IV. Jinnie

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Si scoprì che “presto”, quella volta, non era proprio tanto presto. Era passato un mese e mezzo da quando aveva visto Jimin per l’ultima volta e respirava tra le giornate di un novembre freddo e severo. Non aveva dimenticato nemmeno un dettaglio del viso ridente dell’altro ragazzo, tuttavia si chiedeva se ciò sarebbe successo, se non si fosse rinfrescato la memoria osservandolo di nuovo dal vivo. Avrebbe potuto presentarsi a casa sua e chiedergli di andare a un appuntamento, ma se non avesse accettato sarebbe caduto nello sconforto. Per questo motivo, la sua condizione perpetrava in una fase di stasi. 

Tuttavia, il Destino avrebbe fatto per lui il duro lavoro; infatti, non impiegò molto a riconoscere l’indirizzo di Jimin in quello che gli avevano fornito per un’emergenza riguardante gatti. Ormai c’era poco da fare, per lui pensare a un micio equivaleva ritrovarsi la mente piena di immagini del giovane. 

Si chiese quale dei suoi animali fosse andato a ficcarsi in un guaio, giungendo alla conclusione che l’avrebbe scoperto dopo pochi minuti. 

Jimin, come nelle prime due occasioni che l’aveva chiamato, lo attendeva davanti alla porta della casa; tuttavia, non aveva nessun Esotico a pelo corto aggrappato ai suoi avambracci. E questo fu per lui il maggiore indizio. 

“Mi dispiace davvero che tu sia dovuto venire ancora per i miei gatti” gli disse, sembrando quasi sull’orlo delle lacrime. 

Jungkook non poteva vederlo in quelle condizioni, perciò si avvicinò a lui, sperando di non spaventarlo con il suo tocco e gli avvolse un braccio attorno alle spalle, avvicinandolo al suo petto e assumendo il suo tono più dolce.

“Non c’è bisogno di scusarsi, Jimin-ah. Si tratta del mio lavoro, e salvare i tuoi gatti è uno dei compiti più piacevoli che io abbia mai svolto” lo rassicurò.

“Magari pensi che io ti stia chiamando apposta. Ti assicuro che non è così. Sono solo davvero preoccupato per i miei gatti. Si vanno a infilare dappertutto e da solo non riesco a liberarli.”

Lo guardò dispiaciuto, e Jungkook dovette reprimere ancora una volta il desiderio di posare le proprie labbra sulle sue; era sicuro che sarebbero state morbidissime. Invece, appoggiò un palmo sulla sua guancia, per confortarlo. 

“Non ho mai pensato una cosa del genere, e mai lo farò.” Si staccò da lui, dandogli un’ultima pacca rassicurante sulla spalla. “Ora. In che guaio si è cacciato Jinnie?”

Sul volto di Jimin si aprì un tenue ma dolce sorriso. “Jinnie è un gatto davvero goloso. Oggi ho gratinato del pesce e l’ho lasciato sul bancone della cucina. Ero convinto che nessuno ci sarebbe mai arrivato. Al contrario, Jinnie ha deciso di saltarci sopra e ha iniziato a mangiarlo. Quando l’ho colto in flagrante è scappato via con una lisca ancora tra i denti. Ora è sul tetto, che si rifiuta di scendere. Forse pensa che gli ruberei il pesce.”

A Jungkook sembrava solo dannatamente carino. Avrebbe solo voluto avere una briciola in più di coraggio e chiedergli di uscire con lui. 

“Puoi portarmi nel luogo esatto?” gli domandò.

Visto che quella volta la situazione sembrava molto più complicata delle precedenti, Jungkook si allacciò meglio il caschetto e iniziò la sua lenta ma abile scalata. Dopo una decina di minuti era tornato a terra, stringendo il gatto arancione, che aveva iniziato a leccargli la faccia lasciando dietro di sé un persistente odore di pesce. Approfittò che Jinnie fosse tornato da Jimin per passarsi una mano sulla guancia in un mero e superficiale tentativo di pulizia. 

“Non so ancora come ringraziarti!” disse Jimin, con occhi enormi e illuminati dal tiepido sole di novembre. “Vuoi fermarti a pranzo? Prometto di non offrirti in pesce che Jinnie ha deciso di mangiare.”

Anche quel giorno Jungkook avrebbe voluto accettare più di qualsiasi altra cosa, tuttavia proprio quel mezzogiorno doveva pranzare con i suoi colleghi, dato che festeggiavano una ricorrenza di cui lui non si ricordava nemmeno la finalità. Ringraziò declinando la proposta, tendendogli, però, il telefono. 

Jimin lo guardò scettico, con le mani ancora piene della pelliccia del micio arancione. 

“Puoi inserire qui il tuo numero, così puoi chiamarmi direttamente se ci sono dei problemi come questo. Sono l’unico che si occupa di questi, perciò non esitare a contattarmi” gli fece sapere, mentre le piccole dita di Jimin scivolavano sullo schermo del suo cellulare. 

“Jungkook-ah, tu sei la mia più grande salvezza!” esclamò il più piccolo, schioccandogli due grossi baci sulle guance. “Senza di te sarei completamente perso.”

Did you see my cats? | JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora