiere, era davvero straordinariamente bello.
«Buon pomeriggio» lo salutò. «Joonie è riuscito ancora a salire sull’albero?»
«Ehi! No. Oggi Namjoon non c’entra. Anzi, credo che sia rimasto sconvolto dall’altro giorno, perciò non si avvicina nemmeno più al pesco. Gli gira alla larga.» Ridacchiò, e le sue palpebre si unirono quasi del tutto, a tal punto che la pupilla divenne un sottile spicchio di luna.
«È uno degli altri?»
«Già. Ti assicuro che di solito Yoon è quello più tranquillo. Anzi, è così pigro che a stento si alza dal letto. E se lo fa lo ritrovo sdraiato a terra qualche metro dopo.» Passò delicatamente un palmo sulla pelliccia arancione del gatto che stringeva tra le braccia, e delle basse e costanti fusa iniziarono a diffondersi nell’aria. «Ma oggi anche Jinnie era preoccupato per il suo amico.»
«Jinnie?» chiese Jungkook disorientato.
Il ragazzo prese il micio da sotto le ascelle e lo spinse verso il pompiere, sorridendo. «Jinnie è questo bellissimo esemplare di Esotico a pelo corto» gli spiegò. «L’ho trovato un paio di anni fa per strada, dopo che era stato investito da una macchina. Ci è voluto diverso tempo affinché si riprendesse, ma ora è in perfetta forma.»
Jungkook era sempre più stupito dalla bontà della persona che aveva davanti, perciò gli sorrise a sua volta e si azzardò ad allungare una mano per grattare il gatto sotto le orecchie. «Quindi… Yoon?»
«Ah, sì. Probabilmente voleva solamente raggiungere un topino o qualcosa del genere, ma ora non riesce più a scendere dal mobile, e io sono troppo basso per prenderlo.»
«Vado a prendere la scala. Torno subito» lo avvisò, per poi carpire dal retro dell’automobile ciò di cui aveva bisogno.
Fu condotto in una camera da letto molto ordinata, al centro della quale c’era un letto matrimoniale su cui erano sdraiati alcuni gatti. Contro una parete si trovava un alto mobile di legno scuro, da cui derivavano, come la volta precedente, insistenti miagolii.
«Non so neppure come sia potuto finire lì sopra» gli disse il ragazzo.
«Non importa. Ora lo tiriamo giù.»
In poche e semplici mosse, Yoon era nuovamente tra le braccia del suo padrone, che iniziò a lasciargli piccoli e leggeri baci sul capo.
«Sei la mia più grande salvezza!» urlò al pompiere, abbracciando anche lui.
Jungkook rise, pensando a come l’altro fosse piccolo e allo stesso tempo pieno di vita. I capelli scuri mettevano in risalto la pelle chiara e simile alla porcellana, mentre, data la vicinanza, Jungkook dovette obbligarsi a non assaggiare le sue labbra piene e rosse.
«Questa volta accetterai la torta, vero?»
Il vigile del fuoco, dato che il suo turno era quasi finito ed era piuttosto certo che non sarebbe accaduto nulla mentre lui stava mangiando una torta, accettò.
Si mise a sedere al grande tavolo della cucina, ammobiliata con antine di legno chiaro con alcune venature più scure. Era un ambiente confortevole e luminoso, proprio adatto allo scorcio di personalità che aveva carpito dall’altro ragazzo.
Mentre quest’ultimo gli stava servendo una maestosa fetta di torta alle pesche (si chiese se vivesse solamente di quella), il suo telefono lavorativo squillò e dovette rispondere. Dopo le prime informazioni datagli da una collega, si alzò in piedi in fretta, elargendo al padrone di casa un enorme sorriso di scuse.
«Mi dispiace scappare ancora una volta, ma c’è stato un incendio dall’altra parte della città e hanno bisogno di tutti noi. Sono sicuro che la torta sia buonissima.»
L’altro sembrò realmente dispiaciuto. «Non fa niente. D’altronde è il tuo lavoro. Grazie ancora per essere riuscito a prendere Yoon.»
Lo accompagnò alla porta, mentre anche uno dei gattini tigrati gli si arrampicava sulla caviglia.
«Allora, ciao» lo salutò Jungkook, avviandosi verso la propria macchina abbandonata vicino al marciapiede.
«Aspetta!» gli urlò il ragazzo facendolo girare.
«Sì?»
Sembrò per un secondo imbarazzato. «Posso sapere come ti chiami?»
«Jungkook» gli rispose alzando il tono della voce per farsi sentire. «Tu?»
«Jimin. Spero di rivederti.»
«Anche io, Jimin-ssi.» Salì in macchina e chiuse la portiera e girò la chiave accendendo il motore. «Jimin» ripeté, a bassa voce.
STAI LEGGENDO
Did you see my cats? | Jikook
FanfictionQuattro volte in cui i gatti di Jimin rimangono incastrati da qualche parte e una in cui lo è Jimin. Jungkook è sempre lì ad aiutare.