Vita mortale

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Era il 1999, erano passati vari anni dalla fine della seconda guerra definita mondiale, ed altrettanti anni erano passati da quando io ero caduto sulla terra.
Il mondo in questo periodo era più sereno e tranquillo; nuove invenzioni, nuove scoperte e nuovi passatempi. L'uomo è sempre stato così, si stufa subito di ciò che possiede, e vuole sempre curiosare su ciò che ancora non sa, uno dei grandissimi valori che più amavo dell'uomo.
Non sopportavo e non sopporto, invece, quella stupidissiama ossessione che occlude la mente mortale riempendola di un ego infinito e quell'ossessione del mio, il quale è migliore e del tuo che deve essere eliminato.
Quella pazzia che porta la stessa specie a uccidersi a vicenda.

Quanta ignoranaza regnava e regna tutt'oggi.

Mi hanno sempre insegnato che il divino è perfetto, mentre il mortale é peccatore. Quanto erano in torto.
Tutti sbagliano persino noi arcangeli, persino il divino, con una sola differenza l'uomo prova piacere ad errare, mentre il divino si accorge di trovarsi nel buio, e prova quella sensazione di non appartenenza che lo fa riemergere nella luce. Mio fratello Michele fu il primo ad insegnarmelo, prima lui era un demone, ma da subito si accorse che quello non era il suo posto, che il bene lo chiamava con tono così seducente che nessun mostro, diavolo, o che so io potè impedirgli di varcare le porte del paradiso e difendere all'infinito il destino dell'uomo ed essere al servizio del creatore.

La mia solitudine in quegli anni era estrema, non parlavo quasi con nessuno. Anna mi aveva proposto di iscrivermi in una scuola, per svagarmi, per togliermi dalla mente il pensiero di casa, io però non ero pronto ad una vita mortale, e non per egoismo o magari orgoglio, bensì per l'amarezza che quel gesto mi avrebbe provocato.

Speravo sempre in un ritorno di Michele.

In quegli anni, la mia "famiglia" era diminuita; Jonathan era andato a vivere con la sua anima, Mattia e Angelo andavano a scuola quindi non li vedevo quasi mai, mentre Anna e il suo compagno andavano in cerca di nuovi angeli da curare o proteggere. Io invece non avevo nessun passatempo, nessuna emozione. L'oceano era il mio unico punto fisso, quell'infinita distesa di acqua che proseguiva all'infinito, mi ricordava il mio cuore: freddo, vuoto, anche se profondissimo.
Le mie ali si annerivano sempre più spesso, e di volare non ne volevano proprio sapere.

L'odore di salsedine era forte, in quell'altura pareva che il mondo dell'uomo non avesse afflitto il suo desiderio di possesso. Lì sembrava tutto ancestrale: l'erba che si lasciava pettinare dal vento, gli scogli graffiati dalle onde non si lamentavano, gli piaceva, e quella sensazione di trovarsi a casa.
Passavo tutta la mattinata in quell'enorme, e altissima scogliera, ad osservare l'alba e le onde del mare, a cercare di mantenere stabili i sentimenti, a cercare di non far nascere la rabbia. Da quella sarebbe nato l'odio e da quest'ultimo la vendetta che è forse il male più grande di questo universo.
Oramai come ho scritto svariati righi sopra, convivevo con la solitudine, la consideravo una sorella che non avevo mai avuto, e le mie giornate scorrevano come vecchi quadri appesi in museo di arte moderna, che stonavano l'ambiente rendendolo ridicolo.
Era proprio questo che un arcangelo o qualunque altro essere divino avrebbe dovuto evitare: farsi divorare dal rimorso e convivere con la solitudine.

Aspettammo che Angelo e Mattia si diplomarono, poi malgrado le loro lamentele decidemmo di trasferirci, stavolta andavamo a Roma.

"Cris, quest'anno anche tu dovrai iscriverti al liceo.."
L'aereo era partito da qualche ora, non era molto affollato. Io stavo leggendo un giornale che portava la data del 07-11-2007.
"Anna ne abbiamo già parlato..io non riesco a.." Lei, seduta accanto a me, aveva un volto preoccupato e mi zittì senza nemmeno aprire bocca, il suo sguardo era davvero triste, a causa mia.
"E va bene"
Un sorriso le si disegnò nel suo viso perfetto e avvolse anche me.
"Cerca di non farti espellere con quel caratteraccio da demone che ti ritrovi"
Scoppiammo a ridere, io in modo un po' tirato, lei sempre calorosamente accarezzandomi il viso.
"Stavolta sento di poter trovare la mia anima"
Una testa sbucò da dietro il mio sedile. Era Mattia.
"Che sia la volta buona almeno ti togli dai piedi Matt" Si intromise Giosuè con fare divertito. Angelo, Anna e perfino io sorridemmo divertiti, mentre lui restò serio col volto da finto affranto.
"Ridete pure, poi vedremo".

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