• L'importanza di chiamarsi CC

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Alice non riesce a distogliere lo sguardo dalla sua piccolina, è un amore talmente grande quel che prova dentro e all'infuori di sé che rimarrebbe incatenata ai suoi occhioni cerulei per ore.
Chiara emette dei piccoli mugugni di tanto in tanto e Alice li vede, molto maternamente, come dei segnali rivoltele, così le risistema il ciuccio con le dita e la dondola tra le sue braccia.
È così tenera avvolta nella sua tutina a righe gialle e nere, una scelta che le è costata la prevedibilissima disapprovazione di CC qualche mese addietro. 

«Allora, la vogliamo rimettere nell'alveare?»
Claudio spunta nella cameretta a braccia conserte e, Alice lo deve ammettere, la genitorialità ha elevato il suo sarcasmo a tutt'altro rango.
«Ah-ah. Papà ha il senso dell'umorismo stasera.»

Lui sembra perso nei suoi pensieri per qualche attimo, probabilmente deve ancora fare l'abitudine alla nuovissima definizione.
Alice, intanto, si issa dalla sedia a dondolo e poggia il suo frugoletto nella culla, facendo roteare le stelline a forma di pupazzetto. In verità è soprattutto lei a trovare quello spettacolino rilassante, quasi terapeutico, ma non lo ammetterà mai ad alta voce.

«Buonanotte Chiara.»

Alice le sfila il ciuccio, mentre Claudio rimane con le braccia poggiate sulla ringhiera della culla, a contemplare cotanto splendore. Claudio cerca lo sguardo curioso della loro bambina, si innamora di quel che pensa siano sorrisi appena abbozzati e si perde nei suoi lineamenti quando lei tende le manine burrose verso una direzione non ben precisata. Tutto ciò è molto tenero da osservare, è come conoscere un altro volto di suo marito.
Alice si perde con lo sguardo in quella scena e non può fare a meno di osservare che anche lui, forse,  sta facendo la conoscenza di un ulteriore sé stesso, ancor più amplificato. 
Chissà. 

«Certo che ha un nome importante» sentenzia lui, senza distogliere lo sguardo.
«In che senso?»
Alice corruga la fronte del tutto confusa, mentre Claudio ha tutta l'aria di essere sul punto di farsi beffa di lei. 
«Abbiamo una ulteriore CC...»
«Oh, ci risiamo. Hai avuto la tua possibilità di appellarti ai tempi.»

Alza le mani in segno di resa, ripensa al fatto che sino alla fine era stata una discussione a suon di nomi e infine aveva trionfato un'altra C.
Nessun motivo particolare, erano solo convenuti che suonava particolarmente bene. 

«E chi si lamenta» proferisce argutamente, ma non sembra troppo convinto. «Però, sarebbe ingiusto...»
Ora Claudio si volta in sua direzione, attraendola verso di sé con le braccia. Alice si issa un po' sulle punte, protendendo verso le sue labbra.
«Sentiamo, cosa sarebbe ingiusto?»
Claudio fa fatica a trovare le parole o, ad essere più precisi, se le farebbe tirar fuori con le pinze a mani nude anziché ammettere ciò che pensa.
«Se dovessero esserci altre...» indirizza lo sguardo per un sol momento verso la culla. «... api.»
«Api?»
Da un lato Alice vorrebbe scoppiare a ridere, dall'altro le sembra così amorevole quel che CC sta tentando di dirle che non vuol distruggere la magia del momento. 
«Sì, insomma, hai capito. Provocheremmo loro gelosie involontarie, screzi e sarebbe francamente poco carino.»
«Oh. Se hanno crisi di identità glielo spieghi tu, affare fatto?»

Lui fa una smorfia un po' contrita, quindi Alice poggia una mano sul cuore con aria solenne: «Comunque, non temere: tu avrai sempre il copyright, sarai eternamente il mio CC. Alle laboriose apine, presenti e future, non verrà mai ceduto questo titolo.»
Non sa come siano finiti a tirar fuori cotante metafore, ma se riescono a far breccia nel carattere introverso di Claudio, allora ben venga. 
«O ai fuchi» precisa lui, con la sempiterna aria da maestro. 
«I che?»
«I fuchi. Sono le api di sesso maschile.»
Alice sbarra gli occhi, mentre lui se ne compiace di sottecchi – ma, in fondo, nemmeno tanto furtivamente. 
«Ma vogliamo continuare questa preziosa lezione di entomologia o vogliamo andare a letto?»
Claudio le sfiora la punta del naso con le labbra, dopodiché la prende per mano e, lanciando un ultimo sguardo alla sgargiantissima tutina dallo stipite della porta, non può fare a meno di trattenersi. 
«Io te l'avevo detto che nulla di buono ne sarebbe uscito da quell'acquisto...»

Ieri, oggi, domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora