Capitolo 6

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Sono 5 giorni che mi eviti, mangi sempre prima o dopo di me, la maggior parte del tempo stai chiusa nel tuo studio. Non capisco cosa possa averti fatto...faccio fatica ad ammetterlo, ma mi intristisce questo allontanamento, tra l'altro poi ogni sera viene una ragazza diversa, entrate in una stanza molto probabilmente insonorizzata, perché non sono riuscita a sentire niente, vabbè fatto sta che entrate li dentro e poi la ragazza esce la mattina presto e se ne va. Mi da un fastidio immenso. Perché mi eviti? Perché te ne vai con le altre? Non mi avevi preso qui per quello? Mi stai facendo impazzire...
Qualcuno bussa alla mia porta.

"Avanti!" Lucy entra seguita dall'uomo maggiordomo, di cui non so nemmeno il nome, che ha una pila di libri enormi in mano.

"Ciao cara...questi sono per te!" Poggia i libri sulla scrivania e poi l'uomo maggiordomo esce.

"Per me?" Mi alzo dal letto su cui ero sdraiata.

"Si, Elyza ha assunto un professore che ti insegnerà da casa, farai una specie di esame alla fine di ogni mese e finito l'anno sarai diplomata." Sbuffo, storcendo il naso...la scuola non mi è mancata per nulla. Lucy ridacchia, passandomi una mano sulla schiena in segno di conforto. "Prendila sul serio, ok? Elyza ci tiene all'istruzione."

"Dubito che se ne accorgerebbe, visto che mi evita come la peste!" Ribatto acida, mentre do una sbirciata alle copertine di quei libroni.

"Ti assicuro che se ne accorgerebbe e poi sarebbero dolori...e comunque è vero ti sta evitando, ma ci tiene a te." Mi scappa una risatina isterica. "Alicia dico davvero, la conosco da quando era una mini Elyza e ti posso assicurare che non si è mai interessata a nessuna ragazza come si interessa a te. Ti evita, semplicemente perché lei fa sempre così. Scappa dalle persone a cui vuole bene." La guardo di sottecchi. E se fosse vero?

"Sai dov'è ora?"

"In camera sua...ha una cena di lavoro stasera e si starà preparando."

"Posso andare?" Alza le spalle.

"Provaci..." dopo un'ultima pacca esce. Inizia a piacermi quella Lucy, è proprio una tipa in gamba e davvero simpatica. Mi aggiusto la coda e mi avvio verso la tua camera. Busso. Nessuna risposta. Busso ancora. La porta si apre di scatto, rivelando una te vestita con un pantalone nero, camicia bianca e cravatta tutta aggrovigliata al collo. Mi rivolgi a malapena una sguardo e torni davanti allo specchio, cercando di farti un nodo decente, con però scarsi risultati. Trattengo una risata.

"Che vuoi?" Mi avvicino timida e mi posiziono davanti a te.

"Posso?" Chiedo indicandoti con gli occhi la cravatta, ti metti le mani intasca ed annuisci scocciata. La sciolgo e velocemente ti faccio il nodo. L'ho facevo sempre a mio padre, per cui ho imparato bene. Ti aggiusto il colletto e poi poso le mani sulle tue spalle. Ti scosti.

"Grazie." Mormori, prendendo la giacca dalla sedia.

"C-ci vai da sola?" Alzi un sopracciglio.

"Cosa?"

"Lucy mi ha detto che devi andare ad una cena di lavoro...vai da sola?" Ti infili la giacca.

"No...mi accompagnerà Madison." Serro la mandibola, odio quella donna. Mi avvicino un po'.

"Perché non fai venire me?" Apri un cassetto e scegli un orologio fra i tanti. Lo indossi.

"Perché dovrei portare te, scusa?" Corrugo la fronte...e ora che dico?

"Beh...p-perché...insomma...tu mi hai preso per questo, no?" Ti sposti verso una scarpiera. "Invece te ne vai sempre con le altre. Mi eviti e non mi hai nemmeno mai sfiorata!" Mi rendo conto di quello che ho detto troppo tardi. Finisci di allacciarti la scarpa e ti alzi, venendo verso di me.

"Qual è il problema, esattamente?" Indietreggio.

"P-perché mi eviti? Perché non mi vuoi? Mi era sembrato di capire che non ti facevo poi così tanto schifo..." arrivo fino al muro e mi blocco, poggiandomi contro di esso.

"A me era sembrato di capire che non fossi una lesbica..." ribatti mettendo le mani ai lati della mia testa, impedendo la mia possibile fuga. Rimango in silenzio. Avvicini sempre di più la tua faccia alla mia. "Allora?" Deglutisco.

"I-io...beh n-non." Sono nel panico.

"Vuoi che ti tocchi?" Strabuzzo gli occhi, sei dannatamente diretta. "Vuoi che ti faccia godere?" Dire che sono imbarazzata è un eufemismo. Sigillo gli occhi. "Guardami!" Li riapro lentamente. Una tua mano si sposta sulla mia faccia, scende sul collo, fino ad adagiarsi delicatamente sul seno destro. Mi schiaccio di più contro la parete, cercando di spezzare quel contatto. "Come pensavo..." borbotti, allontanandoti immediatamente. "Non mi piace scopare con chi non vuole farlo a sua volta." Detto questo esci, ritorno a respirare, non mi ero neanche resa conto di non farlo. Mi lascio scivolare per terra. Ma che razza di problemi ho? Prima vengo qui, per fare non so nemmeno io cosa e poi quando mi proponi quello che in un certo senso voglio, ti rifiuto. Il fatto è che forse ho solo paura. Mi alzo di scatto e scendo le scale, ma Madison è già qui, ed ha di già le sue labbra appiccicate sulle tue.

"Stasera posso restare, non è vero?" Ti sussurra all'orecchio mordendoti il lobo subito dopo.

"Stasera devi restare!" Le rispondi strizzando il suo culo sodo. "Ma adesso andiamo o finiremo per fare tardi." Annuisce e sotto braccio vi recate verso la porta, sparendo dietro di essa qualche istante dopo. Stringo i pugni e sconsolata mi lascio cadere sul divano. Ho passato tutta la serata sul divano, a fissare la tv spenta e a domandarmi su cosa voglio davvero. Da una parte mi sento una stupida, insomma tu hai diciamo costretto mio padre a venderemo, per ripagare i suoi debiti, poi m hai anche fatto male a livello fisico e io mi arrabbio se non mi dai attenzioni, mi arrabbio perché usi il corpo di altre donne anziché il mio, per soddisfare i tuoi bisogni fisici. Perché? Perché vorrei baciarti? Perché vorrei essere la prima a cui pensi la mattina e l'ultima a cui pensi la sera? Ma allo stesso tempo, perché ho paura? Sono due le cose, o sto impazzendo o ho già di mio dei problemi seri.
Sono forse quasi le due di notte quando ti sento rientrare. Io non mi sono mossa dal divano, appena entri in soggiorno chiudo gli occhi e faccio finta di dormire. Riesco a sentire da qui, la puzza di quella Madison. E sento anche il rumore viscido dei vostri baci.

"Perché non inizi ad andare di sopra?" Le dici con quella voce roca che ti esce quando sei eccitata.

"Ok" sento il rumore dei suoi tacchi che si allontanano mentre tu ti avvicini a me e ti siedi sul divano. Mi sistemi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e io trattengo il respiro per evitare di muovermi. Una tua mano scivola sotto le ginocchia e l'atra sotto le spalle. Con uno scatto delicato mi sollevi, trasportandomi probabilmente nella mia stanza. Mi adagi sul letto e mi rimbocchi amorevolmente le coperte.

"Come devo fare con te, piccola Alicia?" Sussurri. Mi baci la fronte. "Buonanotte..." detto questo te ne vai, lasciandomi ancora più perplessa.

Yes, Ma'amDove le storie prendono vita. Scoprilo ora