Salve a tutte, sono sempre io, la rompi scatole numero uno ahah! Mi dispiace moltissimo di aver cancellato la fanfiction precedente che stavo traducendo su Louis; mi piaceva moltissimo ma mi occupava troppo tempo e non riuscivo ad andare avanti. E poi, avevo molta voglia di far leggere la nuova storia che ho appena finito di scrivere su Niall. Chiedo veramente scusa e se non vorrete leggere questa storia vi capirò, davvero. Forse quando avrò finito con questa mi metterò a tradurre di nuovo. Intanto, per quelle poche che la leggeranno, spero vi piaccia questa nuova fanfiction. Ci ho messo veramente molto impegno. L'avevo pubblicata precedentemente prima ancora di finirla ma siccome non mi convinceva l'ho cancellata e sistemata un po. Sono una tipa abbastanza insicura se non si fosse capito ahah! Comunque spero vi piaccia e godetevi il prologo, un bacio a tutte!
''I will be brave, I will not let anything take away...'' -Christina Perry.
Il silenzio, il silenzio più totale. Non riuscivo a sentire nemmeno il rumore più flebile attorno a me e quel che è peggio è che non riuscivo nemmeno a vedere. L'oscurità mi avvolgeva e io cercavo disperatamente di aprire gli occhi ma non ne avevo la forza. Non ricordavo niente, mi sembrava che la mia mente si fosse completamente azzerata, come se stessi improvvisamente tornando a vivere e stessi ricominciando la mia vita da capo. Cercavo con tutte le mi forze di svegliarmi, di aprire gli occhi, di tornare alla vita reale e lentamente notai che l'oscurità cominciava a farsi meno nitida e la confusione diminuiva. Lentamente riuscì ad aprire completamente gli occhi. Appena aperti, anche se vedevo come appannato, cercai di capire dove mi trovavo e il motivo di tanta confusione. Ero sdraiata in un letto, in una stanza, con le pareti blu scuro, spoglia e triste. Alla mia destra una finestra da cui entrava il sottile riflesso della luce del sole, attraverso le tende, mentre alla mia sinistra la porta dell'entrata della camera. A destra, inoltre, sentivo un ''bip'' incessante che seguiva un certo andamento. Dal mio braccio destro partiva un tubicino collegato ad una flebo e accanto il monitor che emanava quell'incessante rumore.
Ero in ospedale,realizzai,sbarrando gli occhi, anche se ancora non mi sentivo padrona delle mie azioni. Girai il viso verso sinistra e notai una cosa che nella mia attuale confusione non avevo notato prima: Harry,il mio amato fratello maggiore, seduto su una sedia, che dormiva beato.
-Harr-ry- lo chiamai con la poca voce che avevo.
Lo vidi aprire lentamente gli occhi, come avevo fatto io prima, e notai che gli ci volle un po per realizzare che lo avevo chiamato. Quando mi vide con gli occhi aperti si alzò dalla sedia e si sedette subito sul letto accanto a me e mi prese la mano e mi accarezzò una guancia.
-Amber, piccola, come ti senti?-
-Confusa...che è successo Harry?- dissi cercando di alzarmi ma l'addome mi faceva terribilmente male. Infatti feci una smorfia di dolore.
-Ehi, ehi calmati. Resta giù. Devi riposarti. Ti sei appena svegliata- disse accarezzandomi i capelli.
Io appoggiai di nuovo la testa sul cuscino cercando di rilassarmi ma non potevo. Avevo troppe domande.
-Harry...che cosa è successo? Che ci faccio qui? Dove sono mamma e papà?- dissi quasi con le lacrime agli occhi dal nervosismo.
-Ehi...calmati ora ti spiego tutto bimba- disse prendendomi le mani e mantenendo lo sguardo verso il mio. -Tre giorni fa c'è stato un incidente. Tu, mamma e papà avete fatto un incidente stradale. Tu eri grave, molto grave. Stavi rischiando, ma donandoti il mio sangue, sono riusciti a salvarti-
Non riuscivo a crederci. Io e Harry eravamo sempre stati legati, ma ora che mi aveva salvato la vita penso che eravamo praticamente in simbiosi. Il suo sangue mi aveva salvato. Ma non era ancora finita.
-E mamma e papà?- dissi con la voce tremante, ancora sconvolta dal racconto.
Lo vidi abbassare lo sguardo e stringere ancora di più le mie esili mani fra le sue. Aveva cominciato a singhiozzare. Io, nonostante il dolore, cercai di mettermi in posizione semi-eretta e allungarmi verso di lui.
-Harry...- lo chiamai, accarezzandogli una spalla.
Lui mi prese il viso tra le mani e mi stampò un bacio sulla fronte. Si asciugò con il pollice le lacrime e poi mi riprese le mani. Ma a quel punto non servivano parole, era tutto perfettamente chiaro. Ma dovevo sentirmelo dire, ne avevo bisogno, per qualche strano motivo.
-Mamma e papà sono morti sul colpo. Dei testimoni hanno chiamato l'ambulanza ma per mamma e papà era troppo tardi, sono morti prima ancora di arrivare in ospedale. Tu eri sola, rischiavi di morire, così mi hanno chiamato e sono riusciti a salvarti-
Ero totalmente sotto shock. Mi ero svegliata da dieci minuti scarsi, dopo tre giorni, per scoprire che avevo rischiato di morire in un incidente di cui non ricordavo assolutamente nulla e in cui i miei genitori avevano perso la vita. Mentre Harry piangeva con la testa abbassata io non sapevo cosa fare. Non riuscivo a fare niente. Volevo piangere ma non ci riuscivo, volevo scappare, correre via, ma non potevo, volevo tornare indietro nel tempo e avvisare i miei della macchina che si stava per scontrare contro di noi, ma non potevo. Lasciai, semplicemente, che Harry mi avvolgesse in un abbraccio. Forse non soddisfaceva nessuna delle mie richieste ma forse era anche meglio, perché tra le sue braccia riuscì a lasciarmi andare ad un pianto incessante, che forse inconsciamente avevo trattenuto per tre giorni.
-Amber Crystal Styles- disse una voce sull'uscio della porta, entrando, in seguito. -Sono l'infermiera Jones, ma tu puoi chiamarmi Ellie. Da quanto ti sei svegliata?-
Era una ragazza sulla ventina d'anni e sembrava davvero gentile ma mi era appena stato detto di aver perso i miei genitori e di aver rischiato di morire. Una visita era l'ultima cosa che volevo. Per fortuna c'era Harry con me.
-Ellie, mia sorella si è svegliata da si e no venti minuti. Le ho già dato la notizia e in questo momento non credo abbia voglia di essere visitata-
-La visiterò più tardi, ma quindi, devo dedurre che dovrò dire al ragazzo biondo qui fuori, di tornare in un altro momento.-
A quelle parole alzai lo sguardo verso di lei. -Quale ragazzo biondo?- chiesi singhiozzando e con le guance ancora umide dalle lacrime.
-Niall Horan. Viene qui da tre giorni alle 9 per poi andarsene alle 8 di sera. Vuole vederla e finalmente la potrà vedere da sveglia.- mi disse sorridendo.
Niall, il mio migliore amico, la mia metà. Se c'era una persona che non avrei mai rifiutato di vedere era lui. Lo conoscevo da quando avevo otto anni. Era la metà del mio cuore, una presenza indispensabile nella mia vita e che, da questo giorno, sarebbe diventato ancora più indispensabile.
-Lo faccia entrare la prego-
Lei mi sorrise e aprì la porta. Il mio migliore amico si scaraventò immediatamente su di me, stringendomi in un forte abbraccio, ignorando sia Ellie che mio fratello, i quali uscirono, lasciandoci soli. Il suo profumo mi inebriò totalmente, le sue braccia mi strinsero, facendomi gemere di dolore per le ferite all'addome e quando fece per ritirarsi io lo strinsi ancora di più, perché anche se faceva male avevo un disperato bisogno di sentirlo. Perché tra le sue braccia ogni dolore svaniva e tutto riacquistava un senso per me. E al momento avevo un disperato bisogno di entrambe le cose.
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Complications || Niall Horan
FanficAmber e Niall; si sono conosciuti all'età di otto anni. Niall è entrato nella vita di Amber quando lei aveva piu bisogno di qualcuno e da quel momento in poi sono diventati inseparabili. La loro è una storia intensa, passionale ed eterna, ma è anch...