• Ieri, oggi, domani

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• Ieri


Luglio 2020


Difficile rientrare a casa e non provare una morsa al cuore vedendo Alice in posizione fetale sul divano il più delle volte, rinchiusa all'interno di una stanza che sarebbe dovuta essere ben più disordinata. 

Alcuni mesi prima, nella foga del momento, Claudio aveva liberato il suo studio – lamentandosi di tutti i faldoni e le ricerche che avrebbe dovuto spostare perlopiù – prima di rendersi conto che avrebbe lasciato spazio a ben altro. 
Quell'altro, quell'amore, che avrebbe riempito l'atmosfera giorno dopo giorno, stupendosi di quanto sarebbero stati in grado di donarne. Scoprendo, per l'appunto, quanto potesse essere davvero illimitato l'amore.  

Claudio fa capolino all'interno della stanza con forzata flemma, trovandola avvolta in un cardigan extra large e i capelli lasciati cadere blandamente di lato: «Toc-toc.»
Lei non muove il muscolo, anzi, si stringe ancor di più in quel golf che la fa apparire ancor più piccola di quanto sembri ai suoi occhi. 
Claudio si arrotola le maniche all'insù, si inginocchia per poter incontrare il suo sguardo e soffre un po', sempre dentro e mai all'infuori, quando nota che Alice ne sembra quasi infastidita, tediata e, ancor più, quando le scosta un ciuffo ribelle e lei fa per allontanarsi. 
 
«Come ti senti...»

È una constatazione, dannatamente relativa invero, anziché una domanda. 
Claudio vorrebbe dare alle loro conversazioni un taglio decisamente diverso, ma se tirano in ballo l'argomento finiscono col darsi addosso a vicenda e le coltellate che sono in grado di darsi feriscono ben più in profondo della carne.
È una triste consapevolezza che le tragedie portano con sé, nella maniera più atroce possibile.

«Non sento niente. È questo il problema» sussurra Alice con un fil di voce. «Niente...»

Si raccoglie le ginocchia verso l'alto con le braccia, lo sguardo perso nel vuoto mentre pronuncia mellifluamente quelle parole. 
Ne sente tutto il peso, le costano uno sforzo talmente sovrumano da farle avvertire un gran singulto al cuore e un'arrendevole sensazione all'altezza della gola. 
Claudio le tende una mano, o forse un'ancora, sfiorando la stoffa del cardigan e tutto quel che ne ottiene è uno sguardo denso di disapprovazione, talmente freddo da rendergli impossibile riconoscere i lineamenti della sua Alice.

«Per favore.»

Quel tono che un tempo si sarebbe potuto definire quasi supplichevole, ora è tacciato da un incrollabile freddezza.
Claudio lo ha scoperto attraverso il dolore di Alice, il dolore che preferisce tener separato dal suo, altrimenti crollerebbero entrambi: la freddezza di sua moglie fa talmente male da rendergli impossibile qualsiasi azione, anche la più semplice. 
Quel dolore, però, non deve passare attraverso i suoi di occhi, altrimenti si riempirebbero di lacrime e non è questo il momento di crollare, non quando Alice è così fragile e vitrea.
Si accollerà anche quel peso, tenendolo ben riposto nel cuore, affinché possa essere in grado di guarire quello di Alice, ferito e tramortito dal dolore. 
Anche a costo di mettere sotto al tappeto il suo stato d'animo, anche a costo di ricucire malamente i pezzi del proprio cuore. 
D'altronde, ha ben più caro quello di Alice del proprio.   


Oggi


«Mamma, io ero qui?»

Chiara poggia le dita, tutti e cinque i polpastrelli per la precisione, sulle vecchie ecografie che sta risistemando.
A onor del vero, ciò che sta sistemando sono le cianfrusaglie che si trovano in ripostiglio – tutto quell'insieme di cose che vanno sotto la sempiterna nomenclatura del lo farò dopo.
Dopo cinque anni, per inciso.
Alice dà una sbirciata alla data riportata sul faldone, pur non avendone davvero bisogno, e una morsa le si stringe al petto. Gli occhioni dei suoi bambini la osservano con sguardo indagatore, poiché lei è l'adulta che ha tutte le risposte dalla loro prospettiva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 14, 2021 ⏰

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