• Pressioni

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Alice osserva il gran marasma che investe l'intera casa con un moto di arrendevolezza, sospira pesantemente e vorrebbe solamente affondare la testa nel cuscino, ricominciando tutto daccapo. È uno di quei giorni in cui vorrebbe rimandare in rewind qualsiasi cosa e compiere scelte diverse, proprio come nei film.
La vita, però, non è una pellicola da poter riavvolgere semplicemente e Alice deve prenderne atto, sebbene le sue ferventi fantasie sarebbero pronte a giurare il contrario. 

Avrebbe dovuto presenziare alla prima recita scolastica di sua figlia, ma il suo lavoro glielo ha impedito. O meglio, il suo secondo lavoro, o aspirante tale direbbero taluni, le ha fatto completamente perdere la cognizione del tempo. 
Come farebbe la giustizia italiana senza di te, ha commentato CC,  prendendosi gioco di lei in un tono che definirebbe quasi amletico. 
E così si è persa il cespuglio più movimentato mai visto in una recita scolastica, o almeno così ha commentato Claudio, sebbene Alice non riesca ancora a inquadrarlo sugli spalti in mezzo a tanti altri genitori entusiasmati. 
Se nemmeno la sua fulgida fantasia riesce a immaginarselo, la cosa è molto grave. 
Tutto questo, però, passa in secondo piano se rivede i video sul cellulare — da non crederci, nella memoria interna di CC si alternano ossa ritrovate e cinquenni che danzano in girotondo —, le sembra di essersi persa un piccolo, grande primo momento. 

Quando la madre della ragazzina di cui ha dovuto effettuare l'autopsia le ha chiesto con tanto trasporto come potrebbe mai andare avanti una madre senza una figlia, Alice si è sentita venire meno. L'istinto materno ha prevaricato e ha instaurato con la suddetta signora un rapporto ben oltre quello professionale, cosa che l'ha inevitabilmente portata a seguire le indagini.
Scelta prontamente commentata ad alta voce da CC, sebbene non abbia osato obiettar nulla quando gli ha fatto presente che da madre si è sentita aprire una voragine dentro. 
Alice sospira nuovamente, mandando in loop il video di cui ormai conosce mosse e movenze secondo per secondo, la giusta punizione che si sta autoinfliggendo per le sue manchevolezze.
La stanchezza fisica la conduce verso un comodo materasso, ma quella mentale non si arresta e così si ritrova stesa a guardare il soffitto, persa in un baratro di pensieri che non accennano a darle tregua.

«Posso sentirti da qui.»
«Sto solo pensando.»
«Appunto.»

Claudio la osserva dallo stipite della porta a braccia conserte, le maniche arrotolate insù fino al gomito e la perenne espressione costernata, ma in un certo qual modo anche un po' intenerita. 
Avanza verso il bordo del letto, può sentire i suoi passi avvicinarsi sempre di più, mentre lei non riesce proprio a staccare gli occhi dal soffitto immacolato.
Claudio tenta di destarla dai suoi pensieri scorrendo con l'indice insù e ingiù sul suo gomito, un gesto che è in ancora in grado di far vibrare le corde del cuore e di attraversarla come una scossa elettrica, tanto fisica quanto emotiva. 

«Dovevo essere presente» denota Alice, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Non è l'ultima recita che faranno, te lo assicuro» ribatte Claudio, lasciandosi sfuggire un sospiro.
Alice si accoccola di lato, con l'intento di volersi fare piccola piccola, massaggiandosi le tempie con fare stanco. 
 «E avrei dovuto fare tante altre cose questa settimana. Non ho trovato nemmeno il tempo di...»
Stare con te, vorrebbe aggiungere, ma non riesce nemmeno a completare la frase.
«Alice...» mormora lui, con quel suo timbro così profondo. «Basta, su. Puoi sempre farle domani. O nei giorni a venire.»
«Sì, ma avrei dovuto — »
Claudio le sfiora la punta del naso con l'indice, un tocco che frena le parole che lottano sulla punta della lingua: «Non avresti dovuto niente. È una pressione che non ha senso, esterna e...»
«Autodistruttiva» conclude Alice, convenendo mentalmente con lui.
Claudio si sdraia accanto a lei, nei loro occhi c'è tutta la consapevolezza di quelle parole e il reciproco sostegno che si danno nel pronunciarle. 
 «Promettimi che me lo ricorderai sempre» proferisce Alice con sguardo supplichevole. «La società non è molto brava a farlo.»
Claudio infila una mano tra i suoi capelli, una sorta di carezza volta a rassicurarla: «Mi tirerò sempre fuori dalla società, lo prometto.»



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note: 

Desideravo davvero pubblicare questa storia (e questa raccolta, ero proprio decisa a postarla quel giorno) l'8 marzo, ma causa lavoro è slittata un po'... poco male, perché (pur banale che possa sembrare) la festa della donna dovrebbe essere una protesta costante, pur attraverso le fan fiction. Perché le fan fiction, come tante altre forme, ci danno un resoconto di vita (oltre a intrattenerci). 

Quindi, mi è venuta in mente questa storia pensando e leggendo il gap salariale, le pressioni a cui ancora oggi le donne  sono costrette e il modo in cui la società adotta due pesi e due misure. Molto su cui riflettere. Molto su cui lavorare. 

Ieri, oggi, domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora